Dopo le sfortunate Finals di Riad l’azzurra non vuole smettere: “Si può fare meglio anche se è difficile. Allenare Con Jas curo la tattica, per far crescere qualcuno da zero non sono pronta” 


Giulia Arturi

Giornalista

10 novembre – 19:17 – MILANO

“Un anno veramente straordinario, è mancata solo la ciliegina sulla torta, ma si continua a sognare”, lo dice con gli occhi che sorridono Sara Errani. Scordatevi il fine carriera malinconico, inesorabile. Errani sta vivendo uno dei suoi momenti migliori in doppio con Jasmine Paolini: dall’oro olimpico di Parigi a due partecipazioni consecutive alle Wta Finals. Ha giocato la sua ultima partita in singolare della carriera a Parigi, un momento di passaggio. Perché insieme a Jasmine ha continuato a vincere: quattro titoli in stagione, il 1000 in Cina, in Qatar e soprattutto Roma e Parigi. E con Vavassori si è tolta la soddisfazione di portare a casa gli Us Open nel misto, nella loro nuova formula. In più, è diventata presenza fissa nel box di Paolini, parte dello staff che ha lavorato con Jasmine per confermarsi in una stagione straordinaria anche in singolare. E non è finita. 

Nel 2026 vi vedremo ancora in campo nel doppio? 

“Sì, con Jas stiamo organizzando la prossima stagione. Senza dimenticare il doppio misto con Vavassori: non abbiamo tante occasioni, lo giochiamo appena possiamo, per esempio alla United Cup e poi all’Australian Open. Il ritiro? È andata talmente bene, che non ha senso fermarsi proprio adesso. Ora che non gioco più il singolare sono più riposata, mi esprimo meglio nel doppio”. 

Qual è stato il momento più bello della stagione? E quello più amaro? 

“Il momento più bello sono indecisa tra Roma e Parigi, tutti e due sono stati pazzeschi. E poi anche lo Us Open con Vavassori: è durato poco, ma è stata una bomba di emozioni pazzesche. Il momento più amaro… dato che è il più recente, magari direi qui a Riad, però non abbiamo rimpianti perché è andata così. Non potevamo fare molto altro” (allude all’influenza che ha debilitato Paolini, ndr).

L’ultima sua partita in singolare come l’ha vissuta? 

“È stata dura a Parigi: ho perso dopo aver avuto un match point a favore. Durante la partita cercavo di pensare solo a giocare. Poi, appena finito, non riuscivo a smettere di piangere: ho realizzato in quel momento che era proprio l’ultima. Ma poi con il passare dei giorni sono stata meglio”. 

Come si è evoluto il vostro rapporto da compagne di doppio ora che ha un posto nel suo staff tecnico? 

“Sono un paio d’anni che vedo tutte le partite di singolo di Jas: è stato un passo naturale. Quando giochiamo, sono la compagna di doppio; quando mi trovo nel box o durante gli allenamenti do consigli, aiuto. Io mi occupo più della parte tattica, che è la cosa dove sono più in grado di dare una mano a Jas”. 

Guardo tante partite, soprattutto delle avversarie, per studiarle da un punto di vista tattico

Nello staff ora c’è anche Danilo Pizzorno, allenatore e video analyst, con cui Paolini già collaborava in passato. 

“È il migliore in quello che fa, aveva già aiutato Jasmine tantissimo e averlo di nuovo vicino è una grande opportunità per crescere nei fondamentali. Analizzando tutti i dettagli tecnici, di movimento, fornisce davvero grandi spunti, è un mago”. 

Come si trova in questa nuova dimensione? 

“Non è facile gestire tutto: ci sono tante cose da fare e a cui pensare. Guardo tante partite, soprattutto delle avversarie, per studiarle da un punto di vista tattico. E comunque sono ancora una giocatrice, mi devo allenare e quindi devo stare attenta anche al mio benessere fisico e trovare un equilibrio. Ma è una cosa che mi diverte e quindi va bene”. 

La soddisfazione più grande? 

“Quel famoso match contro la Shnaider a Roma. Pioveva, tutto lo staff era rientrato, io avevo aspettato sotto la pioggia. Jasmine stava variando un po’ troppo, le ho detto di giocare quasi solo sul suo rovescio e da sotto 4-1 la partita è cambiata”. 

Ha mai pensato di allenare qualcun altro? 

“Jas la conosco bene, prendere qualcuno da zero e farlo crescere è molto diverso: non so se sarei già pronta. Da giocatrice ho sviluppato soprattutto una sensibilità tattica, su tutto il resto non mi sento ancora all’altezza. Per ora mi diverto: il tennis è la mia passione più grande. Più avanti, vedremo”. 

Spesso il box di un tennista deve anche assorbire i momenti di frustrazione di chi è in campo. 

“Lo so bene! Ma è facile per me capire questi momenti, io ero anche peggio con Pablo (ride). Lo capisco: in campo si hanno le pulsazioni a mille, c’è pressione, si corre da un lato all’altro”. 

Spesso si sentono sollevare dei dubbi sul fatto che per Paolini giocare singolo e doppio sia troppo gravoso. Lei cosa ne pensa? 

“Sulla bilancia bisogna mettere gli aspetti positivi e quelli negativi: io sono convinta che i primi prevalgano. I suoi risultati migliori hanno coinciso anche con l’impegno in doppio. Io in passato ho fatto la stessa cosa. Intanto vincere partite ti può dare grande fiducia, ed è molto allenante. Lo sforzo fisico è sicuramente minore però ti prepara in situazioni reali. Ed esercita l’occhio a rete per certe situazioni di tocco e in volée. Cerchiamo poi di dosare le energie, di giocare i doppi nei tornei di due settimane, ad esempio”. 

Jasmine rispetto all’anno scorso, è cresciuta in consapevolezza, nel modo di stare in campo, di competitività ed è molto più costante.

In cosa può migliorare ancora Jas come singolarista? 

“Rispetto all’anno scorso, è cresciuta in consapevolezza, nel modo di stare in campo, di competitività ed è molto più costante. Ha delle qualità pazzesche e potrà crescere ancora; con Danilo sta lavorando tanto sul servizio ad esempio”. 

Si aspettava questo livello di costanza? 

“È sempre più difficile ripetersi, era capitato anche a me la stessa cosa. In questo senso mi ha sorpresa quest’anno: chiudere due anni di fila alle Finals è grandioso. Ha ancora un sogno nel cassetto per il doppio? Sì, ma non si può dire. Porta male. Comunque, meglio dell’anno scorso si può fare, anche se è dura: gli ultimi due anni sono stati incredibili!”