Nel sesto appuntamento dei “Giovedì di Talenti”, la rassegna promossa dal progetto Talenti Latenti dell’ASL CN2 con il sostegno della Fondazione CRC, la comunità si è riunita all’ex chiesa di San Giovanni di Canale per un viaggio dentro una delle funzioni più misteriose e decisive della nostra vita: il sonno. L’incontro, intitolato L’arte del dormire, ha messo in dialogo competenze scientifiche e riflessioni culturali, confermando lo spirito del progetto Talenti Latenti, nato per costruire un welfare di comunità e per trasformare la salute in un processo condiviso tra istituzioni, aziende e cittadini.



Al centro della serata, il contributo del dottor Davide Indellicati, direttore della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’ASL CN2, che ha guidato il pubblico nella comprensione dei disturbi del sonno, delle loro implicazioni e degli strumenti oggi disponibili per diagnosticarli e trattarli. Gli abbiamo fatto alcune domande.
Il sonno come bene comune. Perché oggi parlare di “arte del dormire” non è solo cultura, ma anche salute pubblica?
“Oggi parlare di ‘arte del dormire” significa ricordarci che il sonno è una parte fondamentale della nostra vita e non un semplice momento di pausa; rappresenta un patrimonio da tutelare attraverso la conoscenza e la prevenzione. Dormire bene non riguarda solo il benessere individuale, ma anche la salute collettiva; quando il sonno diventa insufficiente o di scarsa qualità, ne risentono tutti: crescono i casi di ansia, depressione, obesità, malattie cardiovascolari e incidenti sul lavoro o sulla strada. Ciò genera costi sociali ed economici enormi, spesso invisibili ma reali. Promuovere il buon sonno, invece, significa ridurre questi rischi e migliorare la qualità della vita collettiva: bisogna, insomma, creare una cultura del sonno”.
In tanti sottovalutano l’importanza di disturbi come le apnee notturne. Quanto è diffuso il problema nel nostro territorio e quali sono i campanelli d’allarme da non ignorare?
“Le apnee notturne sono un disturbo molto più diffuso di quanto si pensi: uno studio mondiale ha stimato che circa 936 milioni di adulti (età 30-69 anni) nel mondo hanno la sindrome delle apnee notturne (OSAS) da lieve a severa. La prevalenza si attesta quindi a seconda delle casistiche tra il 9 e il 38% della popolazione. Se in ASL CN2 vi sono circa 169.000 residenti (dato del 2022), possiamo stimare un numero di persone affette da OSA compreso in un range tra 15.200 e 64.200. I campanelli d’allarme più frequenti sono il russare forte e irregolare, le pause respiratorie osservate da chi dorme accanto, il risveglio con sensazione di soffocamento, la sonnolenza e la fatica durante il giorno, oltre a cefalee mattutine o difficoltà di concentrazione”.
Durante l’incontro avete illustrato le tecniche diagnostiche più avanzate, come la polisonnografia. Che ruolo hanno oggi questi strumenti e chi dovrebbe sottoporvisi?
“Strumenti come la polisonnografia o il monitoraggio cardio-respiratorio notturno hanno un ruolo fondamentale perché consentono, senza sottoporre il paziente a tecniche invasive, una diagnosi precisa e personalizzata, indispensabile per impostare la terapia più adatta. Dovrebbero sottoporvisi le persone che presentano i sintomi di cui parlavamo prima, oltre ai soggetti che presentano ipertensione arteriosa o malattie cardiovascolari esordite in età giovanile o resistenti ai farmaci (condizioni che spesso sottendono un disturbo respiratorio del sonno)”.
Spesso chi dorme male pensa che la causa sia solo lo stress. Quali abitudini scorrette compromettono il sonno e quali piccoli gesti possono migliorarlo davvero?
“Sicuramente lo stress a cui siamo sottoposti nella nostra vita quotidiana è un fattore amplificante i disturbi, ma non ne è la sola causa: spesso alla base ci sono anche abitudini scorrette che, ripetute ogni giorno, finiscono per disturbare i nostri ritmi naturali. Le più frequenti sono senza dubbio l’uso prolungato di schermi e dispositivi elettronici nelle ore serali, l’assunzione di caffè, alcol o pasti abbondanti troppo vicino al momento di coricarsi, orari di sonno irregolari, ambienti di riposo poco adeguati, sedentarietà e mancanza di esposizione alla luce solare. Per migliorare la qualità del sonno è consigliabile, quindi, mantenere orari regolari per andare a dormire e svegliarsi, anche nei weekend, ridurre l’uso di smartphone, TV e computer almeno un’ora prima di coricarsi, creare un ambiente silenzioso, fresco e buio e magari dedicare qualche minuto a un rituale rilassante come leggere, ascoltare musica calma, respirare profondamente”.
Guardando al futuro: quali sfide e quali opportunità vede nel campo della medicina del sonno nella nostra ASL e sul territorio albese e roerino?
“Nel nostro territorio sicuramente le sfide sono molte: in primis aumentare la consapevolezza che esiste un’igiene del sonno, cioè far capire alle persone che dormire bene non è un lusso, ma una parte essenziale della salute, al pari dell’alimentazione e dell’attività fisica. Poi, nell’ambito di una medicina proattiva, bisogna far cultura su quelli che possono essere i disturbi del sonno e le loro manifestazioni, in modo che sia il cittadino stesso a rivolgersi al sistema sanitario in cerca di risposte; sistema sanitario che deve fornire strumenti diagnostici e conseguente presa in carico e trattamento della patologia riscontrata. Il futuro passa da qui: capacità di fare rete, educare, prevenire, diagnosticare, trattare”.