«Stefano mancherà soprattutto perché sapeva fare squadra – dice Ugo Segnana – e sapeva coinvolgere le persone con una battuta e col suo modo di fare. Certe volte era diretto e anche dissacrante, senza mai prendere troppo sul serio le cose che non lo meritavano. Soprattutto aveva un gran coraggio, a volte al limite dell’incoscienza, ma non ha mai fatto pesare a nessuno il fatto di prendere su di sé tutte quelle responsabilità».

Ugo Segnana è stato per anni l’anima tecnica della Coppa d’Oro di Borgo Valsugana. Questa volta il compito che gli abbiamo assegnato lo porterà ad abbassare il tono e immergersi in ricordi per metà dolci e per metà dolorosi. E’ passato poco più di un mese dalla morte di Stefano Casagranda e questo tempo così veloce ha sommerso i giorni sotto i tanti eventi che si sono succeduti. Forse però vale la pena fermarsi per qualche istante e chiedersi quale sia stata l’eredità di Stefano per la Coppa d’Oro e la gente di Borgo che ogni anno riusciva a coinvolgere. E Ugo Segnana è la persona più giusta per spiegarlo.

Alla Coppa d’Oro partecipano sempre più di 500 ragazzi, un paio d’anni fa fu sfondato il muro dei 700 (foto Mosna)

Alla Coppa d’Oro partecipano sempre più di 500 ragazzi, un paio d’anni fa fu sfondato il muro dei 700 (foto Mosna)

Che cosa ha significato per Ugo Segnana avere il corridore di casa, l’ex professionista al lavoro per la Coppa d’Oro?

Una cosa determinante. Io venivo da anni come direttore sportivo, ma non avevo mai corso in bici. Giocavo a calcio e poi ho pedalato da amatore. Però il ciclismo mi ha sempre appassionato. Nel frattempo mio cognato era diventato presidente del Veloce Club Borgo, poi si è candidato a diventare sindaco e a quel punto abbiamo chiesto la disponibilità a Stefano.

La soluzione giusta?

La migliore che si potesse fare, perché Stefano è una persona eccezionale, la persona giusta nel posto giusto. E quando ha accettato, gli ho dato la parola che ho mantenuto sino alla fine, che ci sarei stato fino a che ci fosse stato lui. Poi negli anni sono cambiate alcune normative provinciali ed è stato necessario far confluire l’Associazione Coppa d’Oro nel Veloce Club Borgo. Stefano presidente e io sempre al suo fianco. Insieme abbiamo fatto la Coppa d’Oro, ma anche la Settimana Tricolore, i campionati italiani paralimpici, il Meeting dei Giovanissimi e altre manifestazioni.

La Coppa d’Oro è cresciuta tantissimo…

Essendoci trovati in due, con due visioni abbastanza spregiudicate, avevamo capito che la manifestazione avesse delle potenzialità incredibili. Partendo dai giovanissimi con la Coppetta d’Oro, avremmo potuto intercettare una fetta di ragazzi da seguire per buona parte della loro carriera. Da lì abbiamo iniziato a ragionare. Abbiamo portato la Coppetta su due giorni, perché i numeri lo imponevano. Poi abbiamo fatto crescere la Coppa Rosa e pensato di far diventare la Coppa di Sera un appuntamento importante. In un primo momento abbiamo fatto le gare uniche, poi le abbiamo sdoppiate. Dai giovanissimi sino agli allievi passano praticamente tutti qui. E’ una festa del ciclismo, la festa del ciclismo giovanile: quello vero. Quello che rimane ancorato ai paesi, alle realtà locali, alle società che portano i bambini a correre da piccoli.

Veloce CLub Borgo 2025, foto bambini dopo la morte di Stefano CasagrandaUna foto per salutare Casagranda pochi giorni la sua scomparsa: il VC Borgo non si è fermato, come lui aveva chiesto

Veloce CLub Borgo 2025, foto bambini dopo la morte di Stefano CasagrandaUna foto per salutare Casagranda pochi giorni la sua scomparsa: il VC Borgo non si è fermato, come lui aveva chiesto

Stefano, ex corridore, si è trovato subito a suo agio?

Stefano – sorride Segnana – era la persona più buona che io abbia conosciuto. Buono nell’animo, su di lui non puoi dire niente. E’ sempre stato molto ironico, non si è mai preso troppo sul serio. Noi lo chiamavamo “Champion” perché era il campione del paese, aveva vinto il campionato italiano allievi, aveva corso professionista, aveva raggiunto anche dei bei risultati. Però lui su questo faceva ironia, non imponeva alcun distacco. Era uguale con tutti, nella vita privata come fuori. Non lo abbiamo mai percepito come inarrivabile. Si è sempre messo al livello degli altri: fossero quelli che dedicavano cinque minuti come quelli che lavoravano tutto l’anno per il Veloce Club Borgo.

In che modo vi siete divisi i compiti?

