Dopo una lunga attesa il futuro di Edoardo Zamperini avrà ancora il suono della lingua francese, da qualche giorno è stato annunciato come trentesimo e ultimo innesto del Team Cofidis. La formazione che vede in ammiraglia Roberto Damiani e che dal 30 settembre scorso è guidata da Raphael Jeune ripartirà come professional per il prossimo triennio (2026-2028). Il campione italiano under 23 del 2024 ha trovato una sistemazione quasi in extremis, cosa non semplice a fronte della chiusura dell’Arkea B&B Hotels e del suo devo team per il quale ha corso nella passata stagione (in apertura foto Instagram/Edoardo Zamperini).
«Ho passato gli ultimi giorni in montagna – racconta Zamperini – e da lunedì (il 3 novembre, ndr) sono tornato ad allenarmi. Sono fermo dal 5 ottobre scorso, quindi piano piano riparto per farmi trovare pronto fin da subito».


Che anno è stato quello con l’Arkea?
Fatto di alti e bassi, ma alla fine direi che si impara sempre qualcosa. Mentalmente è stata un’annata impegnativa, soprattutto negli ultimi mesi quando abbiamo avuto l’ufficialità per quanto riguarda la chiusura del team. Sono stato per tanto tempo alla ricerca di una squadra per la prossima stagione, cosa che mi ha logorato abbastanza dal punto di vista mentale.
Quando hai iniziato a cercare?
Già a stagione in corso l’Arkea ci aveva dato il via libera per muoverci e trovare alternative. Il 2025 è stato un anno strano, tanti team hanno chiuso e ci sono state tante rivoluzioni date dalla fine del triennio che avrebbe rinnovato le licenze WorldTour.
Una stagione non semplice, ti saresti mai aspettato di passare professionista?
Non proprio, tanto che prima della firma con la Cofidis arrivata la scorsa settimana, avevo già firmato con la General Store. Invece pochi giorni fa mi hanno chiamato dalla Cofidis per dirmi che avevano ancora tre posti a disposizione per il 2025 e avevano pensato a me.


In General Store cosa ti hanno detto?
Sono stati dei signori e per questo li ringrazio davvero. Si sono dimostrati una squadra capace di fare ciclismo per il bene degli atleti e non per tornaconto personale.
Com’è nata l’opportunità in Cofidis?
Quando stavo cercando, a stagione ancora in corso, mi ero proposto. Avevo detto loro che se ci fosse stata l’occasione di lavorare insieme mi sarebbe piaciuto entrare a far parte di quella realtà. In questa esperienza in una squadra francese (Arkea B&B Hotels, ndr) mi sono trovato bene
Quale aspetto ti è piaciuto maggiormente?
Mi sono sentito come quando ero juniores o under 23 e correvo in squadre italiane, si è molto legati come in una famiglia. Qualsiasi persona lavora per il bene dei corridori, si vede che anche in Francia vivono il ciclismo con grande passione.


Com’è stato il passaggio da una squadra di club al correre in un devo team?
Si fa sentire un po’ soprattutto dal punto di vista logistico e organizzativo. Ci sono tanti aspetti ai quali non ero abituato: viaggiare da solo, spostarmi per aeroporti e cose del genere… Ho avuto la fortuna di avere dei compagni di squadra italiani come Nicolas Milesi o quelli del WorldTour: Epis e Mozzato ai quali chiedere.
A livello atletico che anno è stato?
A colpo d’occhio è stato sicuramente con meno risultati dell’anno scorso. Però c’è da dire che ho affrontato un calendario ben più impegnativo. Nel 2024 avrò corso una quindicina di gare internazionali, quest’anno erano tutti appuntamenti di alto livello. Inoltre mi hanno portato tante volte a correre con la formazione WorldTour.
Cosa si prova a dire adesso che sono professionista?
Forse questa parola ha un po’ perso di valore negli anni perché c’è tanta confusione a riguardo. Ormai le continental possono partecipare alle gare 1.Pro oppure chi corre in un devo team viene visto come professionista o si sente di esserlo. Io in cuor mio sento di essere professionista finalmente ed è una gioia immensa. Un sogno che inseguo da diciassette anni, da quando ho iniziato ad andare in bici, da G1.


Cosa ti ha insegnato questa stagione?
Le cose accadono quando meno te lo aspetti, se dovessi guardarmi indietro avrei scommesso che sarei riuscito a passare professionista a fine 2024 visti i risultati. Invece mi ritrovo a fare il salto ora, al termine di una stagione difficile nella quale ho capito l’importanza di tanti altri aspetti che sono importanti e vanno oltre la prestazione in bici.
Ad esempio?
Dimostrarsi affidabile, sia per il team che per i compagni, serio e disponibile. Quest’anno in Arkea mi sono messo tante volte a disposizione della squadra e ho fatto vedere di essere una figura capace di fare determinati lavori. Mi ha fatto piacere il fatto che anche in Cofidis se ne siano accorti e mi abbiano dato una possibilità.