di
Marta Serafini
Ci sarebbe un accordo Netanyahu-Kushner sui miliziani di Hamas ma nessun Paese vuole farsi carico degli esuli, si dimette il ministro Dermer
DALLA NOSTRA INVIATA
GERUSALEMME –
La divisione, di fatto, di Gaza tra un’area controllata da Israele e un’altra governata da Hamas lungo la Yellow line. È il futuro sempre più plausibile della Striscia dato lo stallo del piano Trump .
Primo nodo da sciogliere, l’accordo per consentire l’uscita dei 100-200 combattenti di Hamas ancora nascosti nei tunnel di Rafah. Un funzionario israeliano smentisce Ynet
, secondo cui l’intesa sarebbe stata definita tra il premier Benjamin Netanyahu e Jared Kushner, consigliere e genero del presidente statunitense Donald Trump atterrato domenica in Israele. In ogni caso non ci sono i Paesi per il salvacondotto.
Il problema è che, ad oggi, nessun attore, tra cui Turchia e Qatar, ha manifestato la volontà di farsi carico degli esuli.
Non basta allora che Axios parli di un incontro segreto tra Yasser Abu Shabab, a capo di una milizia anti-Hamas a Gaza, con Kushner presso il centro di monitoraggio del cessate il fuoco di Gaza guidato dagli Stati Uniti a Kiryat Gat, dove Abu Shabab avrebbe degli uomini.
A un mese da Sharm el Sheikh «stiamo ancora elaborando idee», spiega il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. «Tutti vogliono che questo conflitto finisca, tutti noi vogliamo lo stesso finale. La domanda è: come possiamo far funzionare le cose?». Ma anche una volta attuata la Fase Uno — mancano ancora all’appello i corpi di quattro ostaggi — restano grandi incognite sui punti successivi e sulle questioni più prettamente politiche e di sicurezza. In uno scenario sempre più incerto per il futuro di Gaza, secondo la testata israeliana Shomrim, gli Stati Uniti starebbero pianificando la costruzione di una base militare al confine tra Israele e la Striscia destinata a ospitare forze internazionali incaricate di garantire il mantenimento del cessate il fuoco con un progetto da 500 milioni di dollari già avviato per dare un tetto a 20 mila soldati. Peccato che ancora nessuno dei Paesi contattati da Washington abbia accettato di inviare un contingente.
Dai militari ai civili, che si trovano da più di due anni in condizioni umanitarie insostenibili. Per The Atlantic l’idea è di realizzare complessi residenziali per i palestinesi sfollati nella Striscia controllati e ammessi dallo Shin Bet, lungo la Yellow Line. «Comunità Sicure Alternative» — questo il nome scelto — è un progetto più avviato rispetto alla nuova base, tanto che Patrick Frank, a capo del Centro di coordinamento di Kiryat Gat in Israele, in una email spiega che ogni complesso includerà «alloggi temporanei per circa 25.000 persone», oltre a un centro medico, una scuola e un edificio amministrativo. Test di prova del piano edilizio, Rafah con la società di ingegneria statunitense Tetra Tech che avrebbe già firmato un contratto per la bonifica delle macerie e degli ordigni inesplosi nelle aree destinate ai quartieri. Eppure, se già si discute di sminamento, Unicef denuncia come Israele stia negando l’ingresso a Gaza a beni essenziali, tra cui 1,6 milioni di siringhe per vaccinare i bambini, oltre che frigoriferi a energia solare per conservare le fiale di vaccino, biberon e latte in polvere.
In Israele così come all’estero non è passato inosservato il filmato del ministro per la Sicurezza nazionale israeliano Ben Gvir che, a poche ore dall’incontro tra Bibi e Kushner, festeggia il primo sì alla legge per la pena di morte ai terroristi, offrendo baklava. Una punizione che — qualora venisse approvata in commissione con le ultime due letture — si applicherebbe solo agli arabi che uccidono ebrei e non ai terroristi ebrei. Ma per l’ultradestra messianica già il primo sì è un successo da rivendicare per impedire futuri scambi di prigionieri. Un problema per Bibi che ieri ha perso Ron Dermer, stretto collaboratore oltre che ministro degli Affari Strategici. Pur lasciando il governo, Dermer continuerà a occuparsi di alcune questioni, come gli sforzi gli Accordi di Abramo, e agirà come inviato speciale del premier.
11 novembre 2025
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