Firenze, 7 novembre 2025 – «Non è giusto ciò che è successo in quella scuola». E non è «giusto» – secondo Paolo Crepet, saggista e psichiatra che negli ultimi anni ha messo sotto la lente d’ingrandimento le distorsioni di questi anni balordi e nevrotici, in cui social e freddezze d’ogni sorta stravolgono a ogni piè sospinto i rapporti umani – nei confronti di quella che chiamiamo «comunità».
Professore, un bambino è rimasto di punto in bianco solo in classe. Come giudica la scelta dei genitori dei suoi compagni?
«Una reazione egocentrica, ma non mi stupisce».

Il bambino crea problemi in classe e i genitori degli altri alunni ‘scioperano’: niente figli a scuola
In che senso?
«Nel senso che queste ’insurrezioni’ genitoriali ormai sono sempre più frequenti. Forse a Firenze è la prima volta che accade una cosa simile, ma altrove è già successo. E poi mi permetto di dire sono anche comportamenti paradossali».
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Perché paradossali?
«Perché i genitori sembrano essere attentissimi solo fino a che i figli hanno una certa età, come in questo caso. Sei alle elementari? Ti difendo io. Poi magari quando i figli hanno 13 anni la sera escono e mamma e babbo neanche sanno dove sono».

Paolo Crepet, psichiatra e sociologo
Perché succede questo?
«Perché non sappiamo più gestire l’intelligenza emotiva».
Torniamo al caso del bimbo rimsto solo. Come si sarebbe comportato lei se fosse stato uno dei genitori di quei bambini ’disturbati’ da quel coetaneo?
«Avrei parlato con mio figlio. Per fargli capire che la scuola non è una casermetta dove si è tutti uguali e con la stessa giacca, ma un un luogo dove magari ci sono bambini diversi gli uni dagli altri, con dei problemi a casa».
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Quindi hanno sbagliato?
«Sì. E per egoismo appunto. O per la fatica di spiegare ai bambini qualcosa che li avrebbe fatti crescere. Loro credono facendo così di difenderli, invece li rendono più fragili. Niente confronto, si chiudono nel castello di casa e si tira via anche il ponte levatoio».
E loro non imparano il confronto.
«No, si chiudono magari in camera a giocare alla playstation».
Secondo lei cosa ha provato quel bambino nel trovarsi da solo in classe? «Deve essere stato terribile per lui, perché forse in qualche modo solo lo era già e avrebbe soltanto cercato accoglienza e comprensione».

