Chi cerca uno smartphone top di gamma oggi chiede cinque cose: prestazioni di alto livello, una fotocamera capace di scattare foto perfette, una batteria che duri più di un giorno, un ottimo design e un’assistenza post vendita di livello. Samsung, che guida il mercato Android da anni, è sempre riuscita a dare agli utenti quello che volevano e deve parte del suo successo a questo e parte alla scelta di aver tenuto una linea distintiva in tutti questi anni, un design molto occidentale che non è invecchiato con il tempo.
I produttori cinesi, al contrario, hanno sempre puntato moltissimo su quelle che sono le pure specifiche tecniche ma sono spesso scivolati sul design: piace tantissimo in patria, piace meno agli occidentali che preferiscono linee più pulite ed equilibrate.
Negli ultimi mesi però sta cambiando tutto e il nuovo Find X9 Pro di OPPO è uno dei primi modelli che segna questa rivoluzione nelle curve. Ci troviamo davanti ad un telefono che, se non avesse il marchio OPPO sul retro, potrebbe benissimo essere scambiato per un Samsung o per un Pixel di Google di nuova generazione, anche se basta leggere le specifiche per capire che siamo davanti ad altro.
Samsung e Google, infatti, non hanno una batteria da 7500 mAh che garantisce praticamente due giorni di utilizzo e non sono talmente folli da offrire come accessorio per un reparto fotografico già completo un moltiplicatore di focale che porta su uno smartphone un livello di ingrandimento ottico che non sarebbe possibile, con costi contenuti, neppure su una mirrorless.
Una batteria da record in un corpo super sottile
Lo stile del Find X9 Pro è quello che siamo abituati a vedere da anni, quello dei Pixel, dei Samsung e degli iPhone. La scelta dei materiali, i bordi sottili, il raggio stesso di curvatura e anche la forma dei tasti ricordano molto quella di altri smartphone e dobbiamo ammettere che come con i televisori anche con i telefoni ormai si è persa un po’ di identità, visti di fronte sembrano tutti uguali.
Apprezzabile il fatto che OPPO abbia scelto, al contrario di altri brand, di tenere una cornice satinata con un vetro opaco proprio: questa combinazione non solo garantisce un buon grip ma non lascia alcun impronta, né sul bordo né sul retro.
La zona delle fotocamere è l’unica attorno alla quale si può cercare di fare un po’ di branding e OPPO ha scelto di tenere una conformazione che ricorda molto quella dei precedenti iPhone, un blocco fotocamere quadrato decentrato che ribalta il concetto usato fino allo scorso anno dai Find X, il blocco tondo centrale.
Volendo essere puntigliosi si perde un po’ di equilibrio: l’ingombro delle fotocamere ha costretto OPPO ad adottare un blocco leggermente più alto che largo, quindi quello che avrebbe dovuto essere un quadrato è un rettangolo. Apprezzabile il fatto che ci sia un unico vetro a coprire tutte e tre le lenti, molto più facile da pulire ma soprattutto non si accumula sporco tra una lente e l’altra, meno felice invece il posizionamento delle tre lenti che non formano un triangolo equilatero, cosa che porta poi ad avere un leggero sfasamento quando si cambia il fattore di zoom in modalità video. Il passaggio tra una lente e l’altra sul cambio di focale si vede, anche se va detto che è più visibile la differenza cromatica tra i diversi sensori piuttosto che il leggero spostamento di inquadratura dovuto alla posizione delle tre lenti.
OPPO ha comunque un grande merito: nonostante l’integrazione di una batteria di capacità record, il telefono mantiene uno spessore gestibile di 8.25mm.
Il modello Pro è disponibile in due finiture, e a nostro avviso quella antracite da noi provata è la più piacevole, il bordo cromato attorno all’ottica si mimetizza meglio.
Per quanto riguarda la scocca il Find X9 Pro offre una doppia certificazione di resistenza all’acqua e alla polvere IP68/IP69. La presenza del rating IP69 è significativa, in quanto non solo garantisce la resistenza all’immersione (IP68), ma assicura anche la protezione contro i getti d’acqua ad alta pressione, indicando un livello di sigillatura e una robustezza strutturale non comune.
