Come è stato fatto il campo dei “maestri”? Lo abbiamo chiesto a Javier Sanchez, ex numero 23 del mondo e fratello di due volti indimenticati del tennis: Arantxa, regina della classifica Wta e campionessa di Slam negli anni Novanta, ed Emilio, ex top ten. Perché Javier Sanchez? Perché lui, una volta appesa la racchetta al chiodo, nel 2000 ha acquisito l’azienda francese GreenSet portandola in Spagna. Oggi GreenSet, che di recente si è allargata al padel, è uno dei maggiori produttori mondiali di superfici per il tennis: sono suoi, tra l’altro, i campi dell’Australian Open, del Masters 1000 di Parigi e, appunto, delle Atp Finals (oltre che delle finali di Coppa Davis a Bologna). Il materiale utilizzato è la resina, mentre il componente che può modificare la velocità del campo è la silice: più la granulometria è grossa, più la superficie è abrasiva e quindi lenta; più la granulometria è fine, più la superficie è liscia e quindi veloce.

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A Torino GreenSet ha realizzato non solo il Centrale dell’Inalpi Arena ma anche tre campi di allenamento: quello nel foyer del palazzetto e i due allestiti nel vicino Circolo della Stampa. Sono serviti quattro camion per trasportare tutto l’occorrente dalla Spagna. Ci hanno lavorato otto persone: quattro di loro si sono occupati di applicare la resina, ciascuno su un campo in modo da garantirne l’uniformità. La procedura è quella collaudata per i campi “itineranti”, che si montano e smontano per lasciare spazio ad altri eventi: a terra vengono posati pannelli di legno resistente all’acqua, accoppiati tra loro, sui quali si stendono quattro strati di resina (gli ultimi determinano il colore e la finitura), per concludere con il tracciamento delle linee. La manutenzione, in questi giorni, viene affidata a Etienne, originario del Camerun, dipendente della ditta piemontese Amz, distributore esclusivo per l’Italia di GreenSet.

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Abbiamo incontrato Sanchez all’Inalpi Arena di Torino, tra una riunione e l’altra. Nell’intervista che abbiamo realizzato, e che potete seguire nel video, ha tenuto a sottolineare più volte come la velocità della superficie dipenda da diversi fattori, non semplicemente dai materiali utilizzati. E smonta la polemica sollevata da Federer e rilanciata da Zverev (“i campi sono tutti uguali, vogliono favorire Sinner e Alcaraz”). Il capo di uno dei quattro big del settore a cui si rivolge l’Atp ci dice che “facciamo quello che il direttore del torneo ci chiede, e solitamente ci viene chiesto sempre qualcosa di leggermente differente”. Altro che congiura per ammazzare la concorrenza…