I laghi Maggiore e d’Orta visti dall’occhio appassionato di Walter Zerla. Il fotografo cusiano, già autore di un libro sui laghi, ripropone oggi una nuova opera con centinaia di immagini che illustrano la vita sui due grandi specchi d’acqua del Nord Piemonte.

Un racconto per immagini e più che un libro fotografico quello di Zerla è un atto d’amore nei confronti del Maggiore e del bacino di Orta, che lui ha percorso in barca a vela.

Per realizzare questo nuovo volume ha trascorso quasi tre anni in barca, a volte da solo altre con amici, nella quiete solitaria: sospeso tra acqua e cielo, a volte condividendo momenti di attesa, «rubando» il sorgere del sole o il momento del crepuscolo, cogliendo le più piccole sfumature della luce sull’acqua.

Mai un istante è uguale all’altro: «Tre anni di vela e di attesa, di scatti rubati alle albe e ai tramonti, trasformati in immagini che custodiscono l’intimità e l’anima dei due laghi – dice Walter Zerla – questa non è una semplice ristampa: è un libro rinnovato, arricchito da immagini inedite realizzate con un drone che decollava direttamente dalla barca per catturare prospettive mai viste prima. Come lo sguardo libero di un gabbiano, le fotografie sorvolano porti, paesi e rive, regalando una visione sospesa che intreccia cielo, acqua e pietra in un’unica narrazione». Immagini che parlano, parole sussurrate. Sembra di ascoltare, attraverso le foto, i silenzi, lo sciabordio delle onde che si infrangono sulle rive e il gioco dei riflessi delle vele nell’acqua. Il tutto diventa un magico gioco di caleidoscopio e l’insieme si trasforma in una sinfonia dove le note sono le foto, l’obiettivo è l’orchestra.

Walter Zerla, il fotografo ossolano che ha archiviato i volti dei suoi compaesani

La qualità dell’acqua
Questa nuova edizione si lega inoltre al progetto scientifico Sailing, promosso dal Cnr di Pallanza e sostenuto da Fantini rubinetti, che studia la qualità delle acque e la sostenibilità dei laghi.

La fotografia e la ricerca si incontrano così in un dialogo fecondo: arte e scienza insieme per custodire e raccontare la fragilità e la bellezza dell’acqua, bene prezioso e condiviso.

«La vela – conclude Zerla – non è soltanto un mezzo per attraversare il lago, ma un modo per abitarlo, ascoltarlo e riconoscere in esso il riflesso della nostra interiorità. Il libro non si limita a fissare immagini, ma custodisce la memoria viva di un territorio, restituendo ai lettori il respiro lento dei laghi, lo sguardo alto di un gabbiano e il tempo sospeso della navigazione».