di
Erica Dellapasqua
La veggente Gisella Cardia rinviata a giudizio per truffa aggravata insieme al marito. Per il pm i due «ingeneravano nei fedeli il timore di un pericolo immaginario per indurli a effettuare le elargizioni». Con i fondi «comprata anche una Mercedes»
Gisella Cardia, la veggente di Trevignano, è stata rinviata a giudizio per truffa aggravata in concorso col marito Gianni.
«La signora Gisella Cardia – dice il suo avvocato, Solange Marchignoli – accoglie con tranquillità la decisione del rinvio a giudizio, nella consapevolezza che si tratta di un passaggio importante e necessario per poter finalmente chiarire, nelle sedi competenti, ogni aspetto della vicenda che la vede coinvolta. Pur trattandosi di un momento delicato, la signora si dichiara persino sollevata, ritenendo che questa fase consentirà di far emergere in modo limpido e definitivo la verità dei fatti, ponendo così fine alle interpretazioni distorte, alle illazioni e alle polemiche che l’hanno, ingiustamente, interessata negli ultimi mesi. Esprime piena fiducia nell’operato della magistratura ed è serena».
La perizia sulle lacrime della Madonna
A Cardia, la veggente di origini siciliane che sulla collina di Trevignano, alle porte di Roma, aveva allestito il suo altarino, con tanto di statua della Madonna e panchine per i seguaci, si contesta dunque la truffa aggravata.
Già la perizia disposta dal tribunale di Civitavecchia, che aveva incaricato il super genetista Emiliano Giardina, lo stesso del caso di Yara Gambirasio, aveva escluso eventi soprannaturali, attribuendo il Dna ritrovato sulla statuina piangente a Gisella. Nulla di «anomalo», dunque, in quelle presunte lacrime apparse sul volto della statuina, ma solo sangue umano.
«Finti cataclismi e sciagure per ottenere denaro»
E ora arriva il decreto di rinvio a giudizio firmato dal pm Alberto Liguori, che traccia le contestazioni anche dal punto di vista economico. «Un disegno criminoso in concorso tra loro – si legge in riferimento alla condotta di Cardia e marito – al fine di trarre l’ingiusto profitto costituito sia dalla raccolta di denaro dai fedeli sia dall’acquisizione di una forte visibilità mediatica, con artifizi e raggiri».
Raggiri che vengono così spiegati: «Architettare ed inscenare apparizioni; trasudazioni da una statuetta della Madonna e da un quadro raffigurante il Cristo; comparsa di scritte in aramaico contenenti messaggi mariani; comunicazioni ricevute dalla Madonna nel corso delle apparizioni che venivano poi trascritte sul web; trasformare il loro domicilio e, successivamente, il terreno sito in Trevignano Romano, località “Campo le rose”, in luogo di culto, così favorendo l’afflusso e l’adesione di numerosi fedeli e nel paventare ai fedeli l’avverarsi di futuri cataclismi e sciagure (come terremoti e carestie) che avrebbero potuto evitare abbracciando il culto della Madonna di Trevignano, inducevano in errore questi ultimi, che si determinavano a effettuare offerte e donazioni per sostenere la Madonna di Trevignano».
«Con i fondi dei fedeli comprata una Mercedes»
In particolare, scrive ancora il pm, Cardia e marito «organizzavano una raccolta fondi per finanziare l’associazione “Madonna di Trevignano”, nel frattempo costituita e deputata alla gestione dell’opera pseudoreligiosa che, per come sopra ideata e realizzata, induceva in errore taluni che, confidando nella genuinità delle apparizioni, si determinavano a offrire somme di danaro in favore dell’associazione e, in una occasione, dello stesso Cardia».
Somme che venivano poi impiegate per «l’abbellimento e l’ingrandimento del terreno di culto», sulla collina di Trevignano appunto. Tra gli esempi citati «l’acquisto del terreno agricolo “Campo le rose” (50.000 euro), la recinzione del fondo (24.402 euro), box auto (11.200 euro), autovettura marca Mercedes (37.900 euro), terreno agricolo a Trevignano Romano 32.500,74 euro».
La lista di donatori
Sul decreto c’è anche la lista di donatori. Primo fra tutti Avella Luigi, il «pentito» che per primo ha denunciato di essersi sentito truffato: «Temendo pericoli – scrive il pm – per la sua salute (3 episodi di trombosi) e di quella della moglie Francesca Pepe, rimasta gravemente ferita a seguito di un sinistro stradale, versava nel tempo 92 mila euro in favore dell’associazione Madonna di Trevignano». Poi «Pepe Francesca donava 30 mila euro a Cardia, somma che veniva accredita sul conto personale di quest’ultimo» e «Fournier Gabriella donava al!’associazione Madonna di Trevignano la somma complessiva di 40 mila euro, in parte spesi per l’acquisto di un pulmino e in parte per la costruzione di un parcheggio per il fedeli».
E’ stato calcolato che, tra il 2018 e il 2023, le somme confluite nelle casse dell’associazione «Madonna di Trevignano», a titolo di donazioni ed erogazioni liberali da parte dei fedeli, ammontano a più di 365 mila euro, somma che non risulta destinata alle opere benefiche previste nell’articolo 3 dello statuto della stessa associazione.
Il pm: «I fedeli si sentivano in pericolo»
«Detta associazione – si legge ancora nelle motivazioni che contestano la truffa aggravata – approfittavano di circostanze di tempo (la durata dei fenomeni paranormali), di luogo (terreno agricolo adibito a luogo di culto che, almeno in una fase iniziale, sembrava aver avuto la consacrazione dell’allora vescovo di Civita Castellana monsignor Rossi) e di persona (soggetti affetti da infermità fisiche e in condizioni di fragilità psichica), tali ostacolare la difesa privata (rendendo per i fedeli particolarmente arduo comprendere di essere raggirati, anche per l’avallo del fenomeno inizialmente concesso delle locali autorità ecclesiastiche) e ingeneravano nei fedeli il timore di un pericolo immaginario per indurli a effettuare le elargizioni».
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11 novembre 2025 ( modifica il 11 novembre 2025 | 15:35)
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