L’ergonomia funzionale è migliorata dall’inclusione di due tasti fisici che richiamano quelli dell’iPhone: sul lato sinistro è posizionato lo Snap Key, la versione OPPO dell’Action Button: è un tasto multifunzione simile a quello già visto su dispositivi OnePlus, personalizzabile per il lancio rapido di funzioni essenziali come il registratore vocale, la torcia, le app di traduzione, o per la commutazione dei profili sonori. Il design dell’interfaccia ricalca quello di iOS.
Sul lato destro è invece presente il Quick Button, un tasto dedicato alla fotocamera che ricorda il Camera Control Button dell’iPhone: il doppio tocco avvia l’app della fotocamera e può essere utilizzato per controllare lo zoom quando il telefono è in modalità orizzontale. Al momento del lancio l’utilità del Quick Button è limitata, in quanto non può essere personalizzato per altre azioni al di fuori della fotocamera; questo potrebbe essere un problema, perché Mind Space, l’app AI di OPPO, se attivata prende possesso dello Snap Key. Sarebbe stato più utile tenere il tasto a sinistra per quelle che sono le funzioni essenziali e spostare l’IA sul Quick Button. Non si può.
Un ottimo display con la giusta risoluzione
Il pannello del Find X9 Pro è un display LTPO AMOLED da 6.78 pollici, con risoluzione 1272 x 2772 pixel, che si traduce in una densità di circa 450 ppi. Ci sono schermi con risoluzione più elevata ma crediamo che la scelta di un 2K sia il miglior compromesso tra risoluzione di rendering, consumi e definizione.
Lo schermo è a 10 bit e offre un refresh rate dinamico a 120Hz. La protezione è affidata ad un vetro Corning che dovrebbe essere dal suono un Gorilla Glass Victus 2, e l’unica critica che ci sentiamo di muovere è l’adozione di un filtro polarizzatore non circolare che porta ad un’alterazione della cromia quando giriamo lo smartphone in orizzontale indossando occhiali polarizzati.
In estate, con gli occhiali da sole polarizzati, la visione potrebbe non essere perfetta. Il display è davvero luminoso, anche se non c’è una differenza netta tra questo schermo e quello degli altri flagship: a fare la differenza come sempre è il trattamento antiriflesso e qui Samsung ha una marcia in più. Potrebbe essere una scelta quella di non mettere uno strato antiriflesso speciale: più di una persona ci ha fatto notare che, dopo un anno, il trattamento superficiale dell’S25 Ultra sta venendo via con lo sfregamento dita – schermo, lasciando diversi aloni sullo schermo visibili quando quest’ultimo è spento.
Il trattamento antiriflesso dell’OPPO è buono ma non impeccabile. Sotto il profilo della regolazione della luminosità il display incorpora un dimming PWM (Pulse Width Modulation) ad alta frequenza di 2160Hz che riduce il flickering percepibile a bassa luminosità, problema questo che può causare affaticamento visivo negli utenti sensibili. Inoltre, la luminosità minima è stata ridotta a solo 1 nit, migliorando l’usabilità in ambienti estremamente bui o durante l’uso notturno. Per quanto riguarda la riproduzione di contenuti ad alta gamma dinamica, lo schermo supporta gli standard Dolby Vision, HDR10+, e l’HDR Vivid proprietario, oltre al supporto Ultra HDR per le immagini.
Il Dimensity 9500 è un compromesso tra prestazioni e prezzo
Inutile girarci attorno: Find X9 Pro adotta un processore Mediatek mentre il OnePlus 15, che è sempre OPPO e ha anche un design simile avrà uno Snapdragon 8 Elite Gen 5. Inutile anche dire che tra i due processori la scelta migliore sarebbe il Qualcomm: è più veloce, ha un supporto migliore da parte degli applicativi e dei giochi ma ha anche un problema, costa molto di più. OnePlus è OPPO, ma a differenza di OPPO OnePlus ha una distribuzione molto più snella, vende molto meno, non deve fare pubblicità e soprattutto non va nei negozi fisici ai quali OPPO deve lasciare un consistente margine di vendita. Se OPPO avesse scelto Qualcomm avrebbe dovuto aumentare il prezzo di vendita del telefono di almeno 200 euro, e non poteva permetterselo, Mediatek è il piano “b” per poter comunque offrire RAM, storage, batteria in un prodotto bilanciato e comunque completo.
