Una mostra in Germania, la realizzazione del drappellone del Balestro del Girifalco (la manifestazione che si tiene a Massa Marittima il 14 agosto, ndr) un progetto addirittura in Cina e poi i ‘soliti’ (tanti!) lavori su commissione. L’attività del pittore senese Tommaso Andreini è in pieno svolgimento, alimentata dalla grande passione e dall’impegno che l’artista mette nel suo lavoro.

“Io sono alla continua ricerca dell’idea – dice Andreini – quindi la produzione delle opere è sempre attiva. Magari sono a fare la spesa, per dire, qualcosa mi stuzzica la fantasia, allora mi fermo, tiro fuori foglio e matita che ho sempre in tasca e segno quello che mi viene in mente”.

Alcune creazioni di Tommaso Andreini (non a caso dei quadri raffiguranti cavalli) hanno abbellito, a luglio, lo studio mobile di Siena Tv, che nei giorni del Palio viene allestito sotto il Tartarugone di Piazza del Mercato, facendo da sfondo alle nostre trasmissioni. In questa occasione abbiamo avuto l’opportunità di fare una chiacchierata con lui, facendoci trasportare nei suoi sogni. Sì, perché questa è una grande qualità di Tommaso Andreini, quella di saper coinvolgere chi osserva nei viaggi della sua fantasia.

“Nelle mie opere io racconto un mondo mio, però do la possibilità a chi vuole di entrarci – conferma l’artista senese -. Prendiamo per esempio i quadri esposti nello studio di Siena Tv, sono figurativi, cioè rappresentano una cosa reale, dove io sto attento alla prospettiva, alle luci, alle ombre, alla rotondità del soggetto (in questo caso il cavallo), però c’è sempre l’elemento surreale, ovvero fantasioso, come gli ingranaggi che sono dentro l’animale. A me piace prendere in giro la realtà, questo è il messaggio. A me piace stupire: quando una persona vede una mia opera non deve dire che è bella, perché il bello non esiste, il bello è soggettivo. Però deve lasciare qualcosa dentro, un ricordo, qualcosa di buffo, di strano, di curioso, di particolare che ha colpito perché è impossibile. Questo è il mio mondo. E posso dire che, solitamente, chi compra un quadro, crede di sceglierlo, ma in realtà è il quadro che sceglie chi compra. Potrei raccontare mille aneddoti in proposito. Uno su tutti: venne in visita allo studio una persona e rimase completamente affascinata da un dipinto che raffigurava un angelo, che era un corpo di un uomo intelaiato con un cuore davanti, quasi anatomico, che appuntando i gomiti si sollevava. Il titolo infatti era “Rialzati”. Questo cliente mi raccontò di avere un figlio che si era appena operato di una malformazione genetica al cuore ed era in fase di riabilitazione: ecco, quello era quindi il corpo di suo figlio, con il cuore nuovo, che si stava riprendendo. Il quadro ti chiama, questa è la magia”.

I soggetti di molte sue opere sono appunto cavalli, armature, figure intelaiate, guerrieri senza testa. Che significa?

“Le figure intelaiate, o aperte, per me è voler dire che noi siamo solo dei contenitori di un’energia fantastica, che è l’anima. Lo stesso discorso vale per un cavallo che un animale possente, una fascia di muscoli, ma è “vuoto”. Siamo solo degli involucri, il vero tesoro è dentro. Poi dato che si sta parlando di grafica, di pittura, io ci introduco dentro degli ingranaggi, dei paesaggi, un cielo stellato, una luna e via dicendo. I guerrieri senza testa, che sembrano quasi dei manichini, è perché se io dessi un’identità, una fisionomia, ai personaggi che dipingo, rovinerei tutto, perché chi guarda l’opera ci si deve un po’ rivedere. Oppure ci rivede un figlio, un marito, un amico. Nella mia idea, non dandogli un’identità do la possibilità alla fantasia di chi guarda di “infilarcisi” dentro, come un vestito che ti sta bene addosso”.

Un’arte surreale, quindi, che nasce da un’idea, da una fantasia. Con questa impostazione, quanto è stato complicato fare il drappellone del Palio di Siena, dove ci sono elementi obbligatori, che ci devono essere per forza? (Tommaso Andreini ha realizzato il drappellone del Palio di luglio 2016, vinto dalla Lupa, ndr).

“Il Palio va oltre – sorride Andreini – quello è un incarico che quando ti viene dato, non ti puoi esimere. Non solo per uno di Siena come me, lo posso garantire, è lo stesso anche per chi viene da fuori. Vi ricordate l’emozione di un personaggio della levatura di Milo Manara, che aveva i lucciconi agli occhi? Per dirne uno. Fare il drappellone del Palio di Siena è un privilegio, un onore, una cosa bellissima anche per chi non è senese. Avendo ora la possibilità di interfacciarmi con gli artisti che hanno bisogno di un parere, un consiglio, lo posso testimoniare. Anche il pittore del drappellone di agosto (Francesco De Grandi, ndr) mi ha chiamato svariate volte e si è confrontato con grande umiltà”.

Insomma, dicevamo all’inizio, ha tanta carne al fuoco in questo periodo: dalla Germania alla Cina, passando per Massa Marittima...

“L’iniziativa di Weimar è molto interessante. La città tedesca ha sei/sette gemellaggi in giro per l’Europa, in Italia è gemellata con Siena. La sindaca (anche loro hanno un’amministrazione al femminile) ha avuto l’idea di allestire questa collettiva, scegliendo un pittore per ogni luogo gemellato ed esponendo le sue opere. Ne è venuta fuori una mostra davvero bellissima, che è in corso fino a settembre. Io ovviamente sono lusingato dal fatto che abbiano scelto me. Il palio di Massa Marittima è venuto bene, sono soddisfatto. Mi sono divertito soprattutto con il balestriere, che è fatto nei minimi dettagli e che è appunto intelaiato. Poi ho un progetto in Cina, ma la burocrazia lo sta rallentando, quindi ne parleremo più qua, mi chiamo Tommaso, di nome e di fatto”, conclude ridendo.