L’addio di Christian Horner, in un clima di incertezza attorno alla Red Bull, ha rappresentato l’atto che ha dato il via alla rivoluzione della scuderia di Milton Keynes. Un cambio al vertice dopo oltre vent’anni al comando che porta con sé conseguenze profonde per l’intero universo legato al marchio delle bibite più famoso al mondo.

Non è un segreto che, negli ultimi mesi, la visione della componente austriaca e di quella thailandese del gruppo abbia portato a gestioni differenti di alcune situazioni chiave, con i giochi di potere che hanno inciso nella definizione della strategia del team. L’uscita di Horner, però, è solo il primo passo di una ristrutturazione ben più ampia all’interno dell’organizzazione.

Secondo quanto raccontato dal consigliere Red Bull, Helmut Marko, la decisione di congedare l’ex Team Principal sarebbe stata presa internamente da Oliver Mintzlaff, uno dei tre amministratori delegati del gruppo che aveva preso le deleghe sportive per il marchio alla morte di Dietrisch Mateschitz.

Oliver Mintzlaff, Managing director Red Bull GmbH, Christian Horner, Team Principal Red Bull Racing

Oliver Mintzlaff, Managing director Red Bull GmbH, Christian Horner, Team Principal Red Bull Racing

Foto di: Red Bull Content Pool

L’addio di Horner è stato deciso da Mintzlaff 

Parlando durante il weekend del Gran Premio del Belgio, Marko ha spiegato alcuni dietro le quinte della vicenda e il perché l’addio di Horner rappresenti un momento di ristrutturazione per tutto il gruppo: “La decisione è stata presa dalla direzione, nello specifico da Oliver Mintzlaff”, Marko ha dichiarato a Sky.

“Abbiamo informato Christian Horner martedì a Londra. Lo abbiamo ringraziato ufficialmente per i suoi vent’anni di servizio e per gli otto titoli mondiali conquistati.” Nonostante l’enorme contributo dato alla crescita del team, con un ruolo centrale nella trasformazione che ha portato Red Bull ai vertici della F1, il rapporto si è incrinato: diversi fattori hanno portato alla separazione, segnando la fine di un’era.

“Diversi fattori hanno influito. Ma, soprattutto, le prestazioni non erano all’altezza delle aspettative”, ha aggiunto Marko, il quale ha spostato il focus sulle prestazioni, con una Red Bull che, sebbene possa dire di aver vinto il titolo nel 2024, in realtà sta vivendo una fase calante che ha radici ben più lontane di quanto racconti la bacheca in cui esporre i trofei.

Christian Horner, Red Bull Racing

Christian Horner, Red Bull Racing

Foto di: Red Bull Content Pool

Il punto non è tanto la prestazione pura, perché in molteplici occasioni la RB21 con Max Verstappen al volante si è presa il ruolo di seconda forza, ma più il trend, perché la squadra di Milton Keynes è passata dall’essere prima forza al dover costantemente rincorrere, a cui si sono aggiunte tutte le uscite di figure che hanno avuto un ruolo chiave nei successi del team. Addi impossibili da ignorare.

Tuttavia, nelle parole di Marko si può cercare un secondo tema, ovvero l’intenzione della parte austriaca della Rd Bull di esercitare un controllo più diretto sull’operato del team di Milton Keynes. Quella che per anni è stata considerata la “roccaforte” di Horner, ora è sotto revisione da parte della leadership austriaca.

Horner, infatti, è stato a lungo responsabile non solo del team di Formula 1, ma anche dei dipartimenti in qualche modo connessi, come Red Bull Technology (dedicata allo sviluppo tecnico), il nuovo reparto Red Bull Powertrains, Red Bull Powertrains 2026, Red Bull Advanced Technologies e Red Bull Advanced Services. Tutte aree di cui Horner era amministratore diretto.

“Stiamo rivedendo ogni aspetto per ottenere la massima efficienza”, ha commentato Marko parlando a ORF, emittente tedesca vicina al mondo Red Bull, prima di aggiungere come Horner avesse il controllo diretto su più aree, anche quelle più sensibili sul fronte delle prestazioni.

Christian Horner, Red Bull Racing

Christian Horner, Red Bull Racing

Foto di: Red Bull Content Pool

“L’ambito delle responsabilità di Horner era… o meglio, controllava tutto ed era coinvolto in ogni dettaglio. Questo, inevitabilmente, ha creato delle aree in cui le prestazioni hanno risentito. Per questo ora l’obiettivo è avere in quel ruolo un ingegnere preparato, con un forte accento sul reparto corse”. Non è un caso che a prendere il posto di Horner sia stato un… ingegnere.

A Mekies meno poteri e responsabilità ridistribuite 

Certo, è chiaro che la scelta più logica ricadesse proprio su Laurent Mekies, nonostante in caso di rifiuto da parte del francese Red Bull aveva già pronto un piano B. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, il francese ha guidato la Racing Bulls, ottenendo dei buon risultati e, soprattutto, creando un buon clima in quella che è stata una fase di rivoluzione per la squadra faentina, complice lo spostamento a Milton Keynes.

Sebbene, formalmente, Mekies detenga lo stesso incarico di Horner, ovvero quello di CEO e TP Red Bull, in realtà ci saranno profonde differenze nel come verrà attuato il suo ruolo. L’intenzione è infatti quella di distribuire i compiti che, in precedenza, era accentrati completamente attorno a una sola persona e a una sola figura, quella di Horner.

Durante questa fase di transizione, la parte austriaca dell’azienda sta assumendo un ruolo più attivo nella gestione quotidiana di Red Bull Racing: “Il focus deve essere sul team. Certamente ci sono reparti come marketing e comunicazione, dove il gruppo di Salisburgo vanta una grande competenza in questi settori. Fino alla nomina dei nuovi responsabili, saranno proprio loro [il gruppo a Salisburgo] a fornire supporto operativo”.

Max Verstappen, Red Bull Racing, Laurent Mekies, Red Bull Racing Team Principal

Max Verstappen, Red Bull Racing, Laurent Mekies, Red Bull Racing Team Principal

Foto di: Red Bull Content Pool

Il passato tecnico di Mekies viene visto come un grande punto di forza, secondo Marko: “Altri team hanno già mostrato quanto sia vantaggioso questo approccio. Abbiamo visto il grande lavoro fatto da Mekies con i Racing Bulls. La squadra ha compiuto dei progressi, sia dal punto di vista tecnico che su quello dell’immagine”.

A differenza di quanto avvenuto con Horner, che in vent’anni nel ruolo di Team Principal e CEO era stato in grado di costruire la propria tela, il focus di Mekies dovrebbe essere totalmente sul team di gara, con un campo d’azione ristretto rispetto al suo predecessore.

“A Milton Keynes ci sono 2000 dipendenti. Mekies si concentrerà principalmente sugli aspetti tecnici e sul reparto corse. Marketing, progetto RB17 e Powertrains avranno ognuno un responsabile dedicato, così da liberare Mekies e permettergli di concentrarsi pienamente sul successo in pista”, ha raccontato Marko, illustrando come Red Bull si sta riorganizzando distribuendo i poter interni con una figura interna che si occupi di determinati settori specifici.

Questa riorganizzazione non solo alleggerisce Mekies da un eccessivo carico di responsabilità, ma punta anche a ottimizzare l’efficienza del team, liberando risorse e permettendo una concentrazione maggiore sugli aspetti tecnici cruciali. Ma è chiaro che al di là dell questioni di “pista”, dietro a questa ristrutturazione vi sia anche l’intenzione di cambiare rotta ed evitare un’eccessiva centralizzazione del potere.

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