Roger De Vlaeminck conferma la sua ruvidità. A 78 anni, l’ex ciclista belga non ha perso il suo piglio combattivo e difende a spada tratta il suo ciclismo e i grandi campioni della sua epoca, partendo ovviamente da Eddy Merckx, forse l’unico del quale ha sempre riconosciuto la superiorità nel corso della sua carriera e anche dopo. Vincitore in carriera di undici Monumento, al momento secondo solo al Cannibale, il classe 1947 ha anche conquistato sei volte la Tirreno-Adriatico, 22 tappe al Giro d’Italia (con un quinto posto come miglior risultato), nonché tappe anche a Tour de France e Vuelta a España, pur non avendole mai portate a termine.

Un palmarès di tutto rispetto che da allora lo vede chiaramente nella storia del ciclismo, esprimendo spesso in questi anni opinioni raramente positive sui corridori che man mano hanno calcato la scena. Una situazione che si ripete questa volta, con parole non proprio entusiaste riguardo alcuni dei corridori che stanno ora scrivendo la storia del nostro sport.

Si parte da Tadej Pogacar, che, soprattutto negli ultimi due anni, macina record su record tanto che per la prima volta si parla di qualcuno che possa essere all’altezza di Eddy Merckx. Una opinione che tuttavia la leggenda belga non condivide assolutamente. “Pogacar non arriva nemmeno alla cavigia di Merckx – afferma con fermezza a Het Laastse Nieuws – I giornalisti che osano fare questo paragone non sanno nulla di ciclismo, scrivetelo. Se oggi avessi 22 anni e corressi nel gruppo con Pogacar, non mi staccherebbe. Dove è che ha recentemente distanziato Evenepoel? Al Lombardia. E nemmeno su una salita difficile. Bravo come Merckx… Ma dai!”

Vincitore quattro volte della Parigi-Roubaix, ma in carriera capace di trionfare tre volte alla Milano – Sanremo, due al Giro di Lombardia e una volta al Giro delle Fiandre, dopo oltre 40 anni dall’addio alle scene vuole ricordare al mondo le sue imprese: “La gente ha sempre sostenuto che avrei potuto vincere il Tour de France, ma che non credevo in me stesso. Quest’ultima affermazione è corretta, ma ero semplicemente realista. Non potevo vincere il Tour de France contro Eddy Merckx. L’ho accettato […] Ero alto 1,84, l’altezza ideale per un ciclista. E pesavo 66 kg. Avreste dovuto vedermi, con quelle gambe così magre […] La natura mi ha dato molti doni: ero forte in volata, andavo bene a cronometro e salivo abbastanza bene… non dimenticate che ho vinto tappe di montagna difficili”.

Caratteristiche che sottolinea ben diverse da un altro dei grandi del presente, Mathieu van der Poel: “È un grande corridore. Ma non sa fare le cronometro, non sa scalare, non sa fare gli sprint… non gli resta molto, vero? Io ho vinto tappe di montagna, cronometro, sapevo fare gli sprint, dannazione”. Non sembra impressionarlo nemmeno Remco Evenepoel, che giudica troppo teatrale. “A volte lo trovo un po’ arrogante – aggiunge riguardo il connazionale – Arrivare al traguardo e sollevare la bicicletta in aria… è necessario? Basta tagliare il traguardo e vincere, no? Ai miei tempi, alzavo semplicemente una mano”.