di
Ruggiero Corcella
Il professor Robert Montgomery ha effettuato allo NYU Langone Transplant Institute il primo dei sei xenotrapianti in pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale, autorizzati a febbraio dall’ente regolatorio americano. Il rene è derivato da un maiale con 10 modifiche genetiche, prodotto da United Therapeutics
E così, ci siamo: il 3 novembre 2025 segna la data ufficiale di inizio della «corsa» allo xenotrapianto e potrebbe essere ricordato come uno dei giorni più importanti nella storia della medicina dei trapianti. United Therapeutics Corporation, una delle due company americane in lizza (l’altra è eGenesis), ha annunciato l’avvio del primo studio clinico su esseri umani per testare un rene di maiale geneticamente modificato. Una «corsa» che vede gli Stati Uniti in concorrenza con la Cina dove nell’agosto scorso è stata resa pubblica la notizia del primo trapiantato di un polmone di maiale geneticamente modificato in un essere umano in morte cerebrale. Si tratta del terzo xenotrapianto in Cina.
L’intervento, eseguito con successo al NYU Langone Health di New York, apre ufficialmente la sperimentazione EXPAND, primo trial al mondo a valutare la sicurezza e l’efficacia dello xenotrapianto renale in pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale. Un passo che, se confermato dai dati, potrebbe cambiare per sempre la storia della dialisi. Finora, il record di sopravvivenza con uno xenotrapianto da maiale ingegnerizzato appartiene a Tim Andrews, 67 anni del New Hampshire, operato il 25 gennaio 2025, al Massachusetts General Hospital. Il 23 ottobre scorso «Wilma», come Andrews aveva ribattezzato il suo xenorene, ha smesso di funzionare e gli è stato espiantato.
Ad un soffio dal record più lungo per uno xenotrapianto riuscito stabilito da Edith Parker, una donna ventenne che ricevette un trapianto di rene da uno scimpanzé negli Stati Uniti il 13 gennaio 1964. La Parker morì un giorno prima del nono mese dal suo xenotrapianto e, per motivi etici, non si effettuarono più xenotrapianti da scimpanzè.
Lo studio EXPAND: una sperimentazione senza precedenti
Lo studio, registrato su clinicaltrials.gov (NCT06878560), è stato disegnato in modo «senza fasi»: una combinazione continua di fase 1, 2 e 3 per accelerare il percorso regolatorio verso la possibile approvazione della FDA. Ogni paziente riceverà un trapianto di xenorene e sarà seguito per 24 settimane, con monitoraggi a vita sulla funzione renale e sull’eventuale insorgenza di infezioni zoonotiche. «Questo primo trapianto segna una svolta per la nostra visione di ampliare l’accesso a organi trapiantabili», ha spiegato Leigh Peterson, vicepresidente esecutivo per lo sviluppo dei prodotti di United Therapeutics. «Vogliamo offrire ai pazienti un’alternativa alla dialisi permanente, mantenendo la massima attenzione alla sicurezza e al progresso scientifico».
Chi sono i candidati
Secondo quanto ha fatto sapere in un comunicato United Therapeutics, l’azienda biotecnologica con sede a Silver Spring, Maryland, e Research Triangle Park, North Carolina, la sperimentazione include persone con malattia renale allo stadio terminale, di età compresa tra 55 e 70 anni, che non sono idonee al trapianto di rene convenzionale per motivi medici o che non hanno probabilità di riceverne uno nei prossimi cinque anni e che potrebbero morire nell’attesa.
La sperimentazione valuterà l’efficacia monitorando quanti partecipanti (e reni trapiantati) sopravvivono alla procedura e per quanto tempo. Misurerà anche quanto bene i reni filtrano il sangue e monitorerà i cambiamenti nella qualità della vita dei partecipanti. La FDA ha imposto un periodo di osservazione di 12 settimane, tra il primo e il secondo paziente, per assicurarsi che tutto proceda per il meglio. Un comitato di monitoraggio esaminerà i dati di sicurezza ed efficacia per i primi sei partecipanti, prima di decidere se la sperimentazione debba essere estesa fino a 50 pazienti.
