di
Lorenzo Cremonesi
Corruzione, accuse gravi per un imprenditore vicino al presidente. Lavrov: pronti per Budapest
Non sono tempi facili per Volodymyr Zelensky. I russi premono sui confini di guerra, gli scandali per corruzione indeboliscono il fronte interno e l’amministrazione Trump sembra pronta a fare sgambetti, quando invece servirebbero armi e munizioni dagli alleati. Riguardo a quest’ultimo punto, il corrispondente del Kyiv Post a Washington rivela che i consiglieri del presidente Usa avrebbero esercitato pressioni per rimuovere da una futura risoluzione delle Nazioni Unite i passaggi nel testo che riaffermano la necessità di garantire l’integrità territoriale dell’Ucraina e condannano l’occupazione russa della Crimea e delle altre regioni nel Sudest. Due fonti dalla capitale americana spiegano che la presidenza vorrebbe cancellare qualsiasi riferimento specifico ai concetti di «aggressione» e «terre occupate».
In un commento, il portale ucraino chiede agli alleati europei di reagire uniti in difesa di Kiev. Se ne parlerà forse al vertice dei ministri degli Esteri del G7 in corso in Canada. I ministri degli Esteri dell’Ue si riuniranno a Leopoli il 10 e 11 dicembre per accelerare il processo di adesione dell’Ucraina e superare il veto ungherese.
Mentre il titolare degli Esteri russo Sergei Lavrov ha parlato ai media russi: la conversazione con l’omologo Usa Marco Rubio è stata «buona e cortese» e Mosca è «pronta a riprendere i lavori preparatori del vertice di Budapest».
Ieri Zelensky ha cercato un raggio d’ottimismo recandosi a celebrare i tre anni dalla liberazione di Kherson e le grandi vittorie dell’autunno 2023 dopo 9 mesi di pesante occupazione russa. «Ringrazio tutti i nostri guerrieri che hanno combattuto per Kherson e il coraggio della resistenza», ha detto nostalgico.
È stato un tuffo nelle speranze di allora, dopo l’incubo dell’invasione, ma ieri la realtà amara del conflitto era proprio sotto i suoi occhi. Da almeno due anni le batterie russe attestate sull’altra sponda del Dnipro sparano a casaccio sulle case e contro tutto ciò che si muove. La normalizzazione non c’è stata, pochi sono tornati alle loro abitazioni e Kherson resta oggi una città fantasma minacciata dalle esplosioni.
Ricevendo poi i rapporti del comandante in capo dello stato maggiore, generale Oleksandr Syrskyi, il presidente è stato costretto ad ammettere sui social che «l’attenzione principale è adesso rivolta a Pokrovsk e Zaporizhzhia, dove i russi stanno intensificando il numero e l’entità degli attacchi». Non aiutano le condizioni metereologiche, che paiono invece favorire le fanterie russe.
Nelle ultime ore i comandi ucraini hanno ordinato l’evacuazione di cinque villaggi a sud di Zaporizhzhia. Al momento i russi occupano circa l’80 per cento della regione, che comprende la nota centrale nucleare, e stanno cercando di impadronirsi anche del capoluogo, che prima della guerra contava quasi 800.000 abitanti.
Le intenzioni di Putin sono evidenti: il presidente russo mira a occupare interamente tutte le quattro regioni (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzia) che erano state parzialmente prese dai suoi soldati nelle prime settimane di guerra e dove poi aveva voluto sancire l’annessione con il referendum illegale nel settembre 2022.
Ad ammorbare la politica interna ucraina si aggiunge lo scandalo che coinvolge diversi alti dirigenti delle compagnie energetiche nazionali. Un tema bollente, specie ora che i bombardamenti russi hanno ridotto il Paese al semibuio. Ieri gli inquirenti delle agenzie anticorruzione hanno incriminato sette importanti responsabili del settore con l’accusa di avere ricevuto tangenti per 100 milioni di dollari. Tra gli imputati eccellenti c’è anche Timur Mindich, noto uomo d’affari che in passato aveva organizzato la compagnia artistica di Zelensky quando questi era ancora un noto attore. Il presidente, che nel passato aveva cercato di boicottare il lavoro delle agenzie investigative, al momento plaude alle inchieste e invita a «fare pulizia».
11 novembre 2025
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