di
Leonard Berberi

Nella rincorsa uno dei tre motori si stacca dalla fusoliera, alcuni dei pezzi finiscono contro l’altro propulsore che smette di funzionare. Con un solo motore in uso il jet non ha speranze

Arrivati a quelle condizioni e a quel punto della pista dell’aeroporto di Louisville, in Kentucky, per i piloti del volo cargo UPS non c’era ormai più nulla da fare. Superata la soglia critica della velocità, potevano soltanto decollare e tentare di recuperare una situazione già disperata. Con il motore 1 — quello sinistro — staccatosi durante la fase di massima potenza. Con alcuni frammenti finiti nel motore 2, installato sopra la coda, mettendolo fuori uso. E con un solo propulsore ancora funzionante, quello destro, e tutto quel peso — tra merci e carburante — hanno tentato fino all’ultimo di far salire il jet, nella speranza di riuscire a rientrare in aeroporto. Invano

Una prima dinamica

Tre comandanti consultati dal Corriere che hanno visionato le immagini e i video finora emersi — inclusi quelli delle dashcam installate sulle auto e delle telecamere di sicurezza dei negozi — escludono errori da parte dei piloti. E sottolineano che, a giudicare dal materiale disponibile, «sembrano aver fatto tutto il possibile». Meno di dieci secondi dopo il decollo, l’MD-11 si è disintegrato contro edifici e parcheggi, trasformandosi in un’enorme palla di fuoco. Almeno tredici persone — compresi i tre piloti — hanno perso la vita.



















































Le indagini

L’NTSB, l’ente investigativo statunitense, ha inviato un team di 28 esperti per raccogliere tutte le prove. Ci vorranno giorni, se non settimane, per recuperare ogni detrito sparso lungo quasi 900 metri di devastazione. Le due scatole nere, già ritrovate, forniranno le informazioni decisive una volta analizzate nei laboratori di Washington. Altri documenti, come quelli relativi alla manutenzione delle ultime settimane, confluiranno nel fascicolo d’indagine. Anche perché il jet era stato sottoposto a interventi proprio di recente.

L’incidente

Nel tardo pomeriggio (ora locale) di martedì 4 novembre, il McDonnell Douglas MD-11 — uscito dagli stabilimenti 34 anni fa — è precipitato immediatamente dopo il decollo dall’aeroporto «Muhammad Ali». Era diretto a Honolulu, nelle Hawaii, carico di pacchi e di cherosene (143 mila litri). Durante la fase finale della rincorsa, il motore 1 si è improvvisamente staccato dalla fusoliera (è stato poi ritrovato nella parte opposta della pista). «Il distacco violento potrebbe aver causato un cedimento strutturale sul lato sinistro — spiegano i piloti consultati —, “sparando” detriti, carburante e fluido idraulico nel flusso d’aria del motore 2, quello in coda, provocandone il guasto».

Incidente aereo in Kentucky: la manutenzione, il motore che si stacca, i piloti obbligati a decollare. Cos’è successo

I problemi ai motori

«A vedere tutti i filmati e leggendo i parametri forniti dalle piattaforme che monitorano i voli, i piloti erano condannati dal momento in cui il motore 2 ha subìto quello che sembra uno stallo del compressore a causa dei detriti aspirati», sostengono due dei comandanti interpellati. Il terzo aggiunge che «le fiamme sull’ala dopo il distacco del motore 1 indicano che il problema era diventato irreversibile». Quando il propulsore si è separato dalla fusoliera, spiegano, «era troppo tardi: erano oltre la velocità V1». Un parametro decisivo, perché rappresenta il punto limite oltre il quale il pilota deve proseguire il decollo anche in caso di emergenza — come un’avaria al motore —, non avendo più spazio sufficiente per interrompere la corsa e fermare l’aereo in sicurezza sulla pista.

Gli interrogativi

Le domande non mancano. Se c’è stato davvero un distacco del motore — e una delle foto sembra confermare questa dinamica — bisogna verificare tutti i documenti relativi agli attacchi, fino ad arrivare ai bulloni utilizzati: chi li ha stretti? Come? Quando? «La catena che ha portato al disastro inizia ufficialmente lì, ma tecnicamente parte nei giorni in cui qualcuno è intervenuto negli hangar di manutenzione», osservano i comandanti. L’NTSB ha già richiesto la documentazione compilata tra settembre e ottobre. 

Gli interventi tra settembre e ottobre

Il velivolo era stato sottoposto a interventi di riparazione «critica» al serbatoio del carburante: durante un’ispezione visiva, i piloti di un volo di inizio settembre avevano notato una crepa, secondo i documenti della FAA. L’MD-11 era rimasto a terra nel centro specializzato di San Antonio, Texas, dal 3 settembre ed era tornato in servizio il 18 ottobre, effettuando diversi voli. Il costruttore, McDonnell Douglas, oggi è di proprietà di Boeing.

I «muli» in circolazione

L’aereo, immatricolato N259UP, aveva iniziato a volare trasportando passeggeri il 15 luglio 1991 con Thai Airways, secondo i registri aeronautici della società specializzata Cirium. Nel gennaio 2006 era stato parcheggiato e pochi mesi dopo acquistato da UPS, che lo ha convertito in cargo nel dicembre dello stesso anno. Il 30 aprile 2007 ha avviato la sua nuova vita da «mulo», come vengono chiamati gli MD-11 nel settore. Un modello molto utilizzato dai due colossi delle spedizioni, UPS e FedEx, la cui produzione è cessata nel 2000. Attualmente UPS ne ha 31 (di cui 6 fermi) e FedEx 61 (33 fuori servizio da oltre un mese), secondo Cirium.

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7 novembre 2025