Tutti gli anni sono 150mila gli italiani ricoverati e 9mila i decessi. E come sempre, ogni anno, si registrano complicanze serie che riguardano soprattutto le persone a rischio: gli anziani, i bambini, i pazienti cronici. “Sapere di avere una polmonite virale o batterica è molto diverso per quanto riguarda la gestione” dichiara l’esperto in un’intervista al Messaggero
“I nostri ospedali sono già oggi pieni di casi di polmonite”. A lanciare l’ allarme è Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova che in un’intervista al Messaggero avverte: “Sono molti anche i casi impegnativi, che vanno gestiti naturalmente da mani esperte e soprattutto in cui bisogna lavorare bene per quanto riguarda la fase di diagnostica, perché sapere di avere una polmonite virale o batterica è molto diverso per quanto riguarda la gestione”. La polmonite ogni anno miete vittime. I dati parlano chiaro. In Italia ci sono almeno 150mila ricoveri e 9mila i decessi all’anno.
Ogni anno 150mila ricoveri e 9mila morti, Italia meglio di Europa
Una diagnosi di polmonite è fonte di preoccupazione a qualsiasi età. Questa malattia, infatti, “è una causa di ricovero ospedaliero da sempre e, purtroppo, anche causa di morte. Tutti gli anni sono 150mila gli italiani ricoverati e 9mila i decessi. Ma attualmente non registriamo grandi cambiamenti nei numeri, l’epidemiologia è stabile. E come sempre, ogni anno, si registrano complicanze serie che riguardano soprattutto le persone a rischio: gli anziani, i bambini, i pazienti cronici” dice all’Adnkronos Salute Claudio Micheletto, presidente dell’Associazione nazionale pneumologi ospedalieri (Aipo), in un periodo in cui alcuni casi noti hanno riportato all’attenzione questa patologia, in particolare per la forma interstiziale, come per la morte del maestro Peppe Vessicchio o per il ricovero dell’allenatore del Bologna Vincenzo Italiano.
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Le cause della polmonite
La polmonite, prosegue il presidente di Aipo, è un’infezione che “può essere localizzata in un punto particolare del polmone. L’ente patogeno più frequente in questo caso è lo pneumococco, contro il quale esiste appunto una vaccinazione. Esistono poi le polmoniti interstiziali che colpiscono il tessuto connettivo del polmone, l’area dove avviene lo scambio, per questo l’infezione può essere molto diffusa e anche bilaterale. E’ dovuta prevalentemente a virus, il Covid tra questi, come abbiamo visto durante la pandemia, e ad alcuni batteri. Altro caso abbastanza emblematico è la legionella, oppure i cosiddetti agenti intracellulari, micoplasma e clamidia”. Ma quali sono i segnali d’allarme che indicano una possibile polmonite? “Una polmonite si presenta prevalentemente tosse e febbre”, descrive lo pneumologo. Ma la “gravità che causa ospedalizzazione riguarda la difficoltà respiratoria, che può essere altamente rischiosa”, conclude.
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La cura
Per distinguere una polmonite dai tipi diversi di microorganismo bisogna fare un tampone. I sintomi si possono gestire col cortisone, che è una terapia anti-infiammatoria molto potente, o con altri farmaci antinfiammatori in uso, afferma Bassetti in un’intervista al Messaggero. Il primo sintomo della polmonite, ribadisce l’esperto, riguarda l’insufficienza respiratoria, cioè fondamentalmente si ha la dispnea, cioè la difficoltà a respirare. Con la desaturazione, cioè il saturimetro ci dice che la saturazione che normalmente è intorno al 95% scende a 90, 89, 88, 87, quindi c’è una difficoltà a scambiare l’ossigeno a livello polmonare. Poi ci può essere la febbre e la tosse, che in genere se c’è una forma interstiziale è secca, se invece c’è una forma più facilmente batterica, una tosse grassa, magari una tosse con anche un espettorato rugginoso (ovvero colorito tendente a appunto al marroncino, al rossastro), può esserci un dolore abbastanza tipico a livello del del petto, a livello della schiena, che in genere è tipico della polmonite. A tutto questo si aggiunge stanchezza, spossatezza.

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Bassetti: “ Evitare di curarsi da soli”
“Se si hanno dei sintomi compatibili con la polmonite bisogna farsi vedere da un medico, quindi evitare di curarsi da soli” dichiara Bassetti al Messaggero. Fare una visita dal medico, una radiografia del torace o una TAC per vedere che non ci siano, appunto, dei segni di polmonite e poi, naturalmente, fare un’adeguata diagnostica, cioè fare il tampone per vedere se è un virus, per vedere se è un batterio e a quel punto poi di gestire come come curarlo. Le polmoniti batteriche hanno bisogno di una terapia antibiotica per almeno 7 giorni e si guarisce completamente. Per le polmoniti virali si può usare la terapia antivirale, quella, per esempio, da influenza con l’oseltamivir e quella da Covid con il remdesivir che sono le due farmaci antivirali, mentre per tutti gli altri tipi di virus, purtroppo grossi farmaci non ce ne sono, quindi bisogna cercare di gestire al meglio i sintomi.
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