Appartiene alla specie dei tursiopi e qualcuno lo ha simpaticamente ribattezzato “Mimmo”. Si tratta di un delfino che, schivando gondole e vaporetti, è stato avvistato da tempo in una delle zone più trafficate della laguna di Venezia.
La scelta dell’animale
Già da diverse settimane, a Venezia, sono sempre più frequenti gli avvistamenti di questi animali ma proprio questo esemplare ha deciso, da qualche tempo, di sostare in una delle zone più rumorose e a maggior densità di imbarcazioni della Laguna. La sua presenza è stata notata più volte da curiosi, turisti e anche animalisti ed esperti, questi ultimi preoccupati per la salute dell’animale. Dopo l’ennesimo avvistamento, sembra che le condizioni di salute di “Mimmo” siano buone e, hanno comunicato gli esperti del Museo di Storia naturale di Venezia, sembra anche che sia uscito più volte in mare. Fattore, questo, che potrebbe far intendere che non si tratta di un animale intrappolato nella Laguna ma di uno che ha scelto volontaramente di stare nel bacino di San Marco.
Un’attrazione per curiosi e turisti
Gli esperti del Cert e della Guardia costiera, continuano in maniera costante a monitorare la situazione legata al delfino. C’è chi pensa che l’animale possa rimanere ferito dalle eliche dei mezzi che transitano per la Laguna e, proprio in questo senso, nella giornata di ieri, 8 novembre, in piazza San Marco si è tenuto un flash mob di un gruppo di cittadini che chiedono maggiore attenzione per il delfino e che hanno fatto partire una raccolta firme per chiedere che venga riportato quanto prima in mare. Secondo Cristina Romieri, tra le promotrici dell’iniziativa, al traffico dei mezzi che comunemente transitano per queste acque si aggiungono anche “parecchie imbarcazioni, che vanno appositamente per vederlo e fotografarlo. Alcune portando perfino turisti. Abbiano visto addirittura lanciare assurdamente una palla”. Per questo gli esperti consigliano vivamente di mantenere una distanza di almeno 50 metri dall’animale. “Dobbiamo cercare di non disturbarlo, non avvicinarci troppo, non tagliargli la strada se siamo in barca”, ha ribadito Luca Mizzan, responsabile del Museo di Storia naturale. Ma non solo, perchè è importante anche “non cercare di dargli da mangiare, o comunque di far diventare un animale selvatico qualcosa di diverso, quindi di farlo familiarizzare troppo con l’uomo. Anche perché noi speriamo che decida di tornare fuori in mare”.
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