di
Fabio Paravisi

Aveva 59 anni, nel 2015 era stato identificato grazie alle telecamere e alla tessera della biblioteca. Poi la condanna a 8 anni di carcere e 3 in una struttura psichiatrica

Il suo avvocato non ci crede: «Quando ho letto la notizia di piazza Aulenti ho detto in famiglia: sembra un mio vecchio cliente – racconta Cinzia Pezzotta, del Foro di Bergamo -. Non posso credere che ci sia ricascato, vuol dire che la riabilitazione non funziona». A quanto pare, visto che sono trascorsi dieci anni e Vincenzo Lanni ha replicato in piazza Aulenti lo stesso tipo di aggressione commessa in Val Seriana (in Bergamasca) che l’aveva già portato in carcere.  

È il 20 agosto 2015, un pensionato è seduto su una panchina davanti a un bar di Villa di Serio quando arriva un uomo che gli sferra una coltellata e scappa. Il colpo per fortuna è superficiale. Stesso giorno, dodici ore dopo: un ottantenne si trova nel parco di Montecchio, ad Alzano Lombardo, diretto alla biblioteca. Quando entra dice alla bibliotecaria: «Sento un dolore alla schiena». Non si era accorto che duecento metri prima, mentre percorreva un sottopassaggio, gli era stato piantato nella schiena un coltello che era rimasto lì. Viene soccorso e operato, per fortuna il coltello non gli ha intaccato il polmone.  



















































Proprio la prima aggressione consente ai carabinieri  di arrivare  a Lanni. Controllano le immagini delle telecamere installate da banche e locali lungo la strada, scoprono che alle 6,05 e 48 secondi l’obiettivo di un bar ha ripreso un uomo a piedi che veniva dal centro. Mostrano le immagini alla prima vittima, che lo identifica: un uomo alto, sui quarant’anni, leggermente stempiato e con dei vistosi occhiali da vista e nella mano destra una borsa di tela con all’interno qualcosa di pesante (proprio come quella con cui è stato ripreso in piazza Aulenti): lì dentro c’era il coltello da cucina con il manico di plastica bianco e lama di 23 centimetri con cui avrebbe colpito. Anche un altro cliente del bar vede la foto e dice che si tratta di «uno della zona, molto strano e taciturno», e  frequentatore della  biblioteca di Alzano. I dipendenti della biblioteca lo riconoscono: «Viene qui spesso, ma è un tipo chiuso, non parla mai con nessuno». I bibliotecari scartabellano gli elenchi degli iscritti e arrivano alla foto dell’aggressore, al suo nome ed età, 49 anni. La sera stessa vanno a bussare alla sua porta.  «Siete qui per le persone che ho accoltellato?», dice ai militari. 

Il processo fa emergere che Lanni soffre di un disturbo schizoide della personalità e una capacità di intendere e di volere «grandemente scemata».  Lui dice di non sapere cosa gli fosse scattato: «Non sono un violento, non ho mai fatto del male a nessuno». Si dice pentito, scrive una lettera ai feriti: «Non ero in me stesso, chiedo scusa anche perché ho colpito persone che potevano essere i miei genitori».  Si arriva così una condanna a 8 anni di carcere e 3 anni di Rems, strutture di riabilitazione per condannati con problemi mentali. 

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Interrogato, aveva detto di avere deciso di uccidere come reazione al profondo stato di frustrazione che provava per la sua vita, che giudicava fallimentare. Originario di Bergamo, incensurato, mai in cura psichiatrica, negli ultimi anni aveva vissuto in un residence a poca distanza dalla casa della sua prima vittima. Lì era l’unico ospite fisso. Gli altri ci vivevano per qualche mese mentre erano in zona per lavoro. Lui invece l’aveva scelto come casa. 

Tre anni prima Lanni aveva perso il suo lavoro di programmatore informatico, e da allora era andato avanti grazie ai risparmi che aveva da parte. Tre anni difficili, durante i quali aveva diradato ogni rapporto. Aveva smesso di frequentare il Circolo scacchistico Excelsior di Bergamo, al quale era iscritto dal 1999, e con il quale dal 2004 ha partecipato a 41 tornei. L’ultimo era stato il 7 dicembre 2011, e da allora anche gli scacchisti bergamaschi non l’avevano più visto. Proprio in quel periodo nubi scure avevano cominciato ad addensarsi sulla sua mente. Insoddisfatto della sua vita, aveva cominciato a meditare il suicidio, ma poi, «essendo troppo vigliacco — aveva spiegato — ho deciso di uccidere qualcuno». 

Ci aveva pensato a lungo, trascorrendo le serate immerso nei tanti libri polizieschi e nei trattati di criminologia che gli sono stati trovati in camera. Aveva meditato sulle armi da usare, sulle modalità di aggressione e sulle possibili vittime, scegliendo anziani soli, secondo lui più facili da colpire senza aspettarsi resistenza. Infine aveva deciso di agire, non a caso proprio mentre il denaro stava finendo. 

Non voleva limitarsi ai due anziani. Proprio mentre 40  carabinieri  erano già impegnati in una caccia all’uomo, lui era al parco della Rocca  a Bergamo Alta. In tasca, un innocuo cavo per le cuffie dell’iPod, che nelle sue mani doveva diventare un laccio per strangolare la prima donna sola che avrebbe incontrato. Per fortuna non si è presentata l’occasione  giusta. Una jogger non sa di averla scampata per poco: Lanni l’aveva vista correre isolata e stava per entrare in azione quando la ragazza era stata raggiunta da un altro sportivo. L’aspirante assassino aveva così rinunciato,  ripromettendosi di riprovarci il giorno dopo. Ma i carabinieri lo avevano preceduto.


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3 novembre 2025 ( modifica il 4 novembre 2025 | 08:03)