di
Pierluigi Panza

Il baritono non farà il «Don Giovanni» dopo le proteste delle associazioni. Nel 2022 è stato protagonista della Prima alla Scala

Dopo la cancellazione al teatro San Carlo di Napoli lo scorso gennaio, il cantante lirico Ildar Abdrazakov, sostenitore dichiarato di Vladimir Putin, non prenderà parte all’opera «Don Giovanni» in programma al Teatro Filarmonico di Verona dal 18 al 25 gennaio 2026. Lo ha annunciato la Fondazione Arena di Verona, della quale è sovrintendente l’ex soprano Cecilia Gasdia. La decisione è stata presa in seguito alle proteste contro l’esibizione del baritono russo vicino alle posizioni di Putin e già allontanato da molti teatri del mondo.

Da mesi associazioni come Anti-Corruption Foundation (fondata da Yulia Navalnaya nel 2018) e Liberi Oltre le Illusioni chiedevano all’Arena «di agire con responsabilità e bandire Abdrazakov dal palcoscenico, nel rispetto dei valori costituzionali di giustizia e democrazia e a garanzia che l’Italia non diventi rifugio per la propaganda del Cremlino». L’associazione fondata da Navalnaya aveva sottolineato che ospitare Abdrazakov significava «normalizzare il regime di Putin e i suoi crimini. Non si tratta di censurare le opinioni di un artista – ha scritto – né di censurare un’intera nazione, qual è la Russia: molti artisti russi, non vicini al Cremlino, hanno collaborazioni attive in Europa. Si tratta di responsabilità civica e opposizione alle azioni di Abdrazakov».



















































La decisione della Fondazione Arena ha trovato un consenso bipartisan. «Approvo la scelta del Teatro Filarmonico di Verona – ha dichiarato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che ha spinto per l’annullamento -: le arti e più in generale la cultura russa, al pari delle altre, sono sempre benvenute in Italia quando rappresentano un veicolo di dialogo e pacificazione fra i popoli. Non così, invece, quando diventano lo strumento di propaganda al servizio di un potere dispotico che non può e non deve avere diritto di cittadinanza nel mondo libero». «Abbiamo nuovamente vinto contro la propaganda di Putin e del Cremlino – ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno -. Abdrazakov non si esibirà grazie a The Anti-Corruption Foundation, Yulia Navalnaya e a tutti coloro che si sono mobilitati».

La decisione segue quella della Regione Campania che ha cancellato, la scorsa estate, la direzione di Valery Gergiev. Abdrazakov, del resto, è «scomparso» da anni dal Metropolitian di New York e, dopo aver inaugurato il Piermarini il 7 dicembre 2022 con il «Boris Godunov», è sparito dai «Racconti di Hoffmann» in programma alla Scala l’anno successivo e non ha più messo piede a Milano. Nel 2023 ha diretto al Ravenna Festival mentre l’Opera di Vienna e l’Opera di Monaco lo depennavano dai programmi. A Monaco è stato sostituito dal cantante ucraino Alexander Tsymbalyuk, con il quale sarebbe poi dovuto salire sul palco a Napoli.

Da allora, Abdrazakov è apparso principalmente in Russia, dove società affiliate al Cremlino finanziano il suo «Festival dei Talenti», dove è stato nominato direttore del Teatro dell’Opera di Sebastopoli, nella Crimea occupata, e ha sostenuto pubblicamente la campagna presidenziale di Putin nel 2024. È diventato membro del Consiglio presidenziale per la cultura e le arti in Russia ed è stato premiato da Putin con una cerimonia solenne (come in passato anche Valery Gergiev e Anna Netrebko, unica non cancellata): in quell’occasione ha pubblicato su Instagram foto in cui è visibilmente felice e orgoglioso di stringere la mano a Putin. «Sono profondamente convinto – ha già dichiarato Abdrazakov in merito a queste situazioni – che gli artisti debbano essere neutrali e riunire persone e paesi con la loro arte». Contattato ieri, non ha rilasciato dichiarazioni.

6 novembre 2025