di
Federico Berni

La ragazza brasiliana di 29 anni aggredita brutalmente da un 26enne originario del Gambia: «In Brasile non mi è mai successo nulla»

La notizia raggiunge Stephanie Amaral nella mattinata di ieri: l’uomo che l’ha brutalmente aggredita, un 26enne originario del Gambia, è stato individuato, denunciato dai carabinieri e trasferito nel Cpr di Torino, da cui dovrebbe essere rimpatriato. Stephanie, modella brasiliana di 29 anni, può tirare un sospiro di sollievo. Sono state ore emotivamente pesanti quelle dopo le 20 di lunedì scorso. Stephanie era a bordo del regionale che da Bergamo la riportava a Milano quando l’uomo l’ha aggredita: insulti, poi un pugno e, ancora, calci. Un assalto immotivato, avvenuto in mezzo a tanti testimoni che, a detta della vittima, non l’avrebbero aiutata

Una scena che lei ha ripreso parzialmente mettendo mano al cellulare. Amaral, che da San Paolo si è trasferita quattro anni fa a Milano (dove, afferma, è stata vittima di un’altra aggressione immotivata), ha cercato di difendersi utilizzando lo spray al peperoncino che aveva nella tasca del cappotto, ma è stata ugualmente sopraffatta fisicamente dall’uomo.



















































Sapere che il suo aggressore è stato trovato e che ora si trova nelle mani delle autorità la fa sentire meglio?
«Mi fa stare più tranquilla, ma fino a un certo punto».

Non confida nella giustizia?
«Non si tratta di quello, anzi. So che le leggi esistono, che sono ben scritte, e che le forze dell’ordine lavorano per applicarle. Ho fiducia nel sistema. Penso, però, ad altre donne che vivono lo stesso incubo, quello di sapere che ci sono uomini liberi di circolare che magari le perseguitano, che vogliono il loro male».

Prima di quello che le è capitato si sentiva sicura in Italia?
«Ribadisco, credo nella forza dello Stato, anche se non posso dire di essere molto fortunata, non solo in questa occasione».

A cosa si riferisce?
«Vengo da San Paolo, Brasile, una metropoli enorme. Famosa per tante cose, ma anche per i suoi problemi legati alla criminalità, come tante grandi città sudamericane, e non mi è mai, mai, successo nulla».

In questi quattro anni milanesi invece?
«Beh, l’altra sera mi è capitato questo fatto orribile. Una persona sbucata dal nulla, mai vista prima che mi fissa, poi mi insulta, e infine mi picchia, mi tira un pugno in fronte, mi prende a calci mentre sono a terra mentre viaggio come tanti altri in treno. Due o tre anni fa, invece, ero sull’autobus, sempre a Milano, quando un uomo, anche in quel caso senza motivo, ha tirato un sasso contro i finestrini e ha preso proprio me, anche quella volta sulla testa. In quella occasione, almeno, un passeggero, un immigrato africano, mi aveva soccorso e mi aveva aiutato, mentre questa volta sul treno mi sono sentita sola».

Cosa direbbe a chi si è voltato dall’altra parte?
«Che al posto mio avrebbero potuto esserci le loro figlie, madri o compagne».

Il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale contro la violenza di genere. Per le donne che subiscono abusi e prevaricazioni maschili che pensieri ha?
«Non bisogna darsi per vinte, mai arrendersi. È importante mantenere la forza, lottare sempre per affermare i propri diritti e sperare di arrivare al giorno in cui si possa girare sicure per strada».

Molti media l’hanno cercata per chiederle la sua testimonianza, si aspettava questo clamore?
«Ho denunciato pubblicamente questa storia su Instagram, non per mania di protagonismo, ma perché a volte bisogna fare un po’ di rumore. Tutti, a partire dalle donne, devono avere il diritto di stare tranquilli su un treno».

Lei porta sempre lo spray urticante nella borsa?
«No, prima non ce l’avevo. Ho cominciato da quando vivo in Italia. Ma sia chiara una cosa, io questo Paese lo amo, ho parte dei nonni italiani. Qui ho scelto di stare, e qui voglio rimanere».


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8 novembre 2025