voto
7.0
- Band:
PLASMODULATED - Durata: 00:40:02
- Disponibile dal: 01/08/2025
- Etichetta:
- Dawnbreed Records
- Gurgling Gore
- Personal Records
Streaming non ancora disponibile
Con un titolo tanto prolisso quanto improbabile e una copertina coloratissima che pare uscita da un trip acido dentro una palude tossica, i Plasmodulated si affacciano con determinazione sulla lunga distanza, dopo avere prima rodato l’ingranaggio con demo, split e persino un live album. “An Ocean ov Putrid, Stinky, Vile, Disgusting Hell” potrebbe trarre in inganno per la sua presentazione tutto sommato bizzarra, ma, dietro le colate di pseudo-humour visivo, si nasconde un disco death metal solido, sufficientemente maturo e ispirato.
Il quartetto floridiano ha evidentemente fatto tesoro della propria gavetta, costruendo una proposta che, pur ancorata a stilemi familiari, riesce a dire qualcosa di interessante. La produzione è assai curata e restituisce un suono naturale, pieno ma non compresso, in cui ogni elemento trova il suo spazio: dai riff intricati ma sempre leggibili, per arrivare a una sezione ritmica ben interpretata e a synth dosati con gusto.
Il cuore del disco è un death metal che guarda agli anni Novanta senza troppa nostalgia sterile: c’è tecnica, ma senza troppi funambolismi ad offuscare il riffing portante; c’è atmosfera, ma senza derive ambientali troppo insistite. I riferimenti classici per questa corrente (Pestilence, Demilich, Nocturnus, ecc) si intrecciano con suggestioni più contemporanee: vengono alla mente i Blood Incantation di “Interdimensional Extinction” e dei pezzi più concisi di “Starspawn”, i Nucleus per la capacità di sintesi e la snellezza di molti riff, ma pure gli Slimelord, cui i Plasmodulated paiono affini soprattutto per la capacità di evocare uno scenario surreale, limaccioso, come un sogno febbrile talvolta narrato in slow motion.
Il pregio principale del disco sta quindi nell’equilibrio: laddove altri gruppi si perdono in svolazzi cerebrali o in atmosfere fumose non sempre a fuoco, i Plasmodulated provano a scrivere canzoni, restando sui tre/quattro minuti a livello di durata media e spingendo sempre per una certa tensione. Certo, non tutti i brani spiccano allo stesso modo e la tracklist a volte alterna episodi brillanti e altri un po’ interlocutori. In un filone come questo, i pezzi dovrebbero avere particolare presa sin dai primi ascolti. Il disco, insomma, richiede attenzione: è più adatto a un ascolto in cuffia che a un consumo distratto. Ma dopo il primo impatto, si fa strada la voglia di rientrare in questo oceano fetido e variegato, per coglierne i dettagli nascosti. Gli arpeggi sibillini, i synth che si insinuano come vapori sulfurei, le melodie vivaci che emergono all’improvviso da tessuti sonori abrasivi: tutto contribuisce a una narrazione musicale coerente e sfuggente al tempo stesso.
In un panorama underground affollatissimo, dove l’ennesimo gruppo death metal rischia spesso di annegare nel rumore di fondo, i Plasmodulated dimostrano di avere qualcosa da dire. Non rivoluzionano il genere, ma lo maneggiano con discreta intelligenza, evitando le trappole del manierismo e della pura emulazione. Nel suo insieme, “An Ocean ov Putrid, Stinky, Vile, Disgusting Hell” è un debutto che incuriosisce, stimola e lascia intravedere un certo margine di crescita. Le fondamenta ci sono tutte, e se la band statunitense saprà affinare ulteriormente la propria voce, potrebbe riuscire a imporsi in quella schiera di formazioni per chi cerca un death metal strano ma non sterile, articolato ma non autoreferenziale.