Vita sedentaria, invecchiamento della popolazione, lavori usuranti che implicano movimenti ripetitivi e carichi pesanti. Aumentano i casi lombalgia e sciatalgia: due patologie, un tormento che solo in Piemonte, stando alle stime della Regione, ogni giorno fa tribolare circa 430 mila uomini e 650 mila donne, oltre un milione di persone su una popolazione di 4,3 milioni. Stime perché queste malattie non sono oggetto di ricovero, non esiste un registro specifico, e naturalmente i livelli di gravità sono diversi. Il che non significa che non ci siano, anzi: galoppano, presupponendo costi sanitari, sociali ed economici (è il caso delle giornate di lavoro perse).

Le patologie vertebrali

Da qui l’appello degli ortopedici del CTO, il Traumatologico: il 15 novembre i dottori Giosuè Gargiulo e Massimo Girardo, rispettivamente direttore della struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia 3 ad indirizzo Vertebrale e specialista in Chirurgia vertebrale, hanno organizzato con il reparto di chirurgia vertebrale, in Aula Magna (via Zuretti 29), un confronto tra medici e cittadini.

I dati dopo il Covid

Casi in aumento prevalentemente tra gli anziani, si premetteva, anche se la vita sedentaria prolungata può rappresentare un innesco in età più precoci. Fanno fede le lombalgie e le sciatalgie in pazienti al di sotto dei 18 anni nei sei-otto mesi successivi alla pandemia da Covid, «causa lo stop dell’attività fisica a cui erano abituati e alle procedure fai da te, con tutorial ad uso domiciliare», precisa Girardo. Altro dato: sono aumentate le richieste funzionali dei pazienti, soprattutto tra gli over 70, dove la qualità di vita è migliorata.

Impatto e incidenza

Qualche numero per capire l’impatto, oltre i confini del Piemonte. La lombalgia è la principale causa di disabilità a lungo termine nel mondo: la sua incidenza nel corso della vita è del 58-84%, l’11% degli uomini e il 16% delle donne sono affetti da lombalgia cronica, con una prevalenza che tende a raggiungere il suo picco tra i 40 e i 65 anni. Il 7% dei consulti dei medici di medicina generale è riferibile alla lombalgia. Circa il 5-10% della popolazione adulta almeno una volta nella vita soffre di sciatalgia, con una prevalenza tra il 3% e il 5%: colpisce in modo simile uomini e donne ma l’età di esordio è differente, tendenzialmente attorno ai 40 anni per gli uomini e più tardi, intorno ai 50-60 anni, per le donne. Oltre il 30% dei pazienti con sciatalgia presentano sintomi clinicamente significativi ad un anno dall’insorgenza.

Terapie conservative e chirurgia

Destini ineluttabili? No. Le opzioni di trattamento variano a seconda della causa. Tuttavia, salvo rari casi, dove è indicato da subito l’intervento chirurgico (ernia del disco deficitaria, sindrome della cauda, deficit neurologico progressivo) è sempre indicato un approccio multidisciplinare di tipo conservativo: riposo, corsetto ortopedico, terapia farmacologica e approccio riabilitativo/fisioterapico. Nei casi in cui il dolore non è controllato si può ricorrere alla terapia antalgica o a terapie più invasive come le infiltrazioni epidurali/blocchi delle faccette. In caso di fallimento dei trattamenti conservativi con persistenza del dolore e sintomi neurologici, si ricorre alla chirurgia.