In sede di presentazione degli europei di Middelkerke, il cittì Daniele Pontoni non aveva nascosto le sue ambizioni, parlando di almeno 4 carte da podio in altrettante categorie. Le sue previsioni si sono rivelate esatte. 4 medaglie in tre prove con il rammarico del quarto posto della Casasola scaturito da una caduta, ma con due ori che portano l’Italia al secondo posto nel medagliere.


Il Re Mida dell’offroad italiano
Pontoni sta diventando un po’ come il Re Mida dell’offroad italiano, seguendo le orme di Villa su pista. Come il suo collega non è solito esaltarsi di fronte alle vittorie come anche abbattersi nei momenti difficili, ma è chiaro che il bottino di Middelkerke rappresenta per certi versi uno spartiacque per il movimento nazionale del ciclocross che aveva preso nelle sue mani con ben poche certezze e un livello internazionale molto inferiore.
«La gara di un giorno poi vive su tanti fattori, in principal modo serve sempre la fortuna – afferma Pontoni al suo rientro in Italia – Dispiace per Sara, però le gare vanno così. Usciamo consapevoli che adesso ci guardano tutti in un’altra maniera. Abbiamo alzato il nostro livello, i nostri atleti hanno preso tanta consapevolezza con risultati importanti che ci fanno guardare al proseguo della stagione con le prove di Coppa del mondo, ma soprattutto adesso il nostro obiettivo saranno i mondiali. In Coppa ci saranno delle rotazioni tra gli atleti che aspirano a buoni risultati, questo ed il prossimo anno perché voglio vedere tanti atleti fare esperienza a questi livelli».


Quando avevi iniziato il lavoro avevi detto che per i giovani c’era un po’ da ispirarsi all’esempio francese. Adesso però è il tuo l’esempio che è d’ispirazione anche per gli altri Paesi…
All’inizio avevo bisogno innanzitutto di conoscere l’ambiente, di capire come le società e gli atleti agivano e si poteva trovare un equilibrio anche con il mio gruppo di lavoro. Ritengo di avere uno staff fondamentale durante le fasi di preparazione, la programmazione di tutto l’anno, la valutazione degli atleti con il team performance. E’ tutto un qualcosa in più che ci ha portato ad ottenere anche questi risultati.
Agostinacchio diceva che adesso lo aspetta il primo ritiro con la sua squadra, col suo devo team e lo stesso toccherà a Grigolini. Quanto è importante aver trovato un giusto equilibrio per i ragazzi anche con i loro team di appartenenza del WorldTour?
E’ un passaggio fondamentale – sentenzia Pontoni – Devi trovare un giusto compromesso anche con loro. Adesso Mattia andrà a farsi il primo ritiro e non farà la prima prova di Coppa. Questo l’abbiamo concordato assieme anche dopo il risultato di sabato, quindi è giusto che lui segua anche le indicazioni del team. Noi lo avremo per tutte le altre 5 prove e poi per il mondiale, quindi è giusto trovare anche dei compromessi programmando assieme. Questo, soprattutto sull’onda lunga, è importante.


C’è concorrenza tra i ragazzi, ad esempio tra Agostinacchio che ha vinto il titolo e Viezzi che ha chiuso dodicesimo? come vivono questo rapporto, questa concorrenza interna nelle varie categorie?
Io direi una sana concorrenza che deve esserci, dove però ognuno si mette a disposizione dell’altro e in questo weekend ne abbiamo avuto la dimostrazione totale. Tutti si sono messi a disposizione di tutti e tutti i team hanno lavorato per tutti. L’obiettivo è comune e può portare anche a sorprese non pronosticate, come il bronzo di Nicole Azzetti che alza ancora il nostro livello nella categoria juniores aggiungendo un’altra freccia a Pellizotti e Bianchi, ora c’è anche lei che può competere ad alto livello. Come son sicuro che arriveranno a breve altri juniores che metteranno in difficoltà anche i due atleti di punta che hanno alle spalle già un anno di esperienza, con Grigolini campione e Pezzo Rosola che ha fatto una super gara nelle condizioni in cui si è trovato, ha preso l’argento, ma un argento che vale un altro oro.


Era la stessa competitività che c’era tra te e Luca Bramati?
Erano altri tempi. Questi ragazzi sono ancora alle fasi iniziali, si divertono. La cosa importante è che tutti si son messi a disposizione della nazionale a 360°. Il plauso mio va a tutti i ragazzi, ma tutti, dal primo all’ultimo, per quello che hanno fatto in questi giorni e soprattutto per come si sono comportati, perché quella è la cosa per cui vado più orgoglioso, il nostro comportamento, il nostro decoro, la nostra educazione e il nostro modo di essere. Sai cos’è la differenza più grande rispetto a prima?
Quale?
Quando siamo arrivati in questo ambiente, fuori dalla nostra area c’era qualche fotografo e nulla più. Nel weekend c’era il pienone, eravamo completamente circondati dal pubblico e dalla gente e questo sicuramente fa molto piacere per i ragazzi, ma soprattutto per noi e per il nostro movimento.


Quando vedremo questo stesso livello anche fra gli elite?
Tre cose secondo me saranno fondamentali perché ciò avvenga. La prima è la crescita naturale dei ragazzi. La seconda è mantenere con i team un rapporto che permetta a loro di continuare questa specialità, e perché ciò avvenga sarà fondamentale dal 2027 l’introduzione dei punti UCI anche in questa specialità come anche in tutte le altre. La terza la sapremo fra qualche mese, se questo sport avrà l’ufficialità di diventare olimpico. A quel punto anche per noi diventerà più facile mantenere i Viezzi, gli Agostinacchio, i Pezzo e i Grigolini. E non è detto che si avvicini qualcun altro di quelli che “abbiamo perso”, mi riferisco ai Paletti di turno. Adesso a livello elite lo sappiamo, siamo in difficoltà, ma credo che alla fine di questo quadriennio non saremo più molto lontani dal vertice.