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Mercenari contro la loro volontà. È questo il caso di circa 17 sudafricani, di età compresa tra i 20 e i 39 anni, che hanno chiesto aiuto per poter uscire dalla regione del Donbass e tornare in Sudafrica.
Cosa sappiamo
Secondo un comunicato della Presidenza del Sudafrica rilasciato oggi, i 17 cittadini sarebbero stati attirati a combattere con la promessa di contratti di lavoro molto remunerativi, finendo invece per unirsi a forze mercenarie. Sedici di loro provengono dal KwaZulu-Natal e uno dalla provincia del Capo Orientale. Non è chiaro però da che parte del conflitto abbiano combattuto. Il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa ha chiesto di fare chiarezza sul caso, decidendo di indagare su come avvenga il processo di reclutamento come mercenari. Per legge non è permesso ad alcun cittadino sudafricano di combattere per eserciti stranieri senza autorizzazione governativa. Il governo sta lavorando attraverso canali diplomatici per il rimpatrio degli uomini. Ci sono anche rapporti non confermati provenienti dalla Russia secondo cui alcuni mercenari sudafricani sarebbero morti nel conflitto, ma queste informazioni non sono state verificate in modo indipendente.
APPROFONDIMENTI
La storia di Evans Kibet
La testimonianza di una di queste vittime è stata riportata dalla Bbc. In un video pubblicato il 17 settembre su Facebook da una brigata dell’esercito ucraino si vede un prigioniero di guerra di nome Kibet che in lacrime chiede di non essere rimandato in Russia, ma di essere rimandato in Sudafrica. L’intento era quello di dimostrare il trattamento che i russi riservano agli stranieri che combattono al loro fianco in guerra. Nel video l’uomo racconta la sua storia. Si chiama Evans Kibet ed è originario del Kenya. Voleva diventare un campione di atletica. Dice di essere entrato in Russia come turista. Dopo due settimane, alla scadenza del visto, ha accettato un’offerta di lavoro. Ha firmato delle carte in russo, dopodiché gli hanno sequestrato telefono e passaporto. A sua insaputa, aveva accettato il reclutamento nell’esercito e dopo una settimana di esercitazioni è stato mandato sul campo.
Poi racconta di essere riuscito a scappare e, dopo due giorni passati a vagare nella foresta, si è consegnato ai soldati ucraini.Donne africane mandate a lavorare in fabbriche di droni
Il goveno del Kenya sta seguendo i casi di diversi connazionali che si sospetta siano stati attirati con l’inganno in Russia e sono oggi prigionieri nei campi ucraini. L’anno precedente un altro caso aveva destato l’attenzione del Paese, quando decine di donne africane sono state attirate con metodi fraudolenti in Russia e finite a lavorare in una fabbrica di droni nella regione del Tatarstan. Un’inchiesta dell’Associated Press aveva raccontato che le candidate venivano contattate su Facebook o a eventi speciali organizzati nei paesi d’origine, per esempio in Uganda. Venivano scelte chiedendo loro di risolvere un gioco al computer e di superare un test di russo molto basico. In cambio, ricevevano un biglietto aereo, del denaro e la possibilità di entrare in Europa. Tuttavia, invece di lavorare nell’ospitalità e nella ristorazione come gli veniva fatto credere, finivano ad assemblare droni per la guerra in Ucraina, anche se non avevano nessuna esperienza.
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