Non ci focalizzeremmo molto sulla questione processore: il Dimensity 9500 è prodotto con tecnologia a 3 nm TSMC “N3P” ed è un buon chip che offre prestazioni di livello sia per quanto riguarda la CPU che la GPU. L’architettura “All Big Core” sarebbe uno dei punti chiave perché la configurazione 1 + 3 + 4 prevede un core Arm C1-Ultra a 4.21 GHz, tre premium cores Arm C1-Premium a 3.50 GHz e quattro Pro cores a Arm C1-Pro a 2.70 GHz, e MediaTek dichiara un miglioramento fino al +32% in prestazioni single-core e +17% in multi-core rispetto alla generazione precedente.
Il problema è che questi dati sono ricavati in condizioni di laboratorio, quindi con il processore dissipato attivamente e quindi con un metodo ben lontano da quello che poi si verifica nella piccola scocca del telefono. L’adozione di core ad alte prestazioni porta il processore a scaldare ogni volta che spinge e OPPO deve limitarne i bollenti spiriti per evitare di avere una scocca rovente. Il risultato è quindi un processore che va un po’ più veloce di quello dello scorso anno ma senza quel salto che la stessa Mediatek ha paventato.
La stessa cosa vale per la GPU, una Arm Mali‑G1 Ultra MC12 a 12 core che lavora ad 1.0 GHz.MediaTek parla di “console-level” 120 fps con ray tracing, ma anche qui l’aumento di performance è marginale e non troppo consistente.
Vanno comunque dati a OPPO i meriti di aver integrato un sistema di dissipazione basato su una vapor chamber con una superficie di dissipazione di 36,344 mm², che rispetto ai concorrenti è quello che offre l’area maggiore. Senza questa soluzione lo smartphone sarebbe andato in thottling termico ancora prima.
Ci sarebbe anche da dire qualcosa su quelle che sono le potenzialità di elaborazione dei modelli AI in locale, ma sia la NPU sia la GPU del Mediatek sono drasticamente più lenti della concorrenza.
Come abbiamo detto crediamo che il processore sia più che adeguato per quello che deve fare: la risoluzione del display non eccessiva e l’uso del cloud per tutte le funzioni IA abbassano le richieste del punto di vista della potenza computazionale. Giusto dire che sul processore si poteva fare una scelta migliore, ma se una persona non ha idea di che processore ci sia dentro (e magari neppure gli interessa) si trova comunque uno smartphone velocissimo, fluido, reattivo ma soprattutto con un’ottima efficienza.
Il processore è affiancato da memorie LPDDR5X, con configurazioni che raggiungono i 16GB di RAM e storage UFS 4.1, con varianti fino a 512GB o 1TB. La versione da noi provata è da 16/512 GB. A completamento delle specifiche troviamo una porta USB 3, un sensore di impronte ultrasonico sotto il display, un emettitore infrarossi nella parte alta e il pieno supporto agli standard di connettività più recenti come 5G, Wi-Fi 7 e Bluetooth 6.0.
Autonomia da record, ottima ricezione e qualità telefonica
Se c’è un aspetto dove il Find X9 Pro è imbattibile questo aspetto è la batteria. Lo smartphone OPPO ridefinisce le aspettative di autonomia per uno smartphone flagship grazie alla sua batteria da 7500 mAh. Questa è la batteria con la capacità maggiore mai riscontrata in un flagship e soprattutto sembra che questo valore sia stato raggiunto con una singola cella prodotta dalla cinese NVT con tecnologia silicon-carbon di terza generazione: non solo non abbiamo mai visto una cella con una densità di carica così elevata, ma non abbiamo neppure mai visto uno smartphone durare così tanto. Senza esagerare possiamo dire che con un utilizzo classico si possono fare anche 8 ore di schermo acceso, tantissimo, con un residuo del 15% circa di autonomia. Se opportunamente dissipato questo smartphone può registrare video per più di sei ore continuate, si possono fare sessioni di gioco da 4/5 ore senza problemi e si può tenere senza ricaricare, con un uso moderato da utente medio, per 2 giorni o più.
La ricarica wireless magnetica arriva con la cov
Nonostante la capacità massiccia la ricarica è gestita in modo efficiente. Il dispositivo supporta la ricarica cablata SuperVOOC a 80W, con la quale si impiega 1 ora e 12 minuti (67 minuti) per passare dall’1% al 100%. La ricarica wireless è supportata fino a 50W.
