In Italia sono circa 300mila le persone che convivono con una diagnosi di tumore alla vescica, una patologia che colpisce in modo prevalente gli uomini: sette pazienti su dieci sono di sesso maschile. A fare il punto sulla situazione è il professor Andrea Necchi, coordinatore della Disease Unit di Tumori alla Vescica dell’Ospedale San Raffaele e docente di Oncologia Medica all’Università Vita-Salute San Raffaele, insieme ai colleghi Valentina Tateo e Antonio Cigliola.
Il gruppo di ricerca guidato dal professor Necchi sta lavorando su nuove strategie terapeutiche per trattare il tumore alla vescica muscolo-infiltrante, una forma particolarmente aggressiva della malattia.
Cos’è il tumore alla vescica muscolo-infiltrante
La vescica è l’organo che raccoglie l’urina prodotta dai reni. Quando le cellule tumorali invadono lo strato muscolare più profondo della parete vescicale, si parla di tumore muscolo-infiltrante. Questa forma rappresenta circa un quarto di tutti i tumori alla vescica e tende a generare metastasi, rendendola più complessa da trattare.
Terapie tradizionali: chemioterapia e chirurgia invasiva
Il trattamento standard prevede una chemioterapia a base di cisplatino, seguita dalla cistectomia radicale, cioè la rimozione della vescica e di altri organi pelvici. Tuttavia, solo il 20% dei pazienti può ricevere la chemioterapia preoperatoria e molti rifiutano l’intervento per la sua invasività e per l’impatto sulla qualità della vita. Da qui nasce la necessità di alternative terapeutiche meno impattanti, che possano ridurre o evitare del tutto la chirurgia.
L’immunoterapia: potenziare il sistema immunitario contro il tumore
Negli ultimi anni, la ricerca del San Raffaele si è concentrata sull’immunoterapia, una strategia che mira a stimolare le difese naturali dell’organismo contro le cellule tumorali. I cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari, come il farmaco pembrolizumab, “tolgono il freno” ai linfociti T, consentendo loro di attaccare il tumore. Già nel 2018, uno studio guidato dal professor Necchi aveva dimostrato che il trattamento con pembrolizumab prima dell’intervento poteva ridurre o eliminare il tumore in una parte dei pazienti, anche se la chirurgia rimaneva comunque necessaria.
Le nuove frontiere: combinare immunoterapia e farmaci mirati
Al congresso ASCO, il team del San Raffaele ha presentato i risultati di uno studio clinico innovativo che combina pembrolizumab con sacituzumab, un anticorpo farmaco-coniugato. Questa combinazione mira a colpire in modo selettivo le cellule tumorali, rilasciando il farmaco direttamente all’interno del tumore. I risultati preliminari sono incoraggianti: nel 44% dei pazienti trattati, il tumore è regredito in modo significativo, consentendo di sostituire la cistectomia con un intervento molto meno invasivo, la resezione transuretrale, che permette di conservare la vescica.
“Il nostro obiettivo oggi – spiega Necchi – è ancora più ambizioso: vogliamo evitare del tutto la cistectomia radicale. Siamo ancora in una fase sperimentale – precisa Necchi – ma questa linea di ricerca potrebbe cambiare l’approccio terapeutico, rendendo la terapia medica protagonista e la chirurgia un’opzione solo secondaria”.
Prevenzione e diagnosi precoce restano fondamentali
Oltre ai progressi terapeutici, gli specialisti ricordano l’importanza della prevenzione. Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio: si stima che fino al 50% dei casi negli uomini e il 20-30% nelle donne siano collegati al tabagismo. “Le campagne antifumo – sottolineano Tateo e Cigliola – dovrebbero sensibilizzare anche sul rischio di tumore alla vescica, non solo sul tumore al polmone”. Altro aspetto cruciale è la diagnosi precoce: la presenza di sangue nelle urine è spesso il primo segnale d’allarme che richiede un immediato controllo medico.
Un futuro di speranza
Grazie ai progressi della ricerca, la prospettiva per i pazienti con tumore alla vescica muscolo-infiltrante sta cambiando. L’obiettivo è chiaro: curare in modo efficace, ma con minore impatto sulla qualità della vita.
Un passo importante verso un futuro in cui la medicina personalizzata e la ricerca clinica potranno offrire soluzioni sempre più umane e sostenibili.