Credit: iStock Credit: iStock

Dopo i recenti cali, l’oro oscilla in area 4mila dollari l’oncia

. Nel pomeriggio, il prezzo spot (con scadenza immediata) sale dello 0,4% in scia all’aumento delle scommesse di un taglio dei tassi a dicembre da parte della Federal Reserve (Fed) di fronte alle preoccupazioni di un mercato del lavoro più debole dopo i recenti aggiornamenti.

Soffermiamoci sul report Challenger Job cuts diffuso ieri e sulle prospettive per l’oro

In un contesto in cui la pubblicazione dei dati macro è quasi ferma per via dello shutdown (oggi era previsto il consueto job report di ottobre che non verrà diffuso), l’attenzione degli operatori si sposta verso i dati privati. E un rapporto normalmente poco considerato come il Challenger Job cuts Usa di ottobre si è guadagnato spazio tra le notizie di giornata in assenza dei dati ufficiali da parte del governo. Stando al report diffuso ieri dalla società di consulenza Challenger, Gray & Christmas, le aziende Usa hanno annunciato 153.074 licenziamenti nel mese di ottobre (il peggiore ottobre dal 2003), con un balzo del 175% rispetto allo stesso periodo del 2024.
“Il ritmo dei tagli di posti di lavoro a ottobre è stato molto più elevato della media mensile – ha siegato Andy Challenger, chief revenue officer for Challenger, Gray & Christmas -. Alcuni settori stanno subendo una correzione dopo il boom di assunzioni dovuto alla pandemia, e questo avviene dopo l’adozione dell’intelligenza artificiale, la riduzione della spesa e l’aumento dei costi che spingono le imprese al blocco delle assunzioni”.

Per Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, è tuttavia necessario leggere il dato con attenzione, valutando alcuni aspetti. “La spiegazione migliore, coinvolge una volta di più l’AI. Infatti, nel dettaglio si nota che i settori dove vi sono stati più licenziamenti sono wareousing (immagazzinamento e logistica) e tech: è facile immaginare che l’AI vi abbia un ruolo determinante – segnala l’esperto -. Quindi non un’indicazione di debolezza macro, ma di modifica del modello. Sicuramente un danno per alcune categorie. Però è anche vero che dalla stessa survey, i piani di assunzione per il tech sono elevatissimi, e c’è da crederci, visti gli investimenti in atto. Non saranno le stesse figure, ma insomma, domanda ce n’è”.

In generale, secondo Mps Capital Services, il mercato del lavoro rimane l’osservato speciale sia della Fed che del mercato; solo una volta risolto il problema shutdown potremmo avere una conferma o meno delle indicazioni giunte finora dai sondaggi privati.

Dopo i cali delle scorse settimane, l’oro è rimasto pressoché invariato rispetto alla chiusura di venerdì scorso, mantenendosi oggi attorno alla soglia dei 4mila dollari l’oncia. Con le performance del metallo da inizio anno positive di quasi il 50% quest’anno.

Ma quali sono le prospettive? Nonostante il recente calo dei prezzi, gli esperti di ING restano ottimisti sulle prospettive del metallo prezioso, con i “fattori macroeconomici favorevoli e fondamentali che indicano un ulteriore rialzo nel 2026“. In particolare, spiegano, i principali supporti, tra cui la domanda delle banche centrali e di beni rifugio, rimangono intatti. Anche gli acquisti di ETF dovrebbero riprendere, con la Fed che dovrebbe continuare a tagliare i tassi di interesse.

Da ING si soffermano su questi fattori chiave, partendo alla domanda record registrata nel terzo trimestre.

  • La domanda globale di oro ha raggiunto le 1.313 tonnellate nel terzo trimestre, il totale trimestrale più alto mai registrato, secondo il World Gold Council. Questa impennata è stata trainata dalla forte domanda di investimenti, inclusi gli acquisti tramite ETF, lingotti e monete, nonché dai significativi acquisti da parte delle banche centrali.

  • Gli ETF sull’oro hanno aggiunto 222 tonnellate nel terzo trimestre. La domanda di lingotti e monete è rimasta solida a 316 tonnellate.

  • Le banche centrali rimangono un pilastro fondamentale della domanda di oro. Nel terzo trimestre, le banche centrali hanno aumentato il ritmo degli acquisti dopo due trimestri consecutivi di rallentamento.

“Rimaniamo ottimisti sulle prospettive per l’oro, nonostante il recente calo dei prezzi, con i principali supporti, tra cui la domanda da parte delle banche centrali e dei beni rifugio, ancora presenti. Sebbene le tensioni commerciali si siano recentemente allentate, persiste una significativa incertezza geopolitica, che alimenta la domanda per beni rifugio”, segnala Ewa Manthey, commodities strategist di ING,  indicando anche alcuni rischi. Tra i rischi al ribasso includono un sell-off del mercato, che potrebbe costringere gli investitori a vendere l’oro per raccogliere liquidità, ma anche una minore domanda di beni rifugio a fronte dell’allentamento delle tensioni geopolitiche.
“Tuttavia, prevediamo che il ribasso dell’oro sarà limitato, con quotazioni in media pari a 4.000 dollari l’oncia nel corso di questo trimestre e 4.100 dollari l’oncia nel primo trimestre del prossimo anno, sebbene la volatilità a breve termine potrebbe persistere”.