Secondo OPPO utilizzando un caricatore classico USB Power Delivery la ricarica dovrebbe essere ugualmente veloce, 55 Watt, ma provando con diversi caricatori da almeno 70 Watt, non siamo mai riusciti ad andare oltre i 10 Watt, 10 Volt e 1 ampere. Questo in ogni modalità di ricarica e impostando anche la “ricarica veloce intelligente”.
Nulla da dire sulla ricezione e la qualità telefonica: il telefono prende bene in ogni condizione e supporta sia due sim fisiche sia la eSim. La qualità audio è davvero buona, con un sistema di cancellazione del rumore ambientale efficiente e un audio in capsula chiaro e cristallino. Buona anche la vibrazione e notevole la pressione sonora che riesce a generare tramite lo speaker stereo, diviso tra “bassi” (speaker inferiore) e medio alti (capsula superiore).
Zoom eccellente e ottime fotocamere. Serve però qualche ritocco
OPPO ha puntato davvero tanto sull’aspetto fotografico di questo Find X9 Pro e la fotocamera, insieme alla batteria, sono i due punti di forza. Se sulla batteria le promesse sono state soddisfatte a pieno, sulla fotocamera la base c’è, ma serve ancora qualche ritocco software per perfezionare quella che è comunque una macchina complessa.
Anticipiamo subito che sul comparto foto saremo abbastanza critici, più che altro perché crediamo che questo smartphone sia destinato proprio ad un utente che è davvero interessato alla parte fotografia e quindi è giusto che ne conosca tutti i vantaggi e tutti i limiti.
Il sensore principale è il Sony LYT-828, 50 megapixel, 1/1.28’’ e 23mm di focale con una lente a 7 elementi. È un sensore aperto, f/1.5, stabilizzato e con un buon bokeh. Per quanto molti si focalizzeranno sulla dimensione del sensore, pensando che siamo ben lontani dai sensori da 1” dei veri “camera phone”, c’è un elemento tecnologico che rende questo sensore Sony decisamente interessante e che rappresenta la vera chiave di svolta per il Find X9 Pro.
Lo smartphone OPPO infatti scatta ogni fotografia in formato “HDR”, quindi cattura ogni posa con una dinamica super estesa e grazie al formato Ultra HDR riesce anche a gestire tutte queste informazioni. Rispetto però ad altri smartphone dove l’HDR viene realizzato con un multi-framing ravvicinato e con il rischio di un leggero ghosting OPPO per il suo “always on HDR” si appoggia al Dual Conversion Gain (DCG) e al nuovo schema Hybrid Frame-HDR (HF-HDR).
La Dual Conversion Gain è la versione “mobile” del dual iso che ha già debuttato anche in ambito fotografico. Ogni fotodiodo del sensore può lavorare con due livelli di guadagno, low conversion gain (LCG) quindi cattura più luce, ideale per le alte luci (zone luminose, meno rumore di quantizzazione) e High conversion gain (HCG), amplifica meglio i segnali deboli ed ideale per le ombre (zone scure, più sensibilità).
Durante una singola esposizione, il sensore è talmente veloce che legge due volte ogni pixel, una lettura a LCG (basso guadagno) e una lettura a HCG (alto guadagno). Il processore d’immagine fonde le due letture in un’unica immagine HDR quindi non servono più scatti per ampliare la dinamica di cattura, ne basta uno.
Sony ha combinato in questo sensore due livelli di HDR: il single-Frame HDR (DCG-HDR) che permette di avere dinamica estesa con una sola posa e il Multi-Frame HDR, quindi cattura di più frame con esposizioni diverse (una breve, una lunga). Il risultato è quello che si può definire HF-HDR (Hybrid Frame HDR), dove i dati del dual gain vengono usati insieme alle immagini a breve esposizione, ma l’unione avviene a livello di processore (ISP) grazie al LUMO Image Engine, non dentro il sensore.
Quello che OPPO chiama Real-Time triple exposure in realtà è questo sistema che unisce Dual Conversion Gain e Multi-Frame HDR, portando sia il vantaggio di avere zero ghosting sia la dinamica che si ottiene solo con più pose. Si parla di 17 stop di dinamica, un range più ampio di un sensore da 1”.
