Secondo i dati ufficiali del Sai, il sistema di accoglienza e integrazione gestito dal ministero dell’Interno, al 31 ottobre 2025 nel Lazio ci sono 2.720 posti attivi. Siamo la settima regione italiana per disponibilità. Eppure, stando alle immagini che arrivano dall’ufficio immigrazione di Roma e le storie riportate dai territori, sembra esserci una vera e propria emergenza.

L’incubo dei richiedenti asilo

A inizio novembre una delegazione composta da esponenti Pd e associazioni del Terzo Settore si è presentata in via Patini, dove si trova l’ufficio immigrazione della Questura di Roma, per verificare le condizioni in cui versano i richiedenti asilo e gli stranieri che devono rinnovare il permesso di soggiorno. C’è chi dorme in strada per giorni, senza neanche una tenda. E per qualche ora (troppe, per entrambi) il migrante sbarcato pochi giorni prima in Sicilia è legato dallo stesso destino con l’immigrato che vive e lavora regolarmente in Italia da anni, paga un affitto e ha i figli iscritti a scuola che parlano perfettamente l’italiano.

Il sistema d’accoglienza

Ma, per fortuna, non tutti restano lì. C’è chi, magari su suggerimento di volontari impegnati nel sociale e di operatori della sala operativa di Roma Capitale, viene indirizzato ai servizi di accoglienza presenti in città. Quelli che hanno un posto letto, non tantissimi. Molti, negli ultimi giorni, arrivano alla stazione Tiburtina, dove dal 9 gennaio scorso è attivo il “Welcome Center”. Un luogo creato per fornire assistenza di base, indirizzare ai servizi locali, fornire supporto sanitario e legale. E in diversi casi, come successo con una famiglia venezuelana, trovare una casa temporanea in attesa dei documenti di protezione internazionale.

“Si aggrava la situazione”

“Questi giorni stiamo assistendo all’aggravarsi di una vera e propria emergenza – commenta Gianluca Bogino, assessore alle Politiche Sociali del II municipio -. Il Welcome Center continua a intercettare famiglie con minori, spesso piccoli, che dormono in strada. Quasi tutte sono richiedenti asilo e dovrebbero quindi essere accolte nella rete nazionale Sai, ormai definitivamente al collasso”.

Cosa succede all’ufficio immigrazione

Un collasso dovuto, a quanto sembra di capire dai racconti di chi ha potuto verificare di persona, dalle resistenze che vengono fatte dall’ufficio immigrazione della Questura nello smaltire le pratiche con ritmi adeguati. “La colpa non è del personale – spiegava il 3 novembre la consigliera Pd capitolina Nella Converti – sottodimensionato e sotto enorme pressione, che lavora seguendo direttive più che discutibili. Ma è un problema politico: o i flussi migratori sono aumentati, contrariamente a quanto dice il Governo, e non si è predisposto un sistema adeguato di accoglienza, oppure si sta deliberatamente scoraggiando l’accesso alla procedura d’asilo, negando nei fatti un diritto fondamentale”. La prima conseguenza è che le persone restano in strada e finiscono per premere sul sistema d’accoglienza locale, che non gode di ottima salute anche senza le resistenze del ministero dell’Interno.

Errori e diritti negati

Bogino poi racconta di alcune famiglie accolte recentemente al Welcome Center: “È venuta una donna nigeriana vittima di tratta e di numerose violenze insieme a due figli minori – spiega -, mentre il padre si trovava nel Cpr (centro di permanenza per i rimpatri) con un decreto di espulsione coatta. Ma quando la moglie è arrivata in commissariato per l’identificazione, aveva in tasca il certificato di matrimonio e questo rendeva l’uomo non espellibile. Il documento è stato inviato all’ufficio immigrazione, che non ci ha risposto. Allora mi sono presentato di persona, e dopo quattro ore di insistenze hanno accettato la pratica e annullato il decreto”.

Tra i richiedenti intercettati dal II municipio c’è stata anche una famiglia di curdi, una coppia con tre minori di 2,3 e 4 anni: “Vivevano in strada da giorni, in attesa di un posto dove stare da parte della rete Sai. Un posto a cui hanno diritto” spiega l’assessore municipale ed esponente del Pd romano.

L’accoglienza a San Lorenzo

Per far fronte alla situazione, a San Lorenzo è stato aperto un alloggio temporaneo: “Grazie alla collaborazione dell’assessora Paola Rossi (Lavori Pubblici, ndr) e a un’ordinanza contingibile e urgente della presidente Del Bello, è stato possibile usare una ex casa del custode, già recuperata, per ospitare una famiglia” fa sapere Bogino. Una casa che vedrà molti volti diversi nei prossimi mesi, man mano che – ci si augura – chi trova ospitalità potrà ricevere la protezione che chiede e un posto dove stare.

I posti disponibili a Roma

Tornando ai dati, secondo il Dossier Immigrazione del centro studi e ricerche Idos, l’anno scorso nell’area metropolitana di Roma il sistema Sai aveva attivi sette progetti ordinari (1.917 posti), un solo progetto per minori stranieri non accompagnati (40 posti) e 38 posti distribuiti su due progetti per persone migranti con disagio mentale o disabilità. Inoltre, al 31 dicembre 2024 esistevano 28 convivenze attive nell’ambito delle Famiglie Accoglienti, per un totale di 46 persone accolte, di cui 15 minorenni.