Nei giorni in cui la Procura di Milano apre un’inchiesta sulla vicenda dei cecchini italiani in trasferta in Bosnia negli anni della guerra dei Balcani, sempre nel capoluogo lombardo viene inaugurata la mostra “Shooting in Sarajevo” che propone un percorso fotografico per richiamare alla memoria gli orrori dell’assedio delle milizie serbo-bosniache durato dal 1992 al 1996 nella sostanziale indifferenza dell’Occidente. 

La mostra è visitabile gratuitamente alla Casa della Memoria in via Confalonieri 14 a Milano fino al 26 novembre (dal lunedì alla domenica; 10.30-18.00) “si presenta come un’importante occasione di memoria attiva e di riflessione critica sul presente” attraverso le fotografie di Luigi Ottani e il progetto ideato insieme a Roberta Biagiarelli. Allestita in occasione del trentennale degli Accordi di Dayton – che nel 1995 posero fine alla guerra in Bosnia-Erzegovina – l’esposizione propone uno sguardo inedito sull’assedio di Sarajevo, documentando i luoghi da cui i cecchini colpivano la città e che oggi sono tornati a essere spazi di vita quotidiana.

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“Lungo il percorso espositivo, gli scatti intensi di Ottani dialogano con la sensibilità curatoriale di Biagiarelli, restituendo un racconto fotografico che va oltre la cronaca, e che invita a considerare la trasformazione urbana e umana del paesaggio post-bellico. Una narrazione visiva capace di far emergere non solo la tragedia del passato, ma anche la resilienza di una città che ha saputo rinascere”, si legge nella presentazione della mostra.

La mostra nasce a sua volta dall’omonimo libro cui Luigi Ottani e Roberta Biagiarelli hanno iniziato a lavorare nella primavera del 2015, con l’idea di fotografare (shooting) Sarajevo dagli stessi luoghi dai quali i cecchini tenevano sotto assedio la città e i suoi abitanti: gli appartamenti di Grbavica, l’Holiday Inn, la caserma Maresciallo Tito, le postazioni di montagna. 

Accanto alla mostra principale, sarà possibile visitare anche l’installazione “Genocidio di Srebrenica: undici lezioni per il futuro”, a cura della Comunità Islamica di Bosnia ed Erzegovina e del Consolato Generale di Bosnia ed Erzegovina di Milano, che approfondisce una delle pagine più drammatiche del conflitto, con l’obiettivo di trasmettere un messaggio universale di memoria e prevenzione.