di
Elena Meli

L’obesità è una malattia, riconoscerla e chiedere aiuto è il primo passo per curarla. Ma troppi pregiudizi ed equivoci sono un ostacolo, da combattere anche usando le parole giuste

La cura inizia dalle parole. A maggior ragione per una malattia come l’obesità, per la quale esistono ancora tanti, troppi equivoci e parole ‘sbagliate’, che allontanano le persone da un’adeguata consapevolezza e da una giusta terapia. Se ne è parlato durante il Tempo della Salute, durante un incontro a cui hanno partecipato Edoardo Mocini, dietologo e specialista in scienza dell’alimentazione, Rosy Russo, presidente dell’Associazione Parole O_Stili, e Iris Zani, presidente dell’Associazione Amici Obesi e della Federazione Italiana Associazioni Obesità.

Una malattia cronica

L’obesità è una malattia cronica, come il diabete o l’ipertensione: «Nessuno fa una colpa a un iperteso per la sua pressione alta, invece sulle persone obese si carica una responsabilità che va oltre quella che ognuno di noi ha nei confronti della propria salute», ha detto Mocini. «Ancora l’obesità è vista come un vizio che dipende dalla mancanza di volontà, dall’incapacità di dare una svolta al proprio stile di vita e, per esempio, seguire una dieta sana o fare movimento. Che però non bastano: l’obesità è una malattia cronica recidivante e ingravescente, significa che non si può risolvere con un intervento una tantum. Tutte le persone con obesità sono riuscite a dimagrire ma spesso il peso viene ripreso e questo contribuisce al peggioramento del problema nel tempo: per guarire serve un approccio che consideri tutti gli aspetti della malattia, che è complessa e multifattoriale». Vi hanno infatti un ruolo tanti fattori endocrini, psicologici, metabolici, ma affrontarla è fondamentale perché l’eccesso di chili prima di tutto fa male.



















































La nuova legge

L’obesità aumenta la probabilità di sviluppare diabete, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie ed è causa di diversi tipi di tumore. Ed è molto diffusa: oggi riguarda circa il 10 per cento della popolazione, anche fra i bambini che così si portano dietro, letteralmente, un fardello che compromette la loro salute futura. Oggi le possibilità di terapia esistono e la nuova legge nazionale sull’obesità varata in Italia a inizio ottobre, la prima al mondo, è uno strumento per garantire una migliore presa in carico delle persone che lottano contro la malattia, come ha specificato Zani: «La legge è fondamentale per far sì che le persone sappiano di poter chiedere aiuto e lo facciano, con la possibilità di essere inseriti in percorsi di cura adeguati. I Centri Obesità ci sono, ma tanti non pensano di aver bisogno di un supporto medico fino a che l’obesità è grave. Serve perciò una maggiore consapevolezza e la legge aiuterà in questo senso anche grazie alle iniziative di prevenzione che consentirà». A patto però di sgombrare il campo dai tanti falsi miti che tuttora resistono su questa malattia.

Le parole giuste

Proprio per combatterli, al Tempo della Salute è stato presentato il glossario ‘Non c’è forma più corretta’, per aiutare chi la vive a non essere vittima dei pregiudizi degli altri e perfino dei propri: la vergogna e la mancata consapevolezza di che cosa sia l’obesità portano molti pazienti a non chiedere aiuto, a non curarsi o a provare a farlo da soli, imbarcandosi in diete fallimentari che riportano al punto di partenza, o peggio, e soffrendo molto per lo stigma della società. Come ha spiegato Russo «Le parole definiscono, raccontano, e sono importanti per come fanno sentire. A volte non servono neppure: basta uno sguardo per dare un’etichetta, per far stare male una persona. Dobbiamo riuscire ad avvicinarci con empatia e rispetto alle persone con obesità, come accade con i pazienti che soffrono di altre malattie». È il primo passo perché ognuno possa trovare il proprio percorso di terapia, rivolgendosi a centri specializzati e con l’aiuto di professionisti qualificati. Quale parola non vorreste più sentir dire, da oggi in poi? «Colpa», ha risposto Mocini. «Chi ha questa malattia non ha una responsabilità sul peso maggiore di quella che abbia un iperteso sui propri livelli di pressione». «Più che una parola da non dire, vorrei che cambiasse lo sguardo nei confronti delle persone con obesità», ha aggiunto Russo. «Cicciona, ciccione», ha concluso Zani. «Sono parole che feriscono nel profondo, che vorrei davvero non sentire più perché fanno molto, troppo male».

7 novembre 2025