Quando inizia il processo d’invecchiamento? È una delle domande che più di frequente la scienza si pone, considerando anche quanto e come occorra conoscere sulla biologia dei processi di senescenza. Ma c’è di più. Oltre a comprendere cosa accade sarebbe importante avere dei parametri che vadano oltre i segnali che possiamo cogliere: la pelle che si fa rugosa, gli acciacchi delle articolazioni, il metabolismo che cambia.

Non è per caso che parliamo di metabolismo. Perché proprio partendo da persone che avevano problemi nei meccanismi di controllo del corpo, legati alla presenza di obesità e sindrome metabolica, un team di ricercatori giapponesi ha scoperto una molecola che potrebbe diventare la “spia” del processo dell’età che avanza più o meno velocemente. Si chiama CtBP2 e potrebbe diventare il segnale principale del percorso di senescenza dell’organismo, come rivela una ricerca pubblicata su Nature Aging.

Gli studi sull’obesità

In estrema sintesi, quindi, questa molecola potrebbe fungere da segnale principale dell’invecchiamento, indicando la velocità con cui l’intero organismo invecchia. Soprattutto, sarebbe una sorta di indicatore della partenza e del progredire del processo di senescenza organica, con quanto vediamo “fuori”, ovvero i mutamenti dell’elasticità della pelle solo per fare un esempio, che rappresenta ciò che sta accadendo agli organi, dentro il corpo.

CtBP2 sarebbe quindi un segnalatore del via del processo diffuso di senescenza e di quanto questo procede. Lo studio degli esperti dell’Università di Tsukuba (primo nome Motohiro Sekiya) si è concentrato su CtBP2 nell’ambito di ricerche volte a valutare il peso dell’obesità sul metabolismo. In pratica CtBP2 agirebbe come un vero e proprio sensore che risponde ai cambiamenti metabolici.

La sua attività cala infatti in chi è fortemente sovrappeso con più facile comparsa della sindrome metabolica che a sua volta rappresenta un pericolo per i sistemi di regolazione dell’organismo. Lo studio giapponese mostra che la molecola, un tempo ritenuta attiva solo all’interno delle cellule, viene in realtà rilasciata all’esterno quando attivata.

Quando la CtBP2 è attiva e presente nel sangue segnala il mantenimento di un metabolismo efficiente in tutto il corpo. Ma se la sua attività non si mantiene, può indicare l’innescarsi di un processo di invecchiamento dell’organismo con conseguente incremento dei problemi di salute.

Cosa potrebbe cambiare

I ricercatori hanno primo sviluppato un metodo per misurare i livelli di CtBP2 nei campioni di sangue per poi verificare come i livelli stessi tendano a diminuire con l’età. Ci sono però osservazioni costanti che fanno riflettere.

Ad esempio chi fa parte di una famiglia caratterizzata dalla presenza di elevata longevità nei suoi componenti tende ad avere concentrazioni più elevate di CtBP2 nel sangue. L’esatto contrario accade invece a chi ha problemi legati al metabolismo, come ad esempio le complicanze del diabete. In genere in questi casi i livelli di questa molecola tendono ad essere notevolmente più bassi.

Grazie a questi risultati, insomma, si può ipotizzare per il futuro che misurando la CtBP2 nel sangue si potrebbe disporre di un biomarcatore per valutare sia l’invecchiamento biologico che la salute generale. Non solo. grazie a questo test, un domani, si potrebbe stimare lo stato di invecchiamento di una persona e sviluppare strategie di prevenzione personalizzate, oltre a cercare di incrementare (ma l’ipotesi è tutta da esplorare) la secrezione di CtBP2 nel sangue. Obiettivo: rallentare il declino naturalmente legato all’età che avanza.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.