Una storia terribile, quella che ci porta a Moncalieri, dove un quindicenne è stato sequestrato, picchiato e torturato da un gruppo di coetanei nella notte di Halloween. Il giovane, portatore di disabilità, sarebbe stato attirato con una scusa e poi sottoposto a una serie di violenze.

Sono stati diffusi i dettagli della vicenda, rapidamente divenuti virali. Alessia Marcuzzi si è sentita particolarmente toccata, tanto dalla storia atroce quanto dalla reazione della madre del ragazzo, che non ha chiesto vendetta ma uno stop alla violenza.

Un’aggressione insensata e terribile

La banda di violenti avrebbe attirato il quindicenne, rasato a forza e bruciato con una sigaretta sulla caviglia. Il giovane sarebbe stato poi scaraventato in un fiume. Ha poi trovato la forza di tornare a riva e chiedere aiuto.

Ha raggiunto un edificio e chiesto aiuto, venendo poi rintracciato dagli operatori del 118 con evidenti segni di percosse e bruciature. Rapidamente hanno avuto inizio le indagini dei Carabinieri, allertati dall’ospedale Santa Croce. I militari stanno ricostruendo i movimenti del gruppo, analizzando filmati di sicurezza.

Si sta procedendo all’identificazione dei partecipanti, adolescenti o poco più che maggiorenni. Tra le ipotesi al vaglio, si figurano i reati di sequestro di persona e lesioni aggravate.

Il post di Alessia Marcuzzi

In quanto madre, Alessia Marcuzzi si è sentita particolarmente colpita, anzi travolta, da questa notizia. In un post su Instagram ha così voluto condividere la lettera scritta dalla mamma del giovane di Moncalieri. Ecco le parole della conduttrice:

“La mamma del ragazzo di 15 anni, sequestrato e torturato la notte di Halloween da tre ragazzini che conosceva. Questa mamma ha scritto una lettera che mi ha profondamente colpito. Grazie signora, un abbraccio a suo figlio”.

La lettera

Riportiamo alcuni stralci della lettera. Le porzioni rilevanti sono numerose ma ecco quelle che ci sentiamo di condividere maggiormente. Un messaggio di denuncia, che trova però spazio per un accorato appello alla non violenza. Un gesto di responsabilità civile di enorme importanza:

“Le cicatrici che mio figlio porta sono profonde e resteranno per la vita. (…) Ha subito l’impensabile, ma con tutto il nostro amore e pazienza lo aiuteremo ad affrontare questo percorso. (…) Rivolgendomi a tutti i ragazzi che stanno mostrando la loro vicinanza in questo momento, chiedo di mantenere la calma. Non fatevi giustizia da soli. L’odio e la violenza non portano a nulla. La violenza chiama solo altra violenza. (…) Ciò che hanno fatto a mio figlio non può essere definita una ‘bravata’, come ho letto in alcuni commenti. È stato un atto deliberato per ridurlo in questo stato. (…) Chiunque abbia disturbi cognitivi o una disabilità grave non deve mai sentirsi diverso o messo da parte. (…) No al bullismo e no alla violenza, in ogni sua forma”.

 

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