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Le cifre lo dicono chiaramente. Chi fa regolarmente attività fisica vede scendere il rischio di morire per tumore – siamo intorno al 31%. Ed in prevenzione questa sana abitudine fa calare fino al 20% il rischio di sviluppare un carcinoma, in confronto a chi è sedentario. A risentire di più di questa piacevole e salutare abitudine sarebbero alcune forme tumorali tra le più diffuse, come quelle a seno, vescica, colon, endometrio, adenocarcinoma esofageo, rene e stomaco. Possiamo avere quindi prevenzione e terapia a costo zero, grazie al movimento regolare e alla sfida alla sedentarietà. A dirlo sono gli esperti presenti al XXVII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) in corso a Roma.

Muoversi aiuta, ecco le prove

Uno studio recentemente apparso su JAMA Oncology rappresenta solo l’ultimo tassello del robusto mare di conoscenze sul valore dell’attività fisica e mostra il valore del movimento regolare nel proteggere da tumori molto insidiosi come quelli del sistema digestivo. Il tutto, per non parlare del ruolo dell’obesità, che dipende direttamente dalla sedentarietà. “La riduzione dell’impatto del cancro può avvenire anche attraverso un serio contrasto a comportamenti estremamente nocivi – spiega Massimo Di Maio, Presidente Eletto AIOM -. L’attività fisica, se svolta regolarmente, porta enormi benefici alla singola persona ma anche all’intera collettività. Per questo va promossa maggiormente tra l’intera popolazione perché può consentire una diminuzione rilevante dell’impatto dei tumori”. L’attività fisica non è importante solo in prevenzione ma anche come vero e proprio supporto alle cure per i pazienti oncologici pur se oggi solo il 4% dei malati è sufficientemente attivo e segue le raccomandazioni degli specialisti. “La ricerca scientifica negli ultimi anni ha fatto emergere quanto il movimento sia importante non solo nella prevenzione primaria ma anche in quella terziaria – segnala Andrea Antonuzzo, responsabile dell’Oncologia Medica 4, Cure di Supporto Internistico e Geriatrico all’ Istituto Nazionale Tumori di Milano -. Per i nostri pazienti i benefici vanno dal potenziamento del sistema-cardiovascolare ad un miglioramento generale della forza muscolare e della densità ossea. Un po’ di sport può anche contrastare alcuni degli effetti collaterali legati alle terapie anti-tumorali e migliorare la qualità di vita intervenendo sul benessere psicologico”.

La conoscenza tra i cittadini

La conoscenza di quanto il singolo può fare, quindi, è basilare per la prevenzione (e non solo) dei tumori. Lo conferma il “Tour Mediterraneo” della Nave Amerigo Vespucci. AIOM, Fondazione AIOM e AIRC insieme alla Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM) hanno presenziato al “Villaggio IN Italia” in cinque tappe dell’iniziativa che ha portato in giro per i porti del nostro Paese la Nave Scuola della Marina Militare. Ai visitatori i medici hanno fornito consigli pratici mentre i volontari hanno distribuito materiale informativo. Secondo le stime fornite dal Ministero della Difesa questa campagna di prevenzione ha generato un ritorno economico di 15 milioni di euro. “Sono stati raggiunti migliaia di cittadini e abbiamo spiegato l’importanza di seguire stili di vita sani e di svolgere gli screening – aggiunge Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione AIOM -“. Le persone hanno avuto modo di comprendere meglio il valore dell’attività fisica e alle sane abitudini, come il controllo del peso e l’astensione dal fumo. Ma non basta. “Vanno incentivati anche i programmi di screening per la diagnosi precoce dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina – segnala Cinieri. Ben vengano quindi le nuove risorse economiche, previste dall’ultima Manovra, per estendere la copertura degli esami di mammografia e di ricerca di sangue occulto nelle feci. Da anni però i tassi di adesione agli screening sono stati insufficienti soprattutto in alcune zone del Paese. Anche in questo caso la sensibilizzazione dei cittadini può davvero fare la differenza e incrementare la partecipazione a esami salva-vita”.

Per la ricerca, più attenzione agli studi clinici no-profit

IN ultimo, va riportato un appello importante. Dal convegno emerge un altro dato che preoccupa. La ricerca clinica indipendente fatica. In Italia, in 15 anni (2009-2023), gli studi clinici no profit, cioè non sponsorizzati dall’industria, sono diminuiti del 57%. “Nel 2023 sono state autorizzate in Italia 611 sperimentazioni cliniche, 212, cioè il 34,7% del totale, riguardavano i tumori, l’area in cui si concentra il maggior numero di trial autorizzati – segnala Francesco Perrone, Presidente AIOM -. Nel 2023 gli studi indipendenti sono tornati a crescere, raggiungendo quota 106 contro i 98 dell’anno precedente. Ma non basta. Il potenziale della ricerca oncologica in Italia è significativo e i nostri studi sono in grado di cambiare la pratica clinica, ma servono più risorse. Il finanziamento in questo settore è, da sempre, sottodimensionato nel nostro Paese, che si colloca agli ultimi posti in Europa per sostegno pubblico”. L’appello è chiaro, anche in chiave di disponibilità di competenze specifiche come quella dei data manager. che per un vuoto normativo non possono essere strutturati all’interno dei team. “Chiediamo supporto ad AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, sia in termini di finanziamento che di supporto regolatorio, per facilitare la realizzazione degli studi indipendenti – conclude Perrone -. AIFA, dal 2005 al 2023, ha messo a disposizione circa 160 milioni di euro per studi indipendenti, consentendo di condurre lavori su aree rilevanti. Complessivamente, ad oggi, sono stati finanziati dall’agenzia regolatoria quasi 300 studi clinici”.

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