Dieci geni per costruire un organo «umanizzato»
Il rene di United Therapeutics proviene da un maiale geneticamente modificato con dieci alterazioni mirate: sei geni umani inseriti per favorire la compatibilità immunologica e quattro geni suini disattivati per ridurre il rischio di rigetto e controllare la crescita dell’organo. Un capolavoro di ingegneria genetica reso possibile grazie alle tecniche di gene editing come CRISPR. «Questo traguardo rappresenta una trasformazione nella medicina dei trapianti», ha commentato Robert Montgomery, professore di Chirurgia, presidente del dipartimento di chirurgia presso la NYU Grossman School of Medicine e direttore del NYU Langone Transplant Institute, che ha guidato il team di trapianto che ha eseguito il primo xenotrapianto nello studio EXPAND . «Lo xenotrapianto potrebbe un giorno risolvere la crisi globale della carenza di organi».
L’emergenza renale e i numeri della carenza
Negli Stati Uniti, oltre 815.000 persone convivono con insufficienza renale terminale e più di 555.000 dipendono dalla dialisi. Circa 90.000 pazienti sono in lista d’attesa per un trapianto, ma nel 2024 ne sono stati eseguiti soltanto 22.000 da donatori deceduti. I numeri sono impietosi: dopo tre anni di dialisi, solo il 12% dei pazienti riesce a entrare nelle liste di trapianto, mentre oltre il 40% non sopravvive. È in questo scenario che prende forma la scommessa biotecnologica dello xenotrapianto, l’idea — coltivata per decenni — di usare organi animali modificati per sostituire quelli umani malati.
Tim Andrews e il rene che ha cambiato le regole
Ma, mentre United Therapeutics apre la porta ai trial clinici ufficiali, un altro nome ha già fatto la storia dello xenotrapianto: Tim Andrews, 67 anni, del New Hampshire. Il 25 gennaio 2025, al Massachusetts General Hospital, gli era stato trapiantato un rene di maiale con 69 modifiche genetiche, sviluppato dall’azienda eGenesis. Per quasi nove mesi, l’organo — che Andrews aveva ribattezzato affettuosamente «Wilma», dal nome del maiale donatore — ha funzionato perfettamente, liberandolo dalla dialisi e facendogli guadagnare un record mondiale di sopravvivenza per un rene suino in un essere umano.
Quando il corpo dice basta
Il 23 ottobre, però, «Wilma» ha smesso di funzionare. Il sistema immunitario di Andrews, nonostante i farmaci immunosoppressori, ha infine rigettato l’organo. «Wilma e io abbiamo dovuto rinunciare alla lotta», ha raccontato Andrews a Science Insider. «Il rigetto e i farmaci hanno avuto un impatto troppo pesante sulla mia salute». L’organo è stato rimosso, ma l’uomo è riuscito a tornare in dialisi. Il suo sacrificio, tuttavia, non è stato vano: la lunga sopravvivenza del rene dimostra che la barriera biologica tra le specie può essere superata, almeno per un tempo clinicamente significativo.
Il secondo trial clinico di eGenesis
Sempre al Massachusetts General Hospital, il 14 giugno scorso è stato sottoposto a xenotrapianto di rene Bill Stewart, 54 anni, che è diventato il quarto paziente americano a ricevere il rene di un maiale geneticamente modificato, consentendo così di dare il via al secondo trial clinico statunitense approvato dalla Fda. I reni di maiale ingegnerizzato, in questo caso, sono prodotti da eGenesis. La FDA ha approvato uno studio su 33 pazienti, di cui tre nella prima parte e 30 nella seconda. La prima parte sarà condotta presso il Massachusetts General Hospital. Nella prima parte dello studio, eGenesis continuerà ad avere un periodo sentinella di 12 settimane tra un paziente e l’altro. Entro il 2026, eGenesis conta di trattare un totale di sette pazienti, tre dei quali nel nuovo studio di registrazione. I prossimi quattro trapianti saranno tutti eseguiti al MGH con la stessa équipe che ha eseguito i trapianti su Richard Slayman, Tim Andrews e Bill Stewart.
Dalla speranza al futuro della medicina rigenerativa
L’esperienza di Andrews e l’avvio del trial EXPAND si collocano su un continuum di ricerca che punta a trasformare lo xenotrapianto da esperimento pionieristico a terapia praticabile. Oggi, aziende come United Therapeutics, eGenesis e ClonOrgan Biotechnology stanno investendo nella stessa direzione: creare organi «umanizzati» in grado di integrarsi stabilmente nel corpo umano. Se i dati dello studio confermeranno sicurezza ed efficacia, la dialisi potrebbe un giorno non essere più una condanna, ma una fase transitoria in attesa di un organo compatibile — anche se proveniente da un’altra specie. Come ha dichiarato Montgomery, «stiamo assistendo alla nascita di una nuova medicina dei trapianti, dove la solidarietà biologica tra le specie non è più fantascienza, ma scienza applicata».
4 novembre 2025
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