Uno spettro chiamato patrimoniale. Torna ad agitare governo e opposizioni alle prese con la Manovra e un autunno caldissimo sul fronte sindacale. Giorgia Meloni replica a distanza a Maurizio Landini, il segretario della Cgil che ha evocato la tassa per i ricchi e ha convocato lo sciopero contro la finanziaria per il 12 dicembre. «Le patrimoniali ricompaiono ciclicamente nelle proposte della sinistra» esordisce la leader di Fratelli d’Italia di buon mattino. «È rassicurante sapere che, con la destra al governo, non vedranno mai la luce». È la miccia per una nuova giornata di tensioni con le opposizioni.

IL BOTTA E RISPOSTA

Non si fa attendere Elly Schlein. «Il governo Meloni ha aumentato le tasse per tutti. E come se non bastasse nella prossima manovra interviene sull’Irpef e aiuta di nuovo i più ricchi anziché il ceto medio che si è impoverito» accusa la segretaria del Pd. Chiedendosi «con che faccia stamattina Meloni si sveglia e attacca le opposizioni». Ecco servito un nuovo polverone. Sulla patrimoniale che non c’è eppure viene adombrata da un lato e dall’altro dell’arco politico. È stato Landini, si diceva, a rilanciare l’idea di un’imposta sui grandi capitali, durante l’assemblea della Cgil di Firenze da cui ha annunciato la mobilitazione di piazza.

Ma a dire il vero prima di lui ci aveva pensato Schlein a riaprire il calderone. Ispirata dalla vittoria a valanga del neo-sindaco socialista di New York, nei giorni scorsi la timoniera del Nazareno ha tratteggiato a suo modo una “tassa Mamdani”. Come il candidato nella Grande Mela ha promesso una tassa sui conti dei miliardari nel mondo big-tech, così – è la controproposta in salsa Pd – l’Ue potrebbe valutare una mini-patrimoniale sui più ricchi, «quelli che hanno milioni a disposizione, i miliardari». Ce n’è abbastanza per far scoppiare il caso. A destra è un fiume di dichiarazioni contro Landini, l’uomo nel mirino, il segretario del sindacato “rosso” che ha deciso di rompere gli indugi e chiamare gli iscritti in piazza bruciando sui tempi Cisl e Uil. Maurizio Lupi, capo di Noi Moderati, fa sua la promessa solenne di Meloni: «Con il centrodestra al governo non ci sarà mai né la patrimoniale, né un regime fiscale che mette le mani nelle tasche degli italiani». Ma è a sinistra, nel campo largo, che il dibattito sulla patrimoniale fa salire la temperatura oltre il livello di guardia. Tifano la tassa ai ricchi i “dioscuri” a capo di Avs, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. «Perché chi è super-ricco non deve dare un contributo per sostenere la sanità pubblica e aumentare stipendi e pensioni che sono tra i più bassi in Europa?» si chiede il primo e il secondo gli dà manforte: «Meloni dice no alla patrimoniale? Ma come si fa a campare in queste condizioni?». Si smarca invece Giuseppe Conte. Il presidente dei Cinque Stelle replica duro a Meloni: «Questo è il governo delle tasse, sono dieci anni ormai e abbiamo il record della pressione fiscale» che «si è abbattuta in particolar modo sul ceto medio, completamente impoverito, e sulle fasce più deboli della popolazione» tuona dall’Eur, in visita all’evento di partito sulla parità di genere “Reunite”. «È questa la vera patrimoniale, non distraiamo i cittadini dai veri problemi». Salvo cogliere l’occasione per marcare ancora una volta le distanze con Schlein e il Pd. «Non so se a sinistra c’è una discussione sulla patrimoniale, ma per quanto ci riguarda – noi siamo una forza progressista indipendente – una patrimoniale non è all’ordine del giorno».

LE STOCCATE CENTRISTE

Ed ecco che a scacciare lo spettro della tassa ai ricchi si aggiungono i centristi. Picchia duro Matteo Renzi. Irride l’«ennesimo capolavoro mediatico di Meloni», la premier che «ha alzato la pressione fiscale improvvisamente diventa la paladina che difende i cittadini dallo Stato esattore». Poi si scaglia contro «l’ennesimo autogol mediatico del centrosinistra»: «L’opposizione oggi potrebbe avere gioco facile e incalzare Meloni chiedendo conto del fatto che con la destra ci sono più tasse. Ma non lo fa perché un pezzo della sinistra anziché chiedere di abbassare le tasse rilancia la patrimoniale».

Questo è il clima. Promette di surriscaldarsi nelle settimane a venire. In Parlamento, dove i partiti già pregustano blitz e contro-blitz a suon di emendamenti e però devono fare i conti con l’oste – il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti – e un tesoretto per le modifiche di soli 100 milioni di euro. Poi palla alle piazze.


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