Per il secondo anno consecutivo Lecce si conferma crocevia del dibattito architettonico nazionale. Merito di Architects Meet, il meeting nazionale promosso dall’Associazione Italiana di Architettura e Critica (in collaborazione con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecce e il supporto del Comune di Lecce, del Polo Biblio-Museale e della Direzione Regionale Musei Nazionali Puglia) che per tre giorni ha trasformato la città in un laboratorio aperto di confronto tra progettisti, studiosi e istituzioni, fornendo l’occasione perfetta per attivare un dialogo sulla qualità del progetto e sulla necessità di restituire centralità al dibattito architettonico come strumento di crescita, culturale e territoriale. “Una partecipazione ampia e attenta, con architetti giunti da ogni regione d’Italia – ha dichiarato Franco De Lorenzi, neo presidente dell’Ordine di Lecce – “che ha confermato l’importanza di Architects Meet come piattaforma di scambio tra professionisti e decisori istituzionali”.
A guidare le tre giornate al Convitto Palmieri – quest’anno organizzate con un format rinnovato, basato su tavole rotonde composte da 6 progettisti chiamati via via a presentare e poi a confrontarsi su alcuni topic, comuni o non, emersi dai loro progetti – il tema scelto per l’edizione 2025: “RE-Frame. Corpi, Terre, Architetture“, riflessione collettiva sul ruolo dell’architettura come dispositivo relazionale tra chi abita, il territorio e la materia che lo compone.
Tre, inoltre, le mostre che hanno accompagnato il fitto palinsesto di incontri: la principale, RE-Frame, raccolta di book e maquette allestita nel chiostro centrale grazie al supporto di Daniele Corsaro e Ghisellini Architetti. Perfect Toilets, il progetto itinerante curato da IoArch+Tork che oggi conta all’attivo 35 progetti e che mira a collezionarne 100 da presentare l’anno venturo a Venezia in un grande evento dedicato. E 10+1, le migliori grafiche di AIAC disegnate da Superficial Studio rese plaid morbidissimi grazie alla collaborazione speciale con Lanificio Leo.
In alto foto di Moreno Maggi. Sul palco da sinistra: Cino Zucchi, Nicolangelo Barletti, Guendalina Salimei, Vincenzo De Risi e Laura Corvino De Risi, Massimo Crusi (Presidente CNAPPC), Adriana Poli Bortone (Sindaco di Lecce), Luigi Prestinenza Puglisi, Franco De Lorenzi (Presidente OAPPC Lecce), Bernardo Monticelli Cuggiò (presidente Consiglio Comunale di Lecce), Antonio Zunno (Soprintendente Archeologia belle Arti e Paesaggio Brindisi e Lecce) e Mino Antonaci.
Due temi chiave: Intelligenza artificiale e Concorsi di architettura
Tra i tanti temi emersi durante la tre giorni leccese di dibattiti e presentazioni, due sono stati quelli che hanno maggiormente creato interesse e partecipazione nell’audience. Il panel del venerdì dedicato alle implicazioni etiche, estetiche e alle prospettive applicative dell’intelligenza artificiale per l’architettura – a cui hanno preso parte Massimo Russo, Massimo Roj di Progetto CMR, Daniele Verdesca, Ilaria Cavaliere e Dario Costantino.
E quello, caldissimo, dedicato alla riforma dei concorsi di architettura, intesi (alla francese) come strumento di trasparenza, qualità e innovazione per la trasformazione urbana. Un confronto aperto, nato in un sentito dibattito con la platea di professionisti, che ha messo a fuoco la necessità di garantire ai progettisti condizioni eque di partecipazione, giurie iperqualificate, rimborsi, tempi certi e valorizzazione del merito come leva per la qualità dello spazio costruito. “[..]L’idea di quest’anno” commenta Luigi Prestinenza Puglisi “è anche quella di fornire all’Amministrazione un supporto, un suggerimento, per i Concorsi che vorrà intraprendere nel futuro. Per questo prepareremo una Lettera, in cui vengono sottolineati i punti importanti perché un Concorso vada a buon fine, evitando quegli inconvenienti determinati da una cattiva gestione del concorso stesso. Obiettivo, favorire e produrre architettura eccellente. La Lettera è il racconto di alcuni tra i migliori architetti italiani al Sindaco e all’intera Città: idee per garantire un Concorso efficiente.”
Premi Nazionali Architects Meet
MPA Moreno Pivetti Architecture, LCA Architetti, Ambientevario, Sergio Bianchi
Tra le mission principali di questa manifestazione, la volontà di far emergere la qualità di un’architettura spesso marginale e poco raccontata, composta da una costellazione di progettisti capacissimi, poetici e a volte coraggiosi. Per questo, Architect Meet ogni anno assegna dei premi nazionali – quattro stavolta – che siano un riconoscimento formale verso l’impegno, la sensibilità, la particolare aderenza al tema di alcuni progettisti.
A vincere, con una menzione speciale anche per il set up particolarmente curato presentato in mostra, MPA Moreno Pivetti Architecture, con l’intervento “Lì dove erano i Canapai” , raffinato restauro (con adeguamento sismico incluso) della Corte Il Castello oggi Nuovo Opificio di conoscenza, lungo fabbricato a stecca a Bondeno (Ferrara) riconvertito per usi civici con capacità critica e insieme creativa, soluzioni tecnologiche ma rispettose.