Una foto con il super wide
A fianco del sensore principale troviamo una Ultra-Wide Camera Samsung JN5 sempre da 50MP, sensore da 1/2.75”, 15 mm di focale e distanza di messa a fuoco di 3.5 cm (macro) e il tele da 200MP, il vero fiore all’occhiello del telefono. Il sensore è il Samsung HP5, 1/1.56’’ di diagonale e 70mm di focale (3x) periscopico. Un’ottica abbastanza aperta, f/2.1, stabilizzata e con un ottimo bokeh naturale. Il sistema fotografico è sviluppato in collaborazione con Hasselblad che ha fornito oltre all’algoritmo di compressione del Jpeg anche la validazione dei risultati ottici delle lenti.
Per quanto uno smartphone come questo possa essere usato anche in RAW, e siamo certi che chi si ritiene un vero fotografo passerà dal RAW, la partnership tra OPPO e Hasselblad si basa proprio sul modo in cui l’azienda svedese gestisce la pipeline di sviluppo e scrive i Jpeg. Su Find X9 Pro OPPO ha rivisto tutta la pipeline di scatto di Android per implementare non solo il sistema di compressione Hasselblad ma anche lo scatto nativo a 50 megapixel per tutte le lenti, che diventa il nuovo “default”. Ecco perché le fotografie che pubblichiamo qui sotto sono tutte scattate in Jpeg.
In modalità automatica, il Find X9 Pro si distingue per una gestione dell’esposizione estremamente equilibrata. La fotocamera mostra un’eccellente capacità di bilanciare luci e ombre anche in scene ad alto contrasto.



Tuttavia, e si può vedere in alcune foto sopra, nelle immagini scattate in modalità automatica emerge un limite: le foto appaiono talvolta “spinte” in post-processing, con una nitidezza aggiunta artificialmente.
Le texture più fini risultano meno naturali e lo zoom 2x mostra una perdita di micro-dettagli e una resa più digitale, segno di un’elaborazione un po’ troppo aggressiva.
OPPO non è entrata nei dettagli di come ha rivisto la pipeline di scatto ma crediamo che ogni volta che si usa lo zoom, anche se è un semplice “crop”, venga usata l’IA generativa per ricostruire dei pixel e rendere l’immagine più nitida. Si vede chiaramente se apriamo la foto subito dopo averla scattata: dopo qualche secondo l’immagine del rullino viene sostituta da una versione più contrastata.


Migliorabile anche l’uniformità cromatica tra le fotocamere: ultra-grandangolare e tele, prodotte da Samsung, sono leggermente più cariche cromaticamente della camera principale Sony e usando lo zoom continuo in modalità video la differenza sul cambio di obiettivo si percepisce. Dobbiamo dire che L’X9 Pro mostra colori più coerenti e bilanciati rispetto ad altri smartphone top di gamma, anche se il tele 3x tende ancora, in certe condizioni, a virare verso tonalità violacee.
Le altre due ottiche mantengono un profilo più neutro e realistico. Anche il bilanciamento del bianco viene influenzato dalla lente utilizzata e dalla luce ambientale, segno che la coerenza cromatica è migliorata, ma non è ancora perfetta.
La modalità Hasselblad Master del Find X9 Pro ha raggiunto la maturità ed è paragonabile a quella del modello Ultra che avevano provato nei mesi scorsi, questo sia per interfaccia sia per funzioni. Il nuovo sistema permette di scattare in RAW multi-frame sia a 12 MP che a 50 MP, includendo tutti i filtri Hasselblad integrati in ColorOS. Attenzione però, perché i file RAW non sono completamente “puri”: Oppo applica una leggera riduzione del rumore prima della scrittura. Questa vale sia per il RAW sia per il RAW Max, ovvero 12 megapixel e 50 megapixel.
C’è però un lato positivo: rispetto ad altre modalità “processed RAW” viste su smartphone cinesi i dati RAW del non vengono demosaicizzati, c’è solo la riduzione del rumore per limitare il rumore cromatico o i pixel caldi, quindi passando da software di sviluppo si riesce non solo a recuperare altri due stop di gamma dinamica (già enorme) ma si riesce anche a ridurre il rumore usando ad esempio l’eccellente AI Noise Reducer di Adobe Lightroom.
