La scorsa settimana, il governo inglese ha tenuto un dibattito ufficiale sulla campagna Stop Killing Games, ma senza decidere alcunché. Si tratta di una campagna per i diritti dei consumatori che, in sostanza, chiede di trovare modi alternativi per continuare a giocare ai videogiochi online una volta che questi vengono chiusi o rimossi dai server, visto che gli utenti li hanno pagati.

Il sostegno online alla campagna è stato enorme, tanto da aver raccolto firme sufficienti a obbligare il Parlamento inglese a dibatterne, ma i risultati sono stati davvero modesti.

Un dibattito senza conseguenze

Il dibattito si è tenuto lunedì 3 novembre 2025, e molti membri del Parlamento si sono espressi a favore di Stop Killing Games, richiamando l’attenzione sull’importanza della conservazione dei videogiochi, della proprietà digitale e sul ruolo fondamentale del Regno Unito nell’industria videoludica mondiale.

Anthem è un altro gioco che svanirà dopo la chiusura dei server

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Nonostante il dibattito, la posizione del governo è rimasta invariata: ritiene che introdurre piani di “fine vita” per i giochi online comporterebbe “conseguenze indesiderate e potenzialmente dannose”, riferendosi in particolare all’aumento dei tempi di sviluppo e dei costi necessari per soddisfare le richieste della campagna.


Il capo di Borderlands commenta Stop Killing Games, dice che tutti moriremo e l’universo con noi

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“I videogiochi online sono spesso servizi dinamici e interattivi, non prodotti statici, e mantenerli attivi richiede investimenti considerevoli per anni o addirittura decenni. I giochi sono oggi più complessi che mai da sviluppare e gestire, con i progetti più grandi che superano i budget dei film di Hollywood. Tutto ciò rende estremamente difficile implementare piani post-supporto per i videogiochi e rischia di creare conseguenze indesiderate sia per i giocatori che per le aziende.”

Nel comunicato, il governo affronta anche il tema della proprietà dei giochi, sottolineando che essi sono sempre stati concessi in licenza agli utenti, e non venduti in senso stretto, ma ribadendo che dev’essere chiaro cosa il consumatore stia realmente acquistando.

“Sono stati sollevati punti riguardanti la legge sui consumatori e la proprietà. La legge britannica è molto chiara: le informazioni fornite ai consumatori devono essere accurate e trasparenti. Il governo ritiene che la legge funzioni, ma le aziende potrebbero dover comunicare meglio. È particolarmente importante, soprattutto nei casi in cui un progetto fallisce o un gioco viene ritirato poco dopo il lancio, che le informazioni fornite ai consumatori siano chiare e tempestive.”