Luca Compri di LCA Architetti, per Casa Quattro; intervento residenziale ex novo a Magnago, una casa archetipica, essenziale, realizzata interamente con materiali naturali, legno, paglia di riso e sughero (trattato con il laser per ottenere un pattern). Un involucro altamente performante sia dal punto di vista dell’efficienza energetica che della sostenibilità: grazie alla sua coibentazione perfetta e 100% naturale, il fabbricato consuma, infatti, meno di 20 euro di energia al mese.

Casa Quattro a Magnago (MI) di LCA Architetti
Ad Ambientevario – lo studio fondato da Duccio Randazzo, architetto e Francesca Cibelli, ingegnere – per La Molinella; innesto abitativo di un complesso edilizio nato a fine Ottocento nei pressi di un antico mulino a Formigine (Modena). Un intervento che riflette sul rapporto tra permanenza e trasformazione, tra contemporaneità e memoria, instaurando un dialogo tra passato e presente: come nel grande muro in mattoni faccia a vista, ricostruito sul tracciato originario utilizzando i mattoni storici recuperati, oggi trasformato in area di transizione tra il pubblico e il privato, tra il nuovo e l’antico. O nelle bucature, fedelmente ripristinate secondo l’impianto originario, restituendo al prospetto la scansione storica. Sul piano espressivo, la matericità dei mattoni si confronta con l’essenzialità dei nuovi volumi abitativi, mentre le strutture metalliche verniciate in rosso ciliegia richiamano esplicitamente il linguaggio tipico delle architetture agricole rurali della zona.

La Molinella a Formigine (MO) di Ambientevario
E infine a Sergio Bianchi, per Casa a Bellegra, intervento residenziale nella campagna romana esito del concorso internazionale ‘Una casa a Bellegra. Nuovi modi di abitare la campagna’ bandito ai primi anni Duemila dall’In/Arch e promosso dal suo segretario storico Nicola Di Risi – a cui tra l’altro questa edizione è stata dedicata nel centenario della nascita – con il patrocinio del Comune di Bellegra e dell’Accademia di Francia. Un edificio posto in posizione panoramica che sembra planare nel paesaggio, su un lotto in declivio, composto da un nucleo centrale – in setti di calcestruzzo rivestiti in pietra locale – da cui si dirama una complessa struttura metallica sospesa fatta di terrazze, brise-soleil di copertura e passerelle aeree che consentono di raggiungere autonomamente i vari piani.

Casa a Bellegra (RM) di Sergio Bianchi
Premi Lecce Architettura
Guendalina Salimei, Beniamino Barletti, Orazio Antonaci
Assegnati poi per la prima volta dal Comune, i Premi Lecce Architettura 2025: uno a Guendalina Salimei, curatrice del Padiglione Italia all’ultima Biennale di Architettura di Venezia, per la sua ricerca che valorizza e mette al centro il rapporto con il mare, le coste ed il Mediterraneo. E due dedicati alla memoria di Beniamino Barletti (1912-1994) e Orazio Antonaci, figure di spicco note per il loro impegno nella qualità architettonica locale.

