di
Giuseppe Sciascia

Ex stella della Virtus Bologna, è stato uno dei giocatori stranieri più iconici e amati. In Italia ha giocato anche con Livorno e Forlì

Il basket italiano piange Micheal Ray Richardson. L’ex campione della Virtus Bologna è scomparso oggi a 70 anni ad Oklahoma City dopo una lunga battaglia per un tumore alla prostata. Il giocatore nativo del Texas è stato uno degli stranieri più amati della storia della società emiliana: vestì la maglia bianconera dal 1988 al 1991, contribuendo al ritorno ai vertici del basket italiano di uno dei suoi club più blasonati. Richardson fu una delle più brillanti fra le numerose stelle americane provenienti dalla NBA sbarcate negli anni ‘80 in Italia, quando la nostra serie A era considerata il secondo campionato del mondo dopo quello statunitense. 195 centimetri di potenza, talento, classe e personalità, ribattezzato “Sugar” per la dolcezza del suo gesto tecnico, nel nostro paese ha vissuto una seconda giovinezza restando nel cuore di tantissimi appassionati. 

Cresciuto in povertà a Lubbock (il particolarissimo nome di battesimo Micheal – anziché Michael – fu un errore dei genitori all’anagrafe), fu tra i grandi protagonisti della NBA tra il 1978 e 1986, tra grandi giocate ed eccessi legati alla dipendenza da cocaina. Vinse una prima volta la battaglia contro la droga vincendo il premio di «ritorno dell’anno» con New Jersey, ma ricadde nel vizio l’anno dopo venendo squalificato a vita dalla NBA nel 1986. Nel 1988 la chiamata della Virtus Bologna con l’intuizione dell’avvocato Porelli di puntare sul recupero dell’uomo e del campione. E in bianconero fu protagonista assoluto, dando spettacolo in campo e diventando personaggio di culto in città; vinse la Coppa Italia nel 1989 e 1990, il suo capolavoro fu la prestazione da 28 punti nella finale della Coppa delle Coppe contro il Real Madrid che firmò la prima vittoria internazionale del 31enne Ettore Messina, lanciato dalla Virtus Bologna come capo allenatore. Nel novembre 1990 fecero epoca le cinque giornate di squalifica subite dopo una maxi-rissa accesa da un suo colpo proibito ai danni di Stefano Rusconi sul campo di Varese, che portò al record di 19 espulsioni. Nel precampionato della sua quarta stagione bolognese ad agosto del 1991, la Virtus lo allontanò per “gravi inadempienze contrattuali”: era risultato nuovamente positivo alla cocaina. Tornò in Italia nel 1992 in serie A2 a Livorno, dove fu compagno di un giovanissimo Gianmarco Pozzecco; poi tre stagioni in Francia ad Antibes ed altre due apparizioni italiane a Forlì e Livorno, chiudendo la carriera da giocatore a 46 anni. Tornò in patria per iniziare ad allenare, lavorando principalmente nelle leghe minori americane: vinse due titoli della CBA nel 2008 e 2009 con Oklahoma City e due titoli in Canada con i London Lighting. Al lutto per la scomparsa di Richardson ha partecipato anche la Fiorentina, nelle cui file gioca il figlio Amir, 24enne centrocampista centrale bronzo alle Olimpiadi di Parigi con il Marocco, nato dal matrimonio fra “Sugar” e una donna marocchina. 



















































(Articolo in aggiornamento)

11 novembre 2025 ( modifica il 11 novembre 2025 | 17:52)