Di rinascite, in trent’anni di carriera, ne ha vissute più di una. Ma questa, assicura Giorgia, è la più sorprendente di tutte, perché è tutt’altro che scontato che a 54 anni un’artista riesca ad avere intorno a sé quella che lei stessa definisce una «follia collettiva». In fondo, basta guardarsi intorno: dopo la vittoria morale all’ultimo Festival di Sanremo con La cura per me, la cantante romana spopola ovunque.
Dalla tv (confermatissima al timone di X Factor dopo il debutto dello scorso anno, chiamata a tenere a bada gli ego dei giudici Achille Lauro, Paola Iezzi, Jake La Furia e Francesco Gabbani) alle classifiche (il singolo Golpe ha conquistato tutti), passando per i botteghini dei concerti. Il tour nei palasport partirà il 25 novembre da Jesolo: diciotto date di cui la metà già sold out (sarà a Roma il 19 dicembre al Palazzo dello Sport).
Intanto venerdì 7 novembre esce il suo primo album di inediti in due anni e mezzo, G: contiene dodici brani tra cui anche una versione de La cura per me cantata in duetto con il suo autore, Blanco.
«Sono come Terminator: lo accoppano e si riforma», scherza lei, che si è confrontata con autori e produttori di nuova generazione, dallo stesso Blanco a Mara Sattei. E in un brano usa pure l’autotune, il correttore dell’intonazione dei rapper.
Qual è il pezzo dello scandalo, Giorgia?
«Ahahah (ride). Il pezzo è Odio corrisposto. Non lo uso come correttore dell’intonazione, ma come effetto sulla voce. Merito del produttore, Kyv, che l’ha aggiunto dopo. Nel pezzo ci stava bene, dava alla voce un suono robotico. Mi sono fidata».
Autotune a parte, cosa ha imparato di nuovo lavorando a questo disco?
«A lasciarmi guidare. Lo canto in Corpi celesti: ho buttato tutte le certezze che avevo. La mia manager ha costruito intorno a me una squadra: mi ha rimesso nella musica. Dopo l’ultimo disco, Blu del 2023, mi sentivo piena. Mi ero lanciata nel vuoto accettando la conduzione di X Factor e stavo bene così. Tra l’altro il contratto con la Sony era terminato, dopo oltre vent’anni».
Anche il suo era “scaduto come il latte”, come quello di Tiziano Ferro con Universal?
«Nel mio caso non è andata così. È stato il presidente della Sony, Andrea Rosi, a fare il passo: “Che vogliamo fare?”. Poi è arrivata La cura per me. Ho capito subito che era una grande canzone e che dovevo uscire fuori dalla mia zona di comfort, rimanendo al tempo stesso fedele alla mia identità e senza peccare di giovanilismo. Nella stessa Odio corrisposto, per dire, c’è un piano Rhodes anni ’70: quella è roba mia e la rivendico».
Il sesto posto a Sanremo non ha rischiato di scoraggiarla?
«Tutt’altro: l’affetto del pubblico mi ha fatto capire che stavo percorrendo la strada giusta. Non me l’aspettavo. Se me lo avessero detto dieci anni fa io, che a 26 anni già volevo smettere, non ci avrei creduto».
Carlo Conti quest’anno sembra fare i conti con maggiori resistenze: lo stesso Tiziano Ferro, per dire, si è tirato fuori dal Festival. Si sente di consigliare a colleghi con una carriera lunga quanto la sua l’esperienza della gara?
«Dipende da te. A Sanremo ti giochi tutto. Bisogna essere convinti della canzone, oltre che sentirsi in uno stato di grazia. Altrimenti ti fai del male, come successe a me nel 2023 con Parole dette male».
A proposito: si vocifera di una sua presenza all’Ariston come co-conduttrice accanto a Conti. Conferma?
«No. Per ora non mi è stato chiesto. E poi l’ho fatto già due anni fa con Amadeus, per una sera».
Nel 2027 si liberano due ruoli: conduttore e direttore artistico. Accetterebbe l’invito della Rai?
«Se penso a giganti come Pippo Baudo o Raffaella Carrà, non mi sento all’altezza. Però non nascondo che mi piacerebbe (ride)».
Ha chiarito con Achille Lauro dopo l’ultima puntata di “X Factor”, quando si è rifiutato di votare al momento dell’eliminazione, mettendola in difficoltà?
«Sì. Mi ha chiesto scusa in tutte le lingue».
Cosa ha detto al suo compagno Emanuel Lo dopo la frecciatina social indirizzata a Lauro?
«Che ha fatto?».
Ha condiviso una foto di Wilson Pickett scrivendo: “Ultimamente ho sentito dire che il talento non esiste. Spero che l’epoca dell’ignoranza finisca”. Lauro proprio a X Factor aveva detto che “il talento è una menzogna”.
«Mi fingo morta (ride)».
Per Giorgia il talento esiste o no?
«Esiste. Ma non basta. Va accudito, protetto. Anche da sé stessi». Mattia Marzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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