di
Federico Fubini
La superiorità tecnologica di SpaceX e Starlink cresce a ritmi esponenziali rispetto ai rivali. L’obiettivo è il dominio assoluto delle comunicazioni con 42 mila satelliti e una rete da 200 miliardi di bit al secondo
Questo articolo è apparso originariamente nella newsletter «Wharever it takes» del Corriere della Sera, a cura di Federico Fubini. Per iscriversi, cliccare qui.
L’immagine che vedete qua sopra cambierà il mondo. Lo sta già cambiando. Ritrae alcune decine di satelliti di Starlink prima del loro dispiegamento nello spazio, mentre sono a bordo della navicella della società spaziale SpaceX ad alcune centinaia di chilometri dalla superficie terrestre. SpaceX, come Tesla, come il social media X e come il gruppo dell’intelligenza artificiale xAi, è stata fondata da Elon Musk; lui ne ha il controllo totale. Notoriamente Musk è l’uomo più ricco del pianeta, il primo a fare dell’auto elettrica un fenomeno di massa con Tesla. A lui gli azionisti del gruppo auto hanno appena concesso un pacchetto di compensi da mille miliardi di dollari (al verificarsi di alcune difficilissime condizioni). Ma il modo in cui la foto qua sopra cambierà il mondo ha a che fare con la sua seconda rivoluzione: qualcosa di più dei progetti del solo Musk perché oggi accade ciò che, a mia conoscenza, non si era mai verificato prima. Nove delle dieci persone più ricche del pianeta operano tutte nello stesso settore, le tecnologie legate a Internet e all’intelligenza artificiale (l’intruso è Bernard Arnault, che con Lvmh produce beni di lusso per gli altri ricchi della Terra).
I dieci più ricchi
Una simile concentrazione della stessa categoria del business al vertice della piramide patrimoniale non si era vista neanche agli inizi del ‘900, quando i Robber Barons del capitalismo americano regnavano ancora indisturbati dall’Antitrust (John Rockefeller dominava nel petrolio, William Waldorf Astor nell’immobiliare, Andrew Carnegie nell’acciaio); non accadeva neanche all’apice della bolla di Internet nel 1999, quando in classifica con Bill Gates di Microsoft comparivano l’investitore Warren Buffet e signori dei supermarket come i fratelli Albrecht in Germania o Rob Walton negli Stati Uniti. Oggi no. La rete e le sue applicazioni esercitano un dominio finanziario sul capitalismo che nessun’altra rivoluzione tecnologica aveva visto dalla bolla delle ferrovie negli anni Trenta dell’800.
Sicuramente un’altra bolla c’è, di nuovo. Ma l’errore ricorrente in Europa è sempre osservare il presente senza proiettarlo verso dove portano le tendenze attuali. Senza estrapolare. Immaginate se nel ‘900 un solo uomo si fosse candidato a fornire e controllare tutte le strade del mondo, tutte le autostrade, tutte le ferrovie, tutti i porti e gli aeroporti e i magazzini nelle stazioni di tutti i canali di comunicazione materiale.
Allora le merci più importanti erano fisiche, oggi sempre più spesso le merci sono dati ed è su di essi che Elon Musk sta accelerando fino a raggiungere la “velocità di fuga”: la soglia alla quale la sua superiorità nei servizi dallo spazio sarà tale che scalfirla diverrà difficilissimo, se non impossibile per un tempo molto lungo. È qui che quei satelliti di Musk, dopo i progressi tecnologici emersi negli ultimi mesi e nelle ultime settimane, pongono questioni urgenti: possiamo accettare che un solo uomo – basandosi sulle infrastrutture di un solo Paese, gli Stati Uniti – fornisca e controlli il traffico di dati Internet, video, telefonia e servizi di cloud per la rete e l’intelligenza artificiale in (quasi) tutto il mondo a condizioni e qualità oggettivamente imbattibili?
A maggior ragione, possiamo farlo se quest’uomo si dimostra disposto a entrare nelle campagne elettorali di altri Paesi e intanto appoggia partiti e figure antieuropee e di estrema destra come Alternative für Deutschland in Germania o Tommy Robinson in Gran Bretagna?
Il record di lanci
I grafici qui sotto, tratti da un’affidabile banca dati sull’attività spaziale, danno un’idea di ciò che sta accadendo. La superiorità tecnologica di SpaceX e della sua controllata Starlink sta iniziando a crescere a ritmo quasi esponenziale rispetto a tutti gli altri operatori privati e pubblici nel mondo. Quest’anno gli Stati Uniti hanno già raggiunto il loro record di 154 lanci spaziali, contro 69 della Cina, 13 della Russia e cinque dell’Agenzia spaziale europea.

