«Toglietemi tutto. La carriera, la politica, Mike Bongiorno, il Festival di Sanremo. Ma l’amore no. L’amore è la pioggia, il vento, è il sole e la notte. L’amore è respiro e veleno». Così disse una volta Anna Magnani e pare di vederla, con quel bagliore verde degli occhi esaltato dal nero corvino dei capelli. Anna Magnani, oggi raccontata dal film Anna con la regia di Monica Guerritore, è stata donna di grandi amori cui si donò completamente e con fedeltà. Però non sempre fu ricambiata.
Quando conobbe il regista Goffredo Alessandrini, Anna Magnani aveva 23 anni. Sua mamma l’aveva avuta con un uomo che poi non aveva voluto riconoscere la bambina. Dopo averla data alla luce, l’aveva affidata alla nonna e alle zie ed era partita per l’Egitto. Cresciuta tra l’amore delle donne di casa, frequentando saltuariamente ma con amore la madre lontana, Anna Magnani aveva frequentato qualche anno di liceo senza applicarsi troppo ma suonava benissimo il pianoforte, amava gli animali e i romanzi di cappa e spada, e s’era data al teatro. Dopo un paio di anni alla Reale Scuola di Recitazione “Eleonora Duse” era stata notata da Dario Niccodemi che l’aveva voluta portare con la sua compagnia in tournée in America Latina.
A 23 anni Anna Magnani era tornata in Italia, si trovava a Milano, nella compagnia del Teatro degli Arcimboldi. Goffredo Alessandrini era un regista affermato. Si videro per la prima volta a novembre del 1931, al bar Savini, in Galleria. Alessandrini era con amici e la notò seduta al tavolo vicino, aveva capelli nerissimi con la frangetta, sotto la sua sedia ringhiava un cane Pomerania nero. Gli dissero che era un’attricetta di nome Anna Magnani e gliela presentarono. Siccome avevano vissuto entrambi per qualche tempo in Egitto, scambiarono poche battute in arabo. La rivide l’anno dopo in una recita della compagnia Baghetti. La avvicinò per chiederle di doppiare Greta Garbo: «Due mesi dopo seppi che aveva inventato la storia per rivedermi. Potevo serbargli rancore? No di certo, ne ero già troppo innamorata».
Andarono a vivere insieme a Roma. Per stare con lui, che stava girando un film alla Cines, Anna Magnani rinunciò a una tournée che l’avrebbe portata in giro per tutta Italia. D’altra parte Alessandrini le sconsigliava il cinema, dicendole che non era fotogenica. Solo una volta le concesse un’apparizione di pochi secondi in una scena di massa del film Cavalleria: in lontananza, irriconoscibile con una parrucca bionda e un vestito attillato. Si sposarono il 3 ottobre 1935, in Campidoglio. Testimoni di lei: Rosina Iannone, infermiera, e il di lei marito, Pasquale Pirro, centurione della Milizia Volontaria dei tempi del Fascio. L’8 dicembre, dopo il viaggio di nozze a Venezia, si scambiarono la promessa alla presenza del parroco della chiesa di San Roberto Bellarmino, a Roma. Lo sposalizio religioso lo avevano voluto i genitori di lui.
Il matrimonio cominciò ad andar male quasi subito perché Alessandrini la tradiva spesso e nel 1940 la lasciò per andare a vivere con l’attrice Regina Bianchi, conosciuta sul set di Ponte di vetro. «Quando seppi che mio marito aveva delle avventure galanti e usciva con altre donne per poco non impazzii. Minacciai, urlai, piansi, mi disperai. Ero al fondo della disperazione. Non mi restò che separarmi». Il giorno della separazione Alessandrini le regalò una cavalla: «“Te la regalo perché ti somiglia”, mi disse, “Ha una groppa generosa e le gambe storte e magre”. Era bellissima. Si chiamava Via dell’Impero e non riuscii mai a domarla veramente», ricordò anni dopo Anna Magnani.
Finito il matrimonio (anche se il divorzio in Italia non c’era e la sentenza definitiva arrivò solo nel 1972), Anna Magnani incontrò in un salotto romano il collega Massimo Serato, amico di Alberto Sordi. Più giovane di lei e molto bello, costretto a subire frequenti sfuriate di gelosia. Di lui l’attrice, che fino a quel momento aveva sempre avuto piccole parti al cinema, restò incinta proprio quando Luchino Visconti voleva affidarle il ruolo da protagonista nel film Ossessione. «Non so i motivi per cui l’inizio delle riprese ha tardato tanto. So che, sempre in attesa del via, sono rimasta a Ferrara per un mese, mese e mezzo. Intanto però la mia pancia cresceva ed è finita che hanno dovuto prendere Clara Calamai». Il figlio Luca nacque il 23 ottobre 1942. Disconobbe subito la paternità di Alessandrini, ma dovette dichiararlo con il cognome del marito a cui era ancora legalmente sposata.
Un altro momento cruciale della sua vita arrivò con le riprese di Roma città aperta. La sera prima di iniziare a girare, il figlio Luca, di soli 2 anni, si sentì male. All’ospedale le dissero che era poliomielite. Negli stessi giorni, finì l’amore con Massimo Serato. Le leggende del set dicono che guardando una litigata fra Serato e Magnani, lo sceneggiatore Sergio Amidei ebbe l’idea dell’attrice che insegue la camionetta dei tedeschi su cui è stato caricato il partigiano Francesco nel film. Comunque quello fu anche il momento in cui Anna Magnani e il regista Roberto Rossellini si conobbero. La storia d’amore iniziò l’anno dopo e forse sbocciò da un dolore comune: l’attrice aveva scoperto la malattia del piccolo Luca, al regista, invece, era appena morto il figlio Romano. Anche di questa relazione, tuttavia, le cronache ricordano soprattutto le litigate, riportate spesso dal personale dell’Hotel Excelsior, dove lui abitava. Una volta si sentì la Magnani gridare: «Esci fuori, esci fuori da lì sotto che te devo mena’!». I camerieri pensavano che parlasse a uno dei suoi cani, invece era rivolta a Rossellini che si era infilato sotto al letto per sfuggire alla sua furia. Un’altra volta lei accusò il regista di aver tentato di ammazzarla con una bottiglia. L’uomo si difese rispondendo che l’aveva presa di striscio e comunque senza intenzione di farle troppo male.
Andò avanti tra scenate varie finché a lui non arrivò un telegramma dalla giovane attrice Ingrid Bergman: «Caro signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo “Ti amo”, sono pronta a venire in Italia a lavorare con lei». Magnani capì che il rischio era molto concreto e Rossellini, per tranquillizzarla, proprio davanti ai suoi occhi spedì all’attrice straniera un telegramma per interrompere ufficialmente le trattative per un film. Subito dopo, di nascosto, le inviò un altro telegramma per ritrattare il precedente. Finché una mattina del 1949, mentre erano all’Hotel Excelsior, Rossellini disse di voler scendere per portare a spasso i cani. Nell’atrio consegnò gli animali a un cameriere, salì su un’automobile che l’aspettava con le valigie già pronte e si diresse all’aeroporto a prendere un volo per gli Stati Uniti. Andò a Hollywood per chiedere alla Bergman di recitare in Stromboli. Anna Magnani gli spedì un telegramma: le tornò indietro con la scritta «Destinatario sconosciuto».