Dopo sette anni di teorie, supposizioni e analisi audio, il mistero attorno alle parole del Serpente del Mondo in God of War (2018) è stato finalmente risolto. Quel linguaggio gutturale, profondo e apparentemente intraducibile che il gigantesco Jörmungandr pronunciava sulle sponde del Lago dei Nove non era, come molti credevano, una lingua antica o un codice segreto da decifrare. Era, in realtà, puro e semplice nonsense.
La rivelazione arriva da una fonte ufficiale e insospettabile: una copia del copione di God of War inviata ai Writers Guild of America Awards nel 2019, recentemente apparsa online per poche ore grazie all’ex membro del consiglio Tian Jun Gu. All’interno del documento, il testo del dialogo del Serpente viene riportato in forma integrale, con tanto di note di traduzione e istruzioni di regia. È lì che si scopre che le misteriose frasi pronunciate da Jörmungandr non sono altro che suoni privi di struttura linguistica, creati per evocare un senso di potenza e mistero, ma non realmente traducibili.
Eppure, tra le righe del copione, Cory Barlog e il suo team hanno inserito le intenzioni dietro quei versi distorti. Quando Jörmungandr incontra Kratos e Atreus per la prima volta, il suo messaggio reale — scritto tra parentesi nel copione — è: “Quell’ascia… la riconosco da qualche parte. Che dio sei tu? Perché mi disturbi?” Una frase che anticipa il legame profondo tra la Leviathan Axe e le origini divine di Kratos, gettando un’ombra mitologica ancora più ampia sull’arma forgiata dai giganti.
Più avanti, dopo l’iniziale incontro, il Serpente pronuncia un’altra frase spesso travisata dai fan, creduta per anni un invito a cercare Mimir. In realtà, il copione chiarisce che Jörmungandr dice: “Non disturbarmi ancora, piccolo dio, finché non avrai una lingua con cui parlarmi.” Solo quando Atreus ottiene la capacità di comprendere le lingue divine, grazie proprio alla testa parlante di Mimir, il Serpente accetta di comunicare apertamente con loro.
In una scena successiva, il colossale serpente riconosce Kratos e osserva: “Sei tornato. Sei venuto a sacrificare l’ascia?” Poi, rivolgendosi a Mimir, aggiunge: “C’erano altri come te, un tempo.” Frasi enigmatiche, ora decifrate, che gettano luce sulla malinconia di Jörmungandr, essere millenario e ultimo testimone di un mondo ormai perduto. Il copione chiarisce inoltre che non viene mai rivelato chi ha suonato il corno che richiama il Serpente, uno dei misteri lasciati volutamente aperti da Santa Monica Studio.
Interessante anche il passaggio successivo, quando Mimir spiega la missione dei due protagonisti e il Serpente risponde: “Ah, quel dolore lo comprendo. Devono trovare un frammento d’argento dalla punta del sacro scalpello e apprendere la Runa Nera.” Una traduzione che, nel gioco, viene sintetizzata nel toccante “Conosce il dolore della tua perdita. Vi aiuterà.”
Il dialogo finale tra Mimir e Jörmungandr è forse il più rivelatore. Dopo aver osservato Atreus, il Serpente chiede: “Quel ragazzo… mi è familiare. Lo conosco?” Mimir risponde esitante: “No… non dovrebbe essere possibile.” Un indizio sottile, ma potente, che si ricollega direttamente alle rivelazioni di God of War: Ragnarök, in cui si accenna al fatto che il Serpente del Mondo sia, in realtà, legato al futuro stesso di Atreus.
La sceneggiatura specifica inoltre che non dovevano essere inseriti sottotitoli per il linguaggio di Jörmungandr — una scelta deliberata, pensata per mantenere l’aura di mistero e grandiosità del personaggio. Non si trattava quindi di una lingua antica o di un artificio tecnico, ma di una trovata narrativa per rendere ancora più aliena la sua presenza. E a giudicare dall’impatto che quella voce cavernosa ebbe sul pubblico nel 2018, la decisione fu vincente.