Il dominio tecnologico
Ma è il secondo grafico, quello qua sotto, che dà un’idea un più precisa dell’accelerazione nella superiorità della SpaceX di Elon Musk. Qui sotto vedete i lanci spaziali misurati in “payload”, i carichi di materiale in tonnellate che i vettori hanno portato nell’atmosfera. Il blu corrisponde sempre agli Stati Uniti e potete vedere come l’America rappresenti sì poco più di metà dei lanci di vettori, ma quei vettori hanno trasportato in orbita quasi il 90% (espresso in peso) di tutto il materiale lanciato nello spazio quest’anno. Il “payload”, naturalmente, sono satelliti da collocare attorno alla Terra.
Gli Stati Uniti nel 2025 hanno lanciato un carico di satelliti da 2.293 tonnellate, il doppio rispetto al 2023, il triplo rispetto al 2022, diciotto volte più che nel 2018. La Cina ha lanciato 226 tonnellate, nel 2022 erano 178 e nel 2018 circa tre volte di meno. Quella fra Stati Uniti e Cina è la differenza che corre fra la definizione di crescita lineare e quella di crescita esponenziale. Quella fra Stati Uniti ed Europa è invece la differenza fra crescita e decrescita: per l’Europa le 36 tonnellate di quest’anno sono circa la metà rispetto ai tre o quattro anni precedenti e sono meno, persino, rispetto ai livelli del 2018. E la chiave dell’effetto esponenziale degli Stati Uniti è in larga parte in Starlink.

Un business da mille miliardi
Starlink è la società della costellazione di satelliti e fa parte del gruppo SpaceX, l’azienda aerospaziale di Elon Musk che non è quotata in borsa ma ha un valore stimato di circa 400 miliardi di dollari.
L’annuncio del progetto Starlink è del 2015, con l’obiettivo – dichiarò allora Musk – di “ricostruire Internet nello spazio” grazie a una rete di trasmissione di quattromila satelliti attorno al globo. L’intuizione era geniale. E la posta in gioco altissima: il mercato mondiale della connettività oggi vale probabilmente attorno ai mille miliardi di fatturato all’anno (poco meno dell’uno per cento del prodotto lordo del pianeta) e non può che crescere con il crescere del ruolo dell’intelligenza artificiale e dell’uso dei dati nelle fabbriche, nelle banche, nella ricerca, negli ospedali, alla guida delle auto, nella produzione militare, nel combattimento stesso delle guerre attraverso eserciti di droni.
Starlink coprirà la Terra intera con 42 mila satelliti
I primi lanci operativi di Starlink furono nel 2019, quando SpaceX mandò sessanta satelliti nello spazio a circa 550 chilometri dalla superficie terrestre. Tre anni più tardi dichiarò l’obiettivo di arrivare a trentamila satelliti in orbita e intanto si fece autorizzare dalla Federal Communication Commission degli Stati Uniti – con il democratico Joe Biden alla Casa Bianca – il lancio di almeno dodicimila. Oggi Starlink vuole arrivare a 42 mila satelliti in orbita; in altri termini, vuole coprire la Terra intera con la sua connettività di Internet e traffico di dati, voce e video.
Pensionare i cavi con 200 miliardi di bit (low cost)
È una visione ben precisa, quella di Musk: rendere potenzialmente obsoleti tutti i ponti radio terrestri, migliaia di miliardi di investimenti in infrastruttura fisica tramite cavo o antenne – con le relative imprese – per diventare il più efficiente, ubiquo, rapido e relativamente poco caro trasportatore digitale a 200 miliardi di bit al secondo (è la velocità di trasmissione dati oggi riservata solo ai data center e ai migliori centri di ricerca al mondo). Musk vuole creare nello spazio un’unica infrastruttura di trasporto dati mondiale che superi tutte le altre poste a terra.
Ma non solo questo. Dieci giorni fa su X, ha annunciato l’obiettivo di costruire nei satelliti Starlink di nuova generazione (oggi non ancora in uso) capacità cloud in orbita, ossia data center in grado di immagazzinare e trattare per l’intelligenza artificiale i milioni di miliardi dati che oggi si trovano nei data center a terra. Ciò mitigherebbe il problema sociale dell’ubicazione di queste strutture, del loro enorme consumo di suolo, acqua e energia: i satelliti Starlink di terza generazione avrebbero un’apertura di sette metri coperta di pannelli solari e un peso di due tonnellate, contro un’apertura di 2,8 metri e un peso otto volte più piccolo della prima generazione. Dunque possono contenere computer per il cloud.