In Master Mode inoltre la fotocamera tende a esporre leggermente più scuro rispetto all’automatica, ed è consigliabile ridurre ulteriormente di circa –0,3 EV per evitare di bruciare le alte luci perché in questa modalità non viene attivato il dual gain, quindi niente HDR.
Scattando a 50 MP otteniamo un guadagno reale in risoluzione, ma anche qui abbiamo un’eccessiva nitidezza digitale: rispetto a Xiaomi che in modalità Leica Natural restituisce un’immagine“morbida” e neutra con questo OPPO un livello minimo di sharpening viene sempre applicato. Va anche detto che scattando a 50 megapixel OPPO è costretta a ridurre un po’ la dimensione del file Jpeg e quindi il livello di compressione di ogni immagine, anche in modalità Master, è superiore su questo Find X9 Pro rispetto a quella vista sui modelli precedenti che di default scattavano a 12 megapixel con un Jpeg che poteva anche passare i 10 MB. L’unica soluzione per mantenere la qualità piena è scattare in RAW o RAW Max, dove la compressione è minima, tuttavia ci sarebbe piaciuto avere la possibilità di regolare la qualità JPEG con la consapevolezza che scattare a 50 megapixel con una compressione minima vuol dire creare file fotografici molto grossi da gestire.

Sul fronte zoom il Find X9 Pro mostra un comportamento misto. Il tele 3x ha una resa davvero eccellente tuttavia lo zoom 6x, ottenuto tramite crop digitale, ha meno contrasto e anche lui sembra aver subito un leggero trattamento digitale. Aumentando il fattore di ingrandimento ci troviamo avanti ad un’immagine che a tratti può apparire miracolosa, ma un’analisi dettagliata ci mostra chiaramente i limiti di un sistema che usa IA generativa. Gli edifici vengono migliorati e ricostruiti con una buona fedeltà, le persone diventano “mostri”.
Color… iOS: veloce, reattivo e aggiornato. Eccessivo il bloatware
Il Find X9 Pro esce già con Android 16 sul quale gira l’interfaccia proprietaria ColorOS 16.0. L’esperienza software è davvero molto buona anche se è ben visibile una chiara ispirazione ad iOS, questo fin dalla sagoma delle icone. Diversi menù, widget e panelli sono chiaramente ispirati al design del sistema operativo Apple e inizia a comparire anche qualche accenno al Liquid Glass Design, anche se non sono presenti gli stessi effetti di traslucenza e diffrazione.
OPPO promette fino a 5 major Android upgrade, dimostrando un notevole impegno in quello che è il supporto ad un dispositivo da costo non indifferente. Purtroppo si segnala un eccesso di bloatware preinstallato. Il Find X9 Pro viene venduto con una quantità significativa di applicazioni di terze parti indesiderate e preinstallate: ci sono Temu, TikTok, Autodoc. Inutile dire che c’è una palese contraddizione tra l’eccellenza dell’hardware e il supporto software a lungo termine (segnali di rispetto per l’utente) e la scelta commerciale di monetizzare l’esperienza iniziale attraverso l’installazione forzata di applicazioni.
OPPO merita invece un applauso sull’IA: Mind Space ricorda molto Essential Space di Nothing, ed è una sorta di diario che si alimenta con appunti vocali e screenshot. Possiamo tenere traccia di tutto quello che vediamo o dobbiamo memorizzare, e grazie all’IA verranno estratti dati da questi elementi che saranno non solo ricaricabili all’interno dell’app stessa ma con i quali si potrà anche interagire tramite Gemini, questo grazie ad una estensione fatta ad hoc.
È un tipico esempio intelligente di app IA ibrida: parte dei dati viene elaborata in cloud, ad esempio le trascrizioni dei file audio, altre parti in locale, e poi Gemini ha accesso a tutti gli elementi che le servono e elabora la risposta alle varie richieste. OPPO ci ha detto che usa un private cloud per la privacy e la sicurezza, ma ad oggi non ci sono ulteriori dati.
Siamo davanti ad una delle implementazioni dell’IA forse più utili che ci sono: si limita a cercare in dati che noi abbiamo salvato perchè volevamo che fossero ricercabili.