Una donna che cuce tra pareti scrostate e muffa, «in condizioni che in Europa sarebbero vietate». Uno sguardo diviso tra ombra e chiarezza. Un’aula vuota di scuola, «che attende il futuro: da qui nasce il cambiamento». La legalità per i ragazzi e le ragazze torinesi ha tante sfaccettature. L’hanno raccontata loro stessi scattando delle fotografie che, a loro dire, la rappresentano: insieme faranno parte del calendario del sindacato Cisl e diventeranno una mostra itinerante.

Le immagini vincitrici

Le immagini sono state selezionate da una giuria che ha decretato le tre migliori: la vincitrice raffigura degli stivali colorati messi in fila ed è scattata da una classe della materna di via Lugaro. La seconda riprende una mela sana accanto una marcia, una mano che avvolge un filo spinato. Entrambe sono state realizzate da una studentessa dell’istituto tecnico commerciale e per geometri Galilei di Avigliana. I primi riceveranno un buono di duecento euro per l’acquisto di materiale scolastico, mentre la classe della studentessa di Avigliana ha chiesto i biglietti di ingresso al prossimo Salone del Libro.

La giuria Cisl

«Abbiamo valutato l’empatia delle foto, la tecnica con cui sono state scattate e il messaggio che le accompagnava – spiega il segretario generale Cisl torinese Giuseppe Filippone – Volevamo dare libero sfogo al loro sguardo, dalle espressioni più semplici a quelle più simboliche. I lavori che sono arrivati sono tutti molto significativi».

La foto di via Lugaro

Per i bimbi di via Lugaro legalità è sinonimo di inclusività. «Quel giorno eravamo andati fuori da scuola in gita e pioveva, quindi avevano tutti degli stivali che poi abbiamo messo al sole ad asciugare – spiega la maestra Sara Dante, che si è occupata del progetto insieme alla collega Beatrice Bossa – Da un episodio di vita quotidiana abbiamo lavorato sulla diversità, sul concetto che siamo tutti diversi ma possiamo comunque stare tutti insieme».

Le foto di Avigliana

Dall’istituto di Avigliana Sara Rosani, 17 anni, ha guardato la natura per trovare la chiave giusta. «La mela marcia indica l’illegalità, che può contaminare e rovinare la mela sana. Mi è sembrato un segnale di messa in guardia», spiega. Mentre la mano che avvolge il filo spinato «è un grido di resistenza: dall’illegalità possono nascere contesti di guerra, e viceversa. Resistere significa difendere i diritti e scegliere la libertà, anche quando costa fatica e dolore». Inevitabile, per lei, il collegamento con i conflitti in corso nel mondo.

I temi e i collegamenti attraversano ogni età e ogni contesto sociale. Qualcuno ha fotografato un’aula del Tribunale, «luoghi e persone che ogni giorno scelgono la giustizia». Qualcun altro ha catturato uno sguardo in bianco e nero, per richiamare «il confine sottile tra ciò che è giusto e ciò che non lo è». Fotografie che partono dal quotidiano per arrivare a raccontare posti lontani. Con un unico filo conduttore: la voglia di reagire