Non è andato in Aula come chiesto dalle opposizioni, ma il sindaco Roberto Lagalla con una lettera di tre pagine firmata nella tarda serata di ieri, ha risposto ai consiglieri comunali che avevano invocato un intervento sull’inchiesta per corruzione che vede coinvolto l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, segretario dimissionario della Dc, che sostiene la Giunta palermitana. “Non posso che associare ai vostri sentimenti la mia profonda amarezza per la rilevanza dei fatti che, se confermati nelle opportune sedi giudiziarie, inverano scenari di forte deterioramento dell’azione politica”, scrive il sindaco, richiamando però “la esclusiva responsabilità individuale di chi è chiamato a rispondere di violazioni del Codice penale”.
Sul tema del gruppo consiliare Dc e delle potenziali riserve sulla sua presenza in maggioranza, il sindaco difende l’operato di Domenico Bonanno, Salvatore Imperiale, Viviana Raja, Natale Puma e Salvatore Di Maggio: “Si tratta di consiglieri che, fino a questo momento, hanno assolto ai lavori consiliari con personale impegno e proficuo contributo”. Subito dopo un monito generale: “La questione morale vale per loro, così come per tutti noi, ed è inevitabile che, in caso di personali coinvolgimenti, ognuno si senta chiamato a scelte che interrogano la propria coscienza”, avverte il sindaco.
Il primo cittadino accoglie “il richiamo ad azioni sempre più incisive nella prevenzione della corruzione su scala comunale”, ma lo fa “anche alla luce delle vicende che, negli anni passati e sotto altre Amministrazioni, hanno generato procedimenti giudiziari conclusisi con addebiti di responsabilità, a rilevanza penale, nei confronti di alcuni ex dirigenti di questo Comune”. Non lo scrive direttamente Lagalla, ma è un po’ come se volesse dire: chiamate in causa me, ma non è ancora accaduto nulla sul fronte giudiziario sotto la mia sindacatura.
Il sindaco inoltre rivendica l’impegno dell’amministrazione nella “lotta ai comportamenti malavitosi e mafiosi” elencando una serie di azioni: “Le ruspe del Comune hanno abbattuto oltre settanta tombe abusive costruite da esponenti della criminalità organizzata all’interno del cimitero dei Rotoli, restituendo dignità a un luogo sacro che, per anni, era stato profanato dal malaffare. È stato avviato un nuovo e rigoroso procedimento per l’assegnazione degli alloggi di proprietà comunale (Edilizia residenziale popolare) abusivamente occupati, restituendo pieno diritto a chi ne aveva titolo e segnando un punto fermo contro l’illegalità e la prevaricazione. Sono stati inoltre ripristinati ordine e legalità presso la Fiera del Mediterraneo, ponendo fine a situazioni di degrado e di opaca gestione che si trascinavano da troppo tempo”. Il sindaco infine evidenzia anche la sperimentazione della piattaforma “Legalileo”, un sistema innovativo per rendere trasparenti e tracciabili tutti i processi relativi agli appalti.
Una risposta che non soddisfa Carmelo Miceli, consigliere comunale e coordinatore regionale di Progetto Civico Italia, tra i 14 firmatari della lettera che sollecitava un intervento di Lagalla sulla nuova bufera giudiziaria che ha investito Cuffaro. “Ritengo sia un fatto molto grave il fatto che il sindaco Lagalla, davanti a questa situazione – dice Miceli – decida di non confrontarsi con l’Aula e di nascondersi dietro a una lettera. D’altra parte prendere le distanze dai fatti della Regione ma aspettare gli interrogatori di garanzia è una contraddizione in termini. Il sindaco non avrebbe dovuto avere remore a venire in Consiglio comunale ma è bastata la mia richiesta di avere un contraddittorio a farlo recedere dalla scelta di confrontarsi. Tra l’altro le nostre domande non sono legate all’inchiesta in sé ma piuttosto al sistema di potere che l’ha generata e che riguarda anche Palermo”.
Delusi anche i consiglieri del gruppo Oso, Giulia Argiroffi e Ugo Forello. “Il sindaco Lagalla – affermano – sceglie di trincerarsi dietro una lunga lettera formale, piena di richiami a principi condivisibili, ma che nei fatti, in questi anni di governo cittadino, non ha applicato né rispettato. Il richiamo alla legalità, alla trasparenza e alla ‘questione morale’ suona come una retorica vuota di fronte alla realtà che ogni giorno vivono i palermitani e che la stessa amministrazione produce: una gestione clientelare, opaca e spesso ai limiti della legalità”.
Lungo l’elenco delle doglianze. Argiroffi e Forello citano la “vicenda che riguarda la società partecipata Rap dove è stato nominato direttore generale il dottor Collesano, soggetto sotto procedimento penale per reati gravi commessi proprio nell’esercizio delle sue funzioni all’interno della stessa società, nominato da un presidente, scelto dal sindaco, è anch’esso imputato per le stesse contestazioni relative a reati ambientali”. E aggiungono che “è inoltre emerso — e sarà oggetto di ulteriori verifiche e segnalazioni alle autorità competenti — che almeno un consigliere comunale (se non più di uno) della Dc e un dirigente dell’amministrazione comunale, se non addirittura figure di rango superiore, hanno ricevuto in anticipo le bozze dei bandi di gara nel settore della cultura della Regione, per poterle condividere preventivamente con soggetti e associazioni ‘amiche’ ”