Guendalina Salimei – Premio Lecce Architettura 2025 © Foto Moreno Maggi

Beniamino Barletti – Premio Lecce alla memoria 2025
Orazio Antonaci – Premio Lecce alla memoria 2025 2025
A Cino Zucchi il Premio Internazionale
Il premio a Cino Zucchi – assegnato per la sua capacità di coniugare ricerca progettuale e linguaggio accessibile, con opere che sanno parlare tanto agli specialisti quanto ad un pubblico più ampio – si inserisce in una lunga compagine di altri nomi illustri del panorama internazionale. Nel corso delle sue quattordici edizioni, infatti, Architects meet ha premiato, nell’ordine: Daniel Libeskind (2011), Massimiliano Fuksas (2012), Mario Bellini (2013), Benedetta Tagliabue (2014), William Alsop (2015), Allies and Morrison (2016), Dominique Perrault (2017), RCR Arquitectes (2018), Francisco Mangado (2019), ELASTICOfarm (2021), Haworth Tompinks (2022), Reverie Architecture e Joao Nunes (2023) mentre lo scorso anno – il primo a Lecce, dopo i precedenti 12 meeting nel Parco Archeologico di Selinunte – a Manuel Aires Mateus.
Ha intrattenuto la platea per oltre un’ora Cino Zucchi, autore di una brillantissima lectio magistralis al Teatro Paisiello, dal titolo “Copycat. Empatia e invidia come generatori di forma”. Non un semplice racconto dei suoi lavori – lasciati quasi al margine – ma un’intensa riflessione (tantissime le suggestioni, dall’arte alla scienza, dall’architettura alla pubblicità, dal cinema ai … sul ruolo della creatività, dell’identità, dell’appartenenza, dell’autorialità. Dell’approccio, ancor prima del linguaggio formale, sintesi di un insieme visivo e culturale complesso, stratificato, conscio e inconscio. E delle tante relazioni, umane e professionali, che arricchiscono questa dimensione (bello il momento in cui ripercorre il suo rapporto con Luigi Caccia Dominioni, gigante del Novecento milanese, che quasi centenario ancora gli correggeva le planimetrie – certo di migliorarle – con una bic rossa).

Cino Zucchi Premio Internazionale Architects Meet 2025 © Foto Moreno Maggi

Cino Zucchi Premio Internazionale Architects Meet 2025 © Foto Moreno Maggi
“Se un tempo l’architetto era un compositore, oggi è un dj che remixa” ha infatti dichiarato Zucchi. Che suona, a proposito, un po’ come il famoso “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” del chimico francese Antoine Laurent de Lavoisier. Tutto oggi è riformulato, tutto si mescola, si ibrida, si contamina, frutto di tanti immaginari. Tutto è generato da un pensiero che si lega al contesto in cui si opera, alle tante storie che quel luogo contiene e conterrà.
Nel caso dello studio CZA con un fattore ricorrente, un ritmo di facciata riconoscibile, fatto di pieni e di vuoti, colori e più materiali, che scherzosamente lo stesso Zucchi ha soprannominato “lo sfalsino” (il cui capostipite sembra essere Rafael Moneo a Murcia).
Testimoni di questa ricerca ormai ultratrentennale, alcuni dei progetti presentati alla lecture: dalla piccola chiesa a Sesto San Giovanni, primo premio di un concorso ad invito bandito dalla Cei per la realizzazione di una nuova parrocchia che sostituisse la chiesa-capannone costruita negli anni sessanta da alcuni preti operai, all’allestimento fatto alla 13° Biennale di Architettura di Venezia “Common Ground”. Dall’installazione Augmentend Architecture, una grande “maschera” in resina che è la riproduzione stretchata della parte superiore del portale esistente nel cortile Richini dell’ex Ospedale Maggiore di Milano, realizzata per il fuoriSalone 2021 (con Mapei) passando per la riforma della ex Alfa Romeo a Portello. Ma anche, diversi esempi residenziali e mixed use a torre, dal social housing a Cascina Merlata fino a edifici per uffici a Bordeaux e il Lavazza Campus a Torino, nuova sede centrale dell’azienda nata dalla ristrutturazione dell’ex centrale elettrica Enel.

Lavazza Campus a Torino, dettaglio pattern facciata © photo Andrea Martiradonna

Chiesa della Resurrezione di Cristo a Sesto San Giovanni, Milano © photo Cino Zucchi
A chiudere questo viaggio, il progetto – o meglio un edificio parte di un progetto più ampio, la riconversione dell’ex Junghans realizzato alla Giudecca – che l’ha reso un architetto noto: l’edificio D, nuova costruzione che sostituisce un fabbricato all’angolo tra due canali (pur preservandone la ciminiera in mattoni, memoria del suo passato industriale), caratterizzato da una massa cubica e un sistema di bucature irregolari contornate di bianco (omaggio diretto a Gabetti e Isola).

Edificio D, Venezia © photo Pietro Savorelli e Cino Zucchi

Lo Staff . da sinistra: Zaira Magliozzi, Federica Russo (studio Valari), Luigi Prestinenza Puglisi, Chiara Marchionni, Nadia Bakhtafrouz, Giulia Mura e Alice Ilardi © Foto Moreno Maggi
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pubblicato il: 03/11/2025