Io mi occupavo di tutta la parte tecnica, lui invece teneva la squadra unita e quello per me è stato la parte fondamentale. Ci ha fatto andare avanti per tanto tempo, ci ha fatto andare d’accordo e ottenere grandi risultati.

La Coppa d’Oro è sempre stata un evento per tutto il paese?

Dal 1968, la Coppa d’Oro ha avuto sede fissa a Borgo Valsugana. Negli anni è sempre stata guidata da personaggi importanti, fino a fare i vari salti di qualità che l’hanno portata al livello di ora. Per il paese è sempre stata un evento immancabile. C’erano manifestazioni per tutta la settimana precedente. Spettacoli in piazza, i fuochi d’artificio, la grande sfilata. Per anni sono stati fatti dei grandi investimenti che noi abbiamo ereditato e cercato di mantenere vivi. Non nascondo che ci siano stati anche momenti di stanchezza, ci sono state fasi in cui non sembrava che ci fosse così tanto interesse. Abbiamo sempre trovato un po’ di difficoltà nel reperire i contributi, per cui ci siamo inventati tante cose per cercare di smuovere la situazione.

Quella che porta alla Coppa d’Oro, spiega Segnana, è da sempre una settimana di celebrazioni, feste e sfilate

Quella che porta alla Coppa d’Oro, spiega Segnana, è da sempre una settimana di celebrazioni, feste e sfilate

Pensi che in giro ci sia la consapevolezza del livello raggiunto?

Forse non tutti hanno capito che si tratti di una cosa totalmente diversa da quello che c’è in giro per l’Italia o per l’Europa. E’ veramente particolare: ce l’ha detto anche chi viene dall’estero. Gli inglesi e gli sloveni che l’hanno vista crescere e cambiare. Anche i tedeschi, specialmente le ragazze, che l’apprezzano perché è unica nel suo genere.

Stefano è rimasto al timone finché ne ha avuto la forza.

Ne parlavamo anche con lui, dal primo momento che mi ha detto di essere malato. Ho capito che non avrebbe mai fatto un passo indietro, a meno che non fosse stato costretto da impedimenti medici. Quello che mi ha sempre colpito e ha lasciato un segno nel cuore sono state proprio la sua determinazione e l’attaccamento alla vita. Ha sempre detto: «Voglio vivere, finché posso. Poi quando non ce la farò più, allora mi fermerò». E’ l’esempio che ha lasciato a tutti, l’attaccamento alla vita e la voglia di vivere.

Un grande esempio…

Ti colpisce la grande forza che ha avuto. Finché non ci sei in mezzo, non capisci. Chi invece ha vissuto storie difficili capisce ancora di più quale sia stata la sua grandissima forza. In più, era un atleta incredibile: ben poche persone avrebbero potuto sopportare a livello fisico quello che ha passato lui.

Coppa d'Oro 2025, partenza, Stefano CasagrandaAl via dell’ultima edizione, Casagranda era ancora presidente del VC Borgo (foto Coppa d’Oro)

Coppa d'Oro 2025, partenza, Stefano CasagrandaAl via dell’ultima edizione, Casagranda era ancora presidente del VC Borgo (foto Coppa d’Oro)

Perché dopo la morte di Casagranda hai deciso di uscire dalla società?

A dicembre Stefano aveva chiesto al direttivo di fare un passo indietro, perché si era reso conto che le cure non avevano più modo di proseguire. Io dissi che quest’anno ci sarebbero state le elezioni comunali e avrei fatto una lista con mio cognato. Non potevo prendermi altri impegni, per cui ho proposto al direttivo di cercare altre risorse e io semmai sarei rimasto per collaborare. Invece nessuno si è fatto avanti e la presidenza è rimasta a Stefano. In ogni caso, nell’ultima edizione ho continuato a curare le iscrizioni, la gestione delle società, le autorizzazioni, la richiesta di chiusura strade e tutto quello che facevo di solito. Quando poi è subentrato il nuovo direttivo, ho percepito di non essere più gradito, anzi forse davo anche fastidio e questo mi ha persuaso a fare un ulteriore passo indietro. Oggi non sarei sereno né convinto di poter portare avanti altri impegni. Però lo ripeto: il tempo può dare altre risposte e se ci sono altri progetti o altre squadre o altre volontà, allora è chiaro che ne possiamo sempre parlare.

L’eredità di Stefano Casagranda è un forziere enorme pieno di saggezza, empatia, ironia, condivisione, capacità di unire e riconoscere il merito a chiunque si spenda, a prescindere dal livello dell’impegno. Il vero campione è colui che ringrazia in egual modo il gregario che l’ha fatto vincere e il massaggiatore che l’ha messo nelle condizioni di farlo. La sua morte ha privato il Veloce Club Borgo di un riferimento carismatico difficile da rimpiazzare. Da fine ottobre alla guida della società è salita Giovannina Collanega, che in una delle prime riunioni ha detto di voler seguire la linea dettata da Casagranda. E’ un peccato però che la Coppa d’Oro perda con Ugo Segnana colui che con Stefano ha condiviso chilometri, chiacchiere, progetti, ragionamenti e sogni.