di
Daniele Manca

Il ceo: «Pronti al salto con Fastweb e Vodafone. Connettività e proposta editoriale ricetta vincente. Fondamentali le produzioni made in Italy»

«Siamo una tech media company». Andrea Duilio che da 4 anni guida Sky Italia dà una definizione molto precisa del gruppo di cui è a capo. E quella parola «tech» posta all’inizio racchiude la trasformazione che sin dall’inizio ha voluto imprimere alla pioniera della tv a pagamento nel nostro Paese. «I contenuti restano centrali» spiega nel suo ufficio di Santa Giulia a Milano. 

E allora non è cambiato nulla?
«Tutt’altro. A partire dall’entrata nella connettività, che abbiamo anche sfruttato per fornire contenuti via IP in modo sempre più efficace e soddisfacente, dallo streaming di Now, allo sport offerto in modo completamente diverso rispetto a qualche anno fa, dalle news all’intrattenimento in generale». 



















































Già, ma a sentire le cifre che girano sull’intelligenza artificiale, la tecnologia costa. E i conti di Sky non è che fossero eccezionali, anzi la società perdeva.
«Facciamo parte di un gruppo come Comcast, attento ai risultati di breve periodo, ma soprattutto a quelli di lungo termine, essendo uno dei maggiori attori del mondo tech. Per questo nei nostri piani di sviluppo abbiamo scelto di investire». 

D’accordo, le dimensioni di Comcast vi danno la possibilità di investire. Ma i conti?
«I conti sono più che buoni. Nel 2024 abbiamo avuto un Ebitda (margine operativo lordo) positivo per 177 milioni».

E sui ricavi?
«I ricavi nel 2024 sono stati di 2 miliardi e 348 milioni, in crescita per il terzo anno consecutivo».

Ritorno all’utile operativo nel 2024, ma qualche anticipazione sul 2025?
«Al momento non ne posso dare, ma siamo confidenti che il trend positivo si confermi anche nel 2025, grazie ai cambiamenti strutturali che abbiamo fatto in questi anni, anche nel mindset».

Cambiamento di modello di business?
«Sì. Siamo al numero più alto di abbonati negli ultimi tre anni. Siamo diventati il primo operatore broadband tra le famiglie Sky. Abbiamo il churn rate, il tasso di abbandono, più basso di sempre. Questi sono risultati ottenuti puntando sull’integrazione dei contenuti con la connettività».

Avete allargato il campo di azione, diversificato e quindi avete più fonti di ricavi…
«Certo, ma con una strategia che non è stata una semplice diversificazione. Abbiamo creato un ecosistema integrato intorno alle famiglie Sky. Tutte le nostre linee di business, da Now a Sky Wifi, da Sky Media a Sky Mobile hanno il segno più davanti, con indici di soddisfazione dei clienti molto alti».

Sembra quasi che i contenuti però siano sullo sfondo…
«Al contrario. La parte editoriale è centrale, il cuore pulsante e l’elemento decisivo per lo sviluppo. La connettività ci ha permesso di offrire servizi sempre più integrati».

D’accordo, ma i contenuti?
«Nell’intrattenimento, ai nostri format di successo, come X Factor, MasterChef e Pechino Express, abbiamo aggiunto l’esperimento sociale di Money Road. Stiamo girando la seconda stagione della serie sugli 883 e, dopo Petra, abbiamo appena presentato la terza stagione di Call My Agent. A gennaio poi racconteremo le origini di Gomorra. Ma forse l’idea di centralità della parte editoriale è ancora più evidente nello sport».

Certo i diritti sportivi da sempre sono un driver di abbonamenti…
«Sì, ma la differenza la fa sempre il modo in cui si producono e raccontano gli eventi sportivi. Quest’anno nel tennis abbiamo rinnovato Wimbledon fino al 2030 e nel basket acquisito i diritti di Eurolega, Eurocup, Nba e della Lba italiana, creando un canale di basket unico sul mercato. Avere canali dedicati permette di raccontare il prima e il dopo. Bisogna dare agli appassionati non solo un gran premio di F1 o MotoGp, ma l’intera storia dell’evento; come per una partita di calcio, dove conta non solo quello che accade in campo, ma anche il dietro le quinte».

E la tecnologia che c’entra?
«Pensi a quanto conti per esaltare la qualità di fruizione degli eventi, anche in mobilità. E ora, a proposito di mobilità, faremo con Sky Mobile il grande salto: diventeremo dal 2026 un operatore virtuale di telefonia mobile».

Che significa?
«Che Sky Mobile potrà fare offerte nuove e modulate sulle esigenze del cliente. Il nostro partner sarà sempre Fastweb+Vodafone. Allarghiamo così il nostro campo di azione. I nostri investimenti stanno dando frutti e non ci fermiamo».

Ancora diversificazioni?
«Le dicevo che i contenuti restano centrali, soprattutto in streaming e per questo abbiamo deciso di far rilevare anche gli ascolti di Now con il sistema Auditel. Saremo il primo Ott a farsi misurare integralmente. La connettività, poi, è stata per noi un driver importante e lo sarà sempre di più. Ora, dopo aver raggiunto risultati economici che ripagano la fiducia di Comcast nei nostri confronti, stiamo iniziando a guardarci attorno, anche per una possibile crescita non organica».

Acquisizioni?
«Non lo escludo, di certo avremo uno sguardo più trasversale sul mercato italiano».

Cosa state guardando?
«È un po’ presto per dirlo. Operiamo in tanti mercati e siamo interessati a nuove opportunità di crescita».

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5 novembre 2025