Tommaso Cerno “non sa cosa pensare” di quel prete che, a undici anni, ha abusato di lui. Il giornalista udinese già direttore del Messaggero Veneto, ora a capo de Il Tempo, si racconta in un’intervista sulla propria vita professionale e privata al Corriere, a poco più di due mesi e mezzo dalla lettera di minacce di una frangia anarchica estremista che, recapitata in redazione, lo citava per nome.

L’inizio della ribalta

La sua fortuna come giornalista, racconta Cerno, fu il caso Englaro, che seguiva proprio per la testata friulana. “Poi moderai una conferenza con Beppino Englaro e rimasi affascinato dalla sua storia – continua –. Ancora non aveva deciso di portare Eluana a Udine, ma era chiaro che le regioni rosse non l’avrebbero accolta. Gli presentai l’avvocato Giuseppe Campeis e cominciò il percorso che la portò in Friuli Venezia Giulia”.

La vita privata

Poi passa alla vita privata: nello specifico alla sua prima volta, a undici anni con un prete. “Non ho mai capito se volevo o non volevo – dichiara –. Fu sicuramente una violenza, ma a undici anni non ne sei consapevole. Però mi piacque, quindi non so cosa pensare di quel prete”. Non risponde, invece, a come il suo nome sia finito nel 2022 nel mezzo di un’inchiesta per droga: “Quella inchiesta è stata un agguato, gli stessi inquirenti si scusarono. Nel palazzo dove vivevo abitavano altri parlamentari del Pd. Me li ricordo: il giorno prima che i giornali ne scrivessero, ridacchiando mi avevano chiesto come andavano le mie notti romane. Non faccio i loro nomi perché mi fanno pena”. Ma anche, sul patriarcato: “Ce ne vorrebbe di più, perché stiamo smontando la famiglia patriarcale, che è giusto, al punto da non avere più punti di riferimento. Turetta è figlio di famiglie che non sanno più cosa fanno i loro figli. Se non lo sanno, vuol dire che non gliene ne importa”. Conclude su un cancro per cui è stato operato nel 2015, poi tornato: “È un ospite che ti porti dietro per sempre. Me ne sono accorto per caso, accompagnando un amico dall’endocrinologo: guardando il mio collo si insospettì, il tumore era già in metastasi”.