Un ricatto pianificato nei minimi dettagli e finalizzato alla pubblicazione di messaggi compromettenti. Secondo quanto emerge da un’informativa stilata dalla polizia postale, il tentativo di estorcere Raoul Bova non sarebbe stato il frutto di un’azione improvvisata, ma il risultato di una precisa operazione studiata a tavolino. Alla base, gli audio inviati dall’attore a Martina Ceretti — modella conosciuta due anni prima attraverso contatti telefonici — dopo il loro primo incontro in un hotel milanese.
È attraverso alcune conversazioni, finora inedite, che si fa luce sul contenuto e sul tono del presunto ricatto. Fra l’11 e il 12 luglio scorsi, infatti, Bova ha ricevuto una serie di messaggi da un numero con prefisso spagnolo, che – secondo gli investigatori – appartenerebbe a una persona oggi sotto inchiesta per tentata estorsione. L’uomo, utilizzando quell’utenza (probabilmente registrata a un prestanome), lo avrebbe avvertito di essere in possesso di materiale compromettente: “Questa è pesante cavolo, anche con audio che conferma tutto. Nelle mani di Fabrizio diventa una puntata di Falsissimo. Questo te lo giuro, sono già in contatto con lui”.
L’attore, però, non si lascia intimidire e risponde con calma: “Io non sono più in una relazione da tempo, quindi non è una cosa che crea un disastro”. Dall’altra parte, l’interlocutore replica con apparente sollievo: “Ah ok, allora meglio. Anche perché rovinare un matrimonio era la cosa che più mi dispiaceva”. Bova chiude così la conversazione: “Non sono più sposato da due anni”.
Ma il punto chiave dell’indagine – ora nelle mani della Procura – è proprio nella genesi del ricatto. Nei messaggi iniziali inviati all’attore l’11 luglio, l’anonimo si dimostra determinato, delineando uno scenario allarmante per Bova: “Non è il caso che venga fuori uno scandalo sui giornali, no?”, scrive infatti. E continua accennando ai danni che questa pubblicazione potrebbe arrecare: “Per il tuo matrimonio, per la tua immagine, per il tuo presente e futuro lavoro… Altro che don Matteo. Ho dei contenuti fra te e Martina Cerretti che ti farebbero molto male”.
Nonostante la pressione, l’attore decide di rivolgersi subito alle autorità. L’inchiesta si concentra ora su un punto determinante: siano stati sempre gli stessi mittenti a inviare quei messaggi oppure se nella vicenda sia coinvolto più di un soggetto. Gli inquirenti ipotizzano inoltre che tutta l’azione sia stata orchestrata con largo anticipo, nella speranza di ottenere un ritorno dall’esposizione mediatica. Lo dimostrerebbe chiaramente un altro passaggio delle chat: “E comunque lunedì esce su Falsissimo… arriva a Corona… nelle mani di Fabrizio diventa una puntata di Falsissimo… sono in contatto con lui”.
Dalle indagini emerge anche il nome di chi ha ricevuto i file audio, ovvero Fabrizio Corona. Non risulta al momento indagato, ma è stato raggiunto da un decreto di acquisizione delle chat tra lui e il principale sospettato, oltre che – forse – con la stessa Ceretti, alla quale nel frattempo è stato sequestrato lo smartphone. Corona ha sempre negato di essere a conoscenza del presunto tentativo di estorsione e ha sostenuto di aver semplicemente pubblicato il materiale che gli era stato inviato.
Significativo il messaggio finale dell’anonimo a Bova: “Se mi vieni incontro blocchiamo tutto e rimane privato, poi se vuoi essere gentile e farmi un regalo, dato che ti sto salvando il culo, sta a te… ti evito una cosa pesantissima”.
A breve la Procura potrebbe disporre nuovi accertamenti sull’intera vicenda, in particolare per far luce sul fine ultimo del presunto ricattatore e sul vero vantaggio che sperava di ottenere dalla pubblicazione dei file.