Lo scalo intercontinentale della Malpensa, nel Varesotto – Fotogramma
Nel 2020, quando la corsa inarrestabile del virus Sars-CoV-2 stava producendo danni devastanti in tutto il mondo, avrebbe effettuato, assieme ad altre persone (un team di hacker), operazioni di spionaggio all’Università del Texas, sulle ricerche di un vaccino anti-Covid prossimo alla produzione. È una delle accuse per le quali, giovedì scorso, Xu Zewei, un cittadino cinese di 33 anni, residente a Shanghai, è stato arrestato dalla polizia all’aeroporto lombardo della Malpensa, dove era appena arrivato, in esecuzione di un mandato spiccato dalle autorità statunitensi in un’inchiesta del Fbi. È stata l’ambasciata Usa a Roma a segnalare alle autorità italiane l’arrivo dell’uomo. Secondo le comunicazioni arrivate agli investigatori italiani, il cittadino cinese userebbe due alias “Zavier Xu” e “David Xu”.
La moglie dell’arrestato ha riferito che il marito è un tecnico di un’azienda informatica ed era arrivato in Italia per una vacanza. L’arresto è stato convalidato, venerdì scorso, dal tribunale di Milano che ha disposto la custodia cautelare nel carcere di Busto Arsizio (Varese). Il 33enne era ricercato a livello internazionale su su un mandato emesso, il 2 novembre 2023, dal Tribunale del Distretto meridionale del Texas. Negli Stati Uniti è accusato di frode telematica e furto di identità aggravato (pena massima 5 anni), associazione a delinquere finalizzata alla frode telematica (pena massima di 20 anni), accesso non autorizzato a computer protetti (pena massima 5 anni). Come scrive la giudice Veronica Tallarida, dall’inchiesta dell’Fbi «è emerso che Xu Zewei ha preso parte, con altri connazionali cittadini cinesi» ad una «associazione a delinquere finalizzata a rubare informazioni tramite l’accesso non autorizzato a computer, tra cui quelli di varie università e centri di ricerca scientifica, ubicati negli Stati Uniti e altrove». E, sempre secondo secondo il Federal bureau investigation, avrebbe agito in questa «attività di intrusione informatica per conto di autorità appartenenti al governo cinese».
Al 33enne, difeso dall’avvocato Enrico Giarda, è stato anche sequestrato il telefono per trovare «dati utili all’accertamento dei fatti». Per il giudice sussiste un «concreto pericolo di fuga», dato che l’uomo «era appena giunto in Italia» con un volo da Shanghai e «non risulta avere alcun radicamento in Italia». Per oggi è fissata l’udienza solo per «l’identificazione personale e l’eventuale consenso all’estradizione». Poi, la Procura generale di Milano dovrà ricevere e valutare nelle prossime settimane tutti gli atti d’accusa. E solo dopo aver analizzato tutta la documentazione, potrà esprimere un parere con requisitoria, da portare in udienze successive, sulla richiesta di estradizione da parte degli Usa.