“A Lautaro e compagni manca solo tornare a vincere gli scontri diretti come due anni fa. L’entusiasmo della Capitale può trascinare”
Giornalista
11 novembre – 07:33 – MILANO
Una certezza e una sorpresa: l’incastro in cima alla classifica di Serie A stuzzica Andrea Stramaccioni, ex tecnico dell’Inter partito dalle giovanili della Roma e oggi talent di punta di Dazn: “L’Inter ha confermato il suo valore, la Roma sta facendo qualcosa di sorprendente, non mi sarei aspettato di vederla in testa in così poco tempo”.
Proviamo a trovare un punto in comune di questa strana coppia. Dove guardiamo?
“In panchina: in questo primato c’è parecchio di Chivu e Gasperini. Cristian ha riportato entusiasmo, compattezza e ha arricchito uno stile di gioco ereditato integrandolo con le sue idee, ma senza mai stravolgerlo. Nella Roma l’impronta di Gasp è molto forte: i suoi principi di pressione, di intensità e verticalizzazione sono evidenti. Credo che sia l’allenatore più impattante sullo stile di gioco di una squadra negli ultimi 15 anni, dal Genoa all’Atalanta fino a questa Roma”.
È una lotta a due che può durare fino alla fine?
“L’Inter si giocherà lo scudetto, nessun dubbio. Ha valori innegabili e ha aumentato la qualità del contributo della panchina con Bonny, Pio, Sucic e con Zielinski, che senza infortuni è un nuovo acquisto. A Roma c’è un entusiasmo travolgente e questo è bellissimo, ma ora la squadra non deve pensare al titolo, solo ad avere continuità per tornare tra le prime quattro: la differenza fra stare stabilmente in Champions o meno cambia il futuro, i bilanci e soprattutto l’appeal di un club a livello internazionale. E la Roma ne ha bisogno per costruire il progetto di alto livello voluto dai Friedkin”.

Tra le inseguitrici chi ha più armi per tenere testa?
“Continuo a pensare che il Napoli abbia qualcosa in più insieme all’Inter ovviamente, ma le altre sono lì, dal Milan a Juventus e Bologna”.
Chivu ha il miglior attacco, Gasp la miglior difesa: è un caso che a comandare ci siano proprio loro?
“Il nostro campionato ha sempre avuto un debole per i grandi numeri difensivi… La Roma ha insieme all’Arsenal la miglior difesa d’Europa, grazie a una fase di non possesso granitica e aggressiva e al contributo dei singoli: Svilar è il miglior portiere della A, Mancini sta giocando a livelli straordinari. L’Inter è l’unica italiana di vertice a trovare con continuità i gol degli attaccanti, e in un campionato in cui quasi tutti hanno il problema dei gol delle punte non è poco. E non dimentichiamo Calhanoglu, tornato a livelli spaziali e oggi capocannoniere…”.
Qual è il vero punto di forza dell’Inter?
“La dimensione internazionale. Le sfide europee degli ultimi tre anni portano un’enorme consapevolezza che rende la squadra conscia di poter battere chiunque giocando al massimo: è una forza mentale che in Italia oggi nessuno ha”.

E la Roma? Perché può credere allo scudetto?
“Di certo per l’entusiasmo della piazza: è un primato inaspettato che mancava da più di un decennio e la gente sogna. Soprattutto, la squadra ha grandi margini di crescita: tutto quello che ha fatto finora lo ha praticamente ottenuto senza continuità di rendimento delle punte”.
E qui arriviamo al vero nodo…
“In alcune partite la Roma ha faticato a capitalizzare le occasioni: le tre sconfitte per 1-0 si somigliano per un grande rammarico finale, pensiamo al rigore di Dybala col Milan a San Siro o al gol divorato a porta vuota da Dovbyk proprio contro l’Inter”.
L’ucraino è finito ko e starà fuori a lungo, Dybala non è ancora pronto. Come si attrezzerà Gasperini?
“Continuerà a fare di necessità virtù. Sta facendo un ottimo lavoro con El Ayanoui e il recupero di Pellegrini. Se a gennaio arriverà una punta…”.

Zirkzee sarebbe un rinforzo da scudetto?
“Potrebbe trasformare lo spessore giallorosso negli ultimi 16 metri, è un profilo ideale per qualità tecnica e capacità di leggere il gioco. Spero che i Friedkin capiscano che è il momento di fare un ulteriore sforzo per il loro progetto, anche se a gennaio non è mai facile”.
E all’Inter cosa manca per essere perfetta?
“Deve tornare a vincere gli scontri diretti come faceva fino a due anni fa, troppi punti persi che pesano sulla classifica e a volte anche sul morale”.
Intanto comanda in A e in Champions, l’anno scorso inseguiva. Questa Inter è più forte di quella dell’anno scorso?
“Se è più forte lo dirà il tempo, ma che sia più completa sicuramente sì. Grazie ad Akanji, che a me piace più di Pavard, a Sucic che è un titolare aggiunto e soprattutto grazie ai due giovani dell’attacco, Bonny ed Esposito: l’eventuale assenza di un membro della ThuLa non è più motivo di ansia come in passato. Stravedo per Pio, ma il rendimento di Bonny al primo anno di Inter è mostruoso: fa un gol o un assist ogni 50 minuti di Serie A. Di ventiduenni così al primo anno di Inter ne ricordo pochi…”.

Lautaro ha detto: “Abbiamo un allenatore che vuole crescere con noi”. Il feeling fa la differenza?
“Chivu è il leader riconosciuto dello spogliatoio ma è anche “uno di loro”, lo vedi dalle esultanze e dagli abbracci. E mi piace tanto la sua comunicazione, sempre positiva, misurata: a Napoli è stato bravissimo a non parlare dell’arbitro ma solo degli errori della sua squadra. Aveva stile già da giocatore, da tecnico mi ricorda Ancelotti”.
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