La Procura generale della Corte d’Appello di Venezia non ricorrerà in appello per Filippo Turetta. Dopo la rinuncia da parte del 24enne condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, la decisione della Procura rende definitiva la sentenza di primo grado. Una scelta che “svuota” di fatto l’udienza fissata per il prossimo 14 novembre a Mestre. In quell’occasione, alle parti non resterà che prendere atto della decisione, formalizzando la doppia rinuncia e rendendo definitivo l’ergastolo per Turetta.  

La decisione della Procura di Venezia

La Procura di Venezia aveva inizialmente deciso di procedere con il ricorso in appello per il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking nei confronti del 245enne. In una lettera, Turetta, detenuto nel carcere veronese di Montorio, aveva motivato la sua rinuncia a difendersi assumendosi la “piena responsabilità per quello che ho fatto di cui mi pento ogni giorno sinceramente dal profondo del cuore”.

La difesa: “Scelta coerente, giusta e condivisibile”

“Una scelta che, a seguito della rinuncia all’appello da parte dell’imputato Filippo Turetta, riteniamo coerente, giusta e pienamente condivisibile”, hanno dichiarato i legali della famiglia di Giulia Cecchettin, gli avvocati Stefano Tigani, Piero Coluccio e Nicodemo Gentile. La rinuncia “rende definitiva la sentenza di primo grado e cristallizza, senza più margini di dubbio, la sussistenza dell’aggravante della premeditazione: tra le circostanze più gravi e subdole previste dal nostro ordinamento”. Per la difesa, l’aggravante della premeditazione “assume un significato ancora più drammatico in una vicenda omicidiaria caratterizzata, di fatto, da motivi abietti, arcaici e spregevoli, espressione di una visione distorta del legame affettivo e di un’idea di possesso che nulla ha a che fare con l’amore e il rispetto”.

La difesa: “La società prevenga le radici della violenza di genere”

La famiglia Cecchettin “ha affrontato ogni fase del processo con dolore profondo, ma anche con straordinaria dignità”, hanno ribadito gli avvocati, sottolineando che “oggi sente l’esigenza di voltare pagina, di interrompere quel circuito giudiziario che, inevitabilmente, continuava a riaprire la ferita”. Con la definitiva affermazione delle responsabilità di Turetta, “resta ora un impegno essenziale: trasformare il dolore in consapevolezza, affinché la società – a partire dai più giovani – possa riconoscere, prevenire e contrastare le radici profonde della violenza di genere”.  

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