Agli Stati Uniti ho sempre guardato come al luogo in cui sono ambientati i miei amati romanzi western, affascinata dai gruppi di climber che scalavano nello Yosemite e dalle montagne, i ghiacci e gli immensi spazi dell’Alaska.
New York invece la consideravo una città altrove, quella della tragicità de “Il grande Gatsby” e dell’Harlem negli anni Venti di “Jazz”, la Manhattan di “American Psycho”, dell’11 settembre e di “Molto forte, incredibilmente vicino”, della Brooklyn de “Il commesso” e “C’era una volta in America”, della comunità chassidica di Williamsburg dipinta in “Madre”. Potrei ancora citare The Velvet Underground, Television, Talking Heads, The Strokes, Interpol e non andrei minimamente vicina a quell’affresco stratificato che è The Big Apple. Una metropoli che affascina e respinge, il centro mondiale del capitalismo, la fatale reincarnazione di sogni e ambizioni, spesso smarriti fra le 8 milioni di vite che la abitano.
Ma oggi i miei occhi non sono puntati lì a causa di film, romanzi o band, ma per la vittoria di Zohran Mamdani, neo-eletto sindaco di New York.
Forse sono troppo disillusa, ma non avrei mai creduto che negli Stati Uniti in cui Donald Trump ha avuto la maggioranza Mamdani sarebbe riuscito a vincere. Eppure i sondaggi lasciavano poco adito a qualsiasi dubbio; la speranza alla fine è come gramigna, invade i prati delle Alpi e fiorisce di viola brillante. Così immagino oggi la gioia dei newyorkesi, e mi auguro davvero che ogni promessa su cui hanno fatto affidamento venga mantenuta. Se è vero che da decenni gli US guidano le scelte del mondo occidentale, che d’ora in poi seguano la rotta di New York e di un sindaco che ha fondato la propria campagna non sull’affossare i suoi avversari rimarcandone le mancanze – noi in Italia in questo primeggiamo – ma ascoltando i bisogni di cittadini e cittadine, rivolgendosi a loro e offrendo soluzioni concrete. Sono coloro che abitano la città a essere la priorità del mandato (così come dovrebbe essere, così come chi più ha, più tasse dovrebbe pagare).
Zohran Mamdani ha ridato luce allo spirito della politica, nel mondo distopico in cui viviamo ci sembra ormai utopia. Non rappresenta solo una speranza per New York, ma anche per chi, come me, ai politici non crede più e alle urne ci va col nodo in gola.
Perché lui, invece, lo voterei.