Solo sogni? Nessuno si può permettere di liquidare in anticipo questi piani, vista la storia e la forza di SpaceX e Starlink.
Intanto, ecco le forze in campo oggi, in numero di satelliti in orbita per costellazione:
– Starlink – 8.889
– OneWeb (della francese Eutelsat) – 654
– Kuiper (della Blue Origin di Jeff Bezos) – 153
– Xinwang (cinese di Stato) – 119
– Yinhe (cinese privata) – 8
Ma soprattutto le economie di scala e la traiettoria di SpaceX-Starlink sono completamente diverse da qualunque cosa si sia mai vista. La foto qua sotto mostra perché.

I rientri miracolosi
SpaceX è stata la prima a garantire il rientro sicuro dei vettori dopo che essi sono stati lanciati e hanno rilasciato i satelliti in orbita. Guardate l’atterraggio di un Falcon 9, il cui segreto è palesemente nella capacità della struttura di non cedere mentre il motore sprigiona energia a un calore enorme per rientrare gradualmente nel proprio sito. Questa tenuta permette al costosissimo vettore di non andare distrutto dopo ogni lancio; dunque riduce esponenzialmente il costo di mettere ogni singolo satellite in orbita, perché il vettore stesso potrà essere riutilizzato per un gran numero di lanci.
il dominio delle comunicazioni (assoluto) a cui aspira Musk
Non solo. Musk sta ulteriormente sviluppando una continua crescita di scala. Il missile Falcon 9 è ancora in uso e ancora giovedì scorso un suo lancio ha messo in orbita 28 satelliti Starlink. Ma con i suoi 70 metri di altezza e 3,7 di diametro, è già superato. SpaceX è in sperimentazione avanzata del nuovo vettore Starship – alto 123 metri, largo nove – con una capacità di carico dieci volte superiore. Significa passare dal lancio di decine di satelliti per volta a quello, potenzialmente, di centinaia di satelliti per volta; significa far crescere la costellazione di varie migliaia di pezzi all’anno con satelliti due o tre volte più grandi, a un costo sempre più basso.
Quando Starlink debuttò, il trasporto spaziale costava decine di migliaia di dollari al chilo (per l’Europa, è ancora così); già l’anno prossimo per SpaceX il costo sarà già crollato probabilmente a centinaia di dollari al chilo: due ordini di grandezza di meno. A quel punto l’economia dello spazio cambierà volto e diventerà una rivoluzione sulla Terra. Musk è vicino alla velocità alla quale il suo dominio delle comunicazioni diverrà assoluto.
L’orizzonte di Wall Street
Si può ammirare la visione e inorridire allo stesso tempo. Ancora un paio di anni così, e Musk avrà coperto una parte così vasta dell’umanità da poter staccare Starlink da SpaceX per quotarla a Wall Street: un’azienda con un monopolio globale del genere potrebbe far sembrare piccola per valore Nvidia, oggi il primo gruppo al mondo per capitalizzazione con un valore di 4.570 miliardi di dollari. Musk può diventare davvero il primo uomo con un patrimonio di oltre mille miliardi.
Ma questo è niente, rispetto al resto. Sarebbe anche un uomo con un potere mai visto sulle comunicazioni e i dati e dunque i sistemi politici di circa sette miliardi di persone e quasi duecento Stati, incluso il nostro (quasi solo Cina e Russia per ora non accettano Starlink). Sarebbe impossibile per qualunque esercito combattere una guerra contro la volontà di Musk e quella degli Stati Uniti. È dagli Stati Uniti infatti che SpaceX effettua i suoi lanci, da tre basi del governo americano e da una proprietaria dell’azienda a Boca Chica (Texas); né Musk può pensare di migrare altrove senza essere privato di tutte le sue vitali licenze spaziali negli States. Lui non è nulla senza il governo degli Stati Uniti; ma anche il governo degli Stati Uniti ha bisogno della proiezione di potenza che solo Musk può dargli. Per forza lui e Trump si sono riconciliati.
Ma la questione va oltre loro due e i loro vasti ego. La tecnologia è a un punto tale che le regole di governo dell’economia di un Paese o di un gruppo di Paesi – su antitrust, privacy, telecomunicazioni – sembrano piccole e arcaiche. Pensate come sarebbe per l’Europa vivere tre giorni senza il pacchetto Office di Microsoft, o senza Google. Bene: niente rispetto a come potrebbe apparirci la privazione di Starlink fra pochi anni.
Se non basta questo pensiero a svegliarci, non so più cosa.
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10